Il Papa al popolo rom e sinti: andate avanti con dignità, senza rancore
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Sono passati più di cinquant’anni da quando : “Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore”. Oggi quelle parole sono risuonate nell’ nella Sala Regia. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Il problema della distanza tra mente e cuore
Il Papa, dopo aver ascoltato alcune testimonianze, ha detto che il vero problema, prima di essere politico e sociale, è legato ad una distanza:
È questo il problema di oggi. Se voi mi dite che è un problema politico, un problema sociale, che è un problema culturale, un problema di lingua: sono cose secondarie. Il problema è un problema di distanza tra la mente e il cuore.
I veri cittadini di seconda classe
L’aggettivo, il definire alcune persone attraverso stereotipi, spiega il Papa, “è una delle cose che crea distanze tra la mente e il cuore”. Francesco sottolinea poi che effettivamente “ci sono cittadini di seconda classe”:
Ma i veri cittadini di seconda classe sono quelli che scartano la gente: questi sono di seconda classe, perché non sanno abbracciare.
Andare avanti con dignità
Rivolgendosi al popolo rom, il Pontefice ricorda che “tutti abbiamo sempre un pericolo”: “la debolezza forse di lasciar crescere il rancore”:
Ma vi chiedo, per favore, il cuore più grande, più largo ancora: niente rancore. E andare avanti con la dignità: la dignità della famiglia, la dignità del lavoro, la dignità di guadagnarsi il pane di ogni giorno – è questo che ti fa andare avanti – e la dignità della preghiera.
La strada della fratellanza e della speranza che non delude
Francesco condanna dunque le vie dello scarto, quelle costruite con gli aggettivi e il chiacchiericcio. E indica una strada, quella della fratellanza, da percorrere attraverso la speranza “concreta in Dio vero”, che “mai delude”. Ed è una speranza concreta, afferma infine il Papa “una donna che porta un figlio al mondo”. “Semina speranza, è capace di fare strada, di creare orizzonti, di dare speranza”.
La testimonianza di un sacerdote rom
“Ognuno di noi - ha detto don Cristian Di Silvio, uno zingaro diventato prete - è dono, ognuno di noi è ricchezza, se abbiamo come modello Gesù Cristo”. “La mia storia - ha aggiunto - è una storia ordinaria, resa straordinaria dal fatto che Dio mi ha scelto da un popolo che vive una condizione culturale differente dagli stereotipi con cui siamo abituati a relazionarci”. “Ciò che ha reso ancora più straordinaria la mia storia vocazionale - ha detto don Di Silvio - è stato il comprendere, nonostante mi dicessero il contrario, che non sono un diverso ma, come ognuno di noi presente in questa sala e non solo, unico e irripetibile”.
La testimonianza di tre mamme
Tre mamme rom in rappresentanza di un gruppo più ampio di donne che vivono in una zona periferica di Roma, hanno poi ricordato che non è facile, nell’Italia di oggi, “trovare un lavoro che assicuri dignità e sostentamento economico”. “Discorsi di odio, ma anche azioni violente sono in costante aumento”. Ci sono poi altre problematiche, hanno aggiunto, legate ad “alloggi non adeguati”, a “sgomberi forzati organizzati dalle autorità in assenza di alternative adeguate”. Ma queste difficoltà non bloccano la speranza: “Guardiamo però al futuro con speranza. Siamo donne - hanno sottolineato - e siamo mamme, e questo ci dà la forza di andare avanti per migliorare le condizioni di vita nostre e dei nostri figli”.
Le vere distanze
Prima delle testimonianze, il presidente della Conferenza episcopale italiana cardinale Gualtiero Bassetti, ha ricordato le parole che trenta anni fa gli aveva rivolto un suo amico rom: “Vede padre - aveva detto questa persona rom - le vere distanze non sono quelle chilometriche, perché oggi a raggiungere tutti i Paesi della terra si fa presto; ma le vere distanze oggi sono quelle fra la testa e il cuore”.
Nel nome di Zefirino, beato gitano
Nel mondo rom e sinti sono circa 36 milioni e in Europa quasi 12 milioni. In Italia sono almeno 170 mila. Il santo patrono della popolazione rom è il beato Zefirino Giménez Malla, terziario francescano, fucilato nel 1936 durante la Guerra civile spagnola e gettato in una fossa comune per aver difeso un prete e il suo Rosario.
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