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Papa Francesco in Bulgaria. Mons. Proykov: i giovani sono il futuro della fede

Conto alla rovescia in Bulgaria per l’arrivo di Papa Francesco, che dal 5 al 7 maggio prossimi sarà prima nel Paese delle rose e poi in Macedonia del nord. La nostra intervista al presidente della Conferenza episcopale bulgara

Barbara Castelli – Città del Vaticano

 

“La Chiesa in Bulgaria attende da tempo l’arrivo di Papa Francesco e si è preparata a questo appuntamento con una preghiera, recitata in tutte le chiese del Paese”. Mons. Christo Proykov, vescovo titolare di Briula, esarca apostolico per i cattolici di rito bizantino-slavo residenti in Bulgaria e presidente della Conferenza episcopale di Bulgaria, spiega ai microfoni di Pope che l’orazione si è concentrata sul motto del viaggio apostolico di Papa Francesco in Bulgaria: “Pacem in terris”. I cattolici, dunque, appena l’1% della popolazione, hanno pregato nelle ultime settimane perché il Padre Celeste trasformi “le paure in speranza, le offese in perdono, per tenere alta l’inestinguibile fiaccola della riconciliazione”.

“Dio della pace ascolta la nostra supplica. Portaci Tu nella Tua pace. Insegnaci a vivere nella pace: ad amare tutti, che incontriamo sulla nostra strada, ad ascoltare il loro grido di aiuto, a condividere le loro gioie. Trasforma le nostre paure in speranza, le offese in perdono, per tenere alta l’inestinguibile fiaccola della riconciliazione. Dio della pace, concedi pace nelle anime per mostrare con la nostra vita, che sulla terra la pace è possibile. Amen. (Preghiera per la pace)”

La fede viva dei giovani bulgari

Il presule racconta della fede dinamica dei giovani in Bulgaria e di come il Paese si stia riprendendo dopo gli anni del regime comunista. “Dopo un periodo abbastanza difficile di ateismo un po’ feroce”, rimarca, “in cui abbiamo avuto i nostri martiri, che sono stati beatificati da Giovanni Paolo II, si registra una mancanza di educazione spirituale, non nelle generazioni di oggi, ma nei loro genitori”. Succede così che siano i bambini a far avvicinare i propri genitori ai sacramenti, soprattutto a quello del matrimonio: si tratta di un vero “apostolato di questi piccoli che prendono a cuore ciò che manca ai loro genitori”. Mons. Christo Proykov ricorda anche di essere stato, nel 1971, il primo sacerdote ordinato dopo 19 anni e di come la Chiesa oggi coinvolga sempre più giovani nell’evangelizzazione, anche attraverso la partecipazione alle Giornate mondiali della gioventù.

Ascolta l'intervista a mons. Christo Proykov

Con quale spirito la Chiesa in Bulgaria si appresta ad accogliere Papa Francesco?

R. – Stiamo aspettando il Santo Padre di nuovo in Bulgaria. Diciamo “di nuovo” perché in meno di 20 anni due Papi visitano la terra bulgara. Questo accade raramente in una vita. Ecco perché tutti siamo entusiasti, soprattutto i giovani, coloro che lo accoglieranno e lo vedranno per la prima volta nella loro vita.

Quale sarà, a suo avviso, il cuore del viaggio apostolico? Sono tanti gli appuntamenti in programma e tutti significativi …

R. – Il Papa vuole seguire le orme di Giovanni XXIII. Sappiamo che, nel secolo scorso, mons. Angelo Roncalli è stato delegato apostolico qui in Bulgaria. Gli piaceva tanto viaggiare in Bulgaria e ha conosciuto molto il nostro Paese, e soprattutto c’è un bel ricordo che vorrei raccontare. Lui amava molto la città che si trova sul Mar nero, Mesembria. Chiese a Papa XI di cambiare il suo titolo da arcivescovo di Areopoli, in vescovo in Mesembria. Ciò gli venne concesso e lui, per tutti la sua vita come arcivescovo, è stato vescovo di Mesembria. Poi c’è un’icona, un’immagine della Madonna che gli piaceva molto: ne ha fatto una copia e l’ha portata sempre con sé, anche quando è diventato Giovanni XXIII. Papa Roncalli ha scritto un’Enciclica molto bella “Pacem in terris”: è il motto che Papa Francesco scelto per il suo viaggio in Bulgaria. Il Santo Padre vuole venire qui proprio per benedire il nostro popolo, pregare con il nostro popolo, ma anche per lanciare un appello per la pace in tutto il mondo. Speriamo che questa preghiera possa giungere nei luoghi dove la pace manca.

Quali sono oggi le sfide per la Chiesa in Bulgaria?

R. – Dopo un periodo abbastanza difficile di ateismo un po’ feroce – in cui abbiamo avuto i nostri martiri, che sono stati beatificati da Giovanni Paolo II – si registra una mancanza di educazione spirituale, non nelle generazioni di oggi, che grazie a Dio possono imparare il catechismo, crescere nelle fede, ma nei loro genitori. È molto interessante il fatto che quando i bambini cominciano a studiare la fede, quando capiscono che il matrimonio è un sacramento, quando tornano a casa domandano ai loro genitori: “Voi siete stati sposati in chiesa?”. Dopo il cambiamento, alcune famiglie sono venute per sposarsi. L’apostolato di questi piccoli che prendono a cuore ciò che manca ai loro genitori è veramente molto forte.

Durante la visita Ad Limina del febbraio 2014, Papa Francesco ha incoraggiato i cattolici bulgari a essere missionari per colmare i vuoti spirituali – ha detto – “lasciati dal passato regime ateo”. Quali sono le vostre priorità nella cura pastorale?

R. – Durante il regime comunista, siccome tutti i seminari erano chiusi e confiscati, ci sono state pochissime ordinazioni. Ad esempio, io sono stato ordinato nel 1971. Erano 19 anni che non veniva ordinato un sacerdote! Io fui il primo dopo tanto tempo. Questo è un vuoto. Ecco perché lavoriamo soprattutto in questa direzione: lavorare molto con i giovani. Da quando ci siamo liberati dal regime, quindi dal 1989, partecipiamo a tutte le Gmg e la partecipazione dei giovani aumenta sempre di più. E questo è bello. Siamo molto soddisfatti dello spirito dei giovani, perché loro vivono la loro fede veramente.

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03 maggio 2019, 07:22