Francesco: 'Sia fatta la tua volontà', preghiera coraggiosa di chi crede che Dio è Padre
Adriana Masotti - Città del Vaticano
La Prima Lettera di San Paolo Apostolo a Timoteo, citata all’inizio dell’Udienza generale, raccomanda la preghiera per tutti e specialmente per chi ha ruoli di responsabilità e dice che: ‘Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità’. Ed è da questa certezza che parte dedicata oggi alla terza invocazione contenuta nel 'Padre nostro' dopo: ‘Sia santificato il tuo nome’ e ‘venga il tuo Regno’ e cioè: ‘Sia fatta la tua volontà’.
Dio per primo si prende cura dell'uomo
Dire: 'Sia fatta la tua volontà' presuppone la fede in un Dio che si prende cura dell’uomo e del mondo. Dio si è messo per primo in cerca dell’uomo, afferma il Papa, come dimostra l’episodio evangelico di Zaccheo a cui Gesù, alla fine, dice: ‘Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto’. E Francesco aggiunge a braccio:
"Avete pensato che cosa significa che Dio sia alla ricerca di me? Ognuno di noi può dire: “Ma, Dio mi cerca?” - “Sì! Cerca te! Cerca te! Cerca me”.
Dio è chiaro e ha una volontà positiva sul mondo
Il suo è, dunque, un amore personale, Lui ha un piano di salvezza prima di tutto per ciascuno di noi e poi per tutto il mondo:
Dio non è ambiguo, non si nasconde dietro ad enigmi, non ha pianificato l’avvenire del mondo in maniera indecifrabile. No, Lui è chiaro. Se non comprendiamo questo, rischiamo di non capire il senso della terza espressione del “Padre nostro”. Infatti, la Bibbia è piena di espressioni che ci raccontano la volontà positiva di Dio nei confronti del mondo.
Non siamo schiavi ma liberi e siamo figli
Alla luce di questo, il Papa chiarisce che pregando che sia fatta la sua volontà, noi “non siamo invitati a piegare servilmente la testa”, come fossimo schiavi, ma a rivolgerci come figli a un Padre certi del suo amore. Anzi, precisa: “Guai a noi se, pronunciando queste parole, alzassimo le spalle in segno di resa davanti a un destino che ci ripugna”. Il 'Padre nostro' è anche un invito all'azione:
Una preghiera coraggiosa, anche combattiva, perché nel mondo ci sono tante, troppe realtà che non sono secondo il piano di Dio. Tutti le conosciamo. Parafrasando il profeta Isaia, potremmo dire: “Qui, Padre, c’è la guerra, la prevaricazione, lo sfruttamento; ma sappiamo che Tu vuoi il nostro bene, perciò ti supplichiamo: sia fatta la tua volontà! Signore, sovverti i piani del mondo, trasforma le spade in aratri e le lance in falci; che nessuno si eserciti più nell’arte della guerra! Dio vuole la pace”.
Il cristiano crede che Dio può vincere il male con il bene
La preghiera del ‘Padre nostro’ ci invita ad amare la volontà di Dio come ha fatto Gesù e ci “spinge a trasformare il mondo con l’amore”. “Il cristiano non crede in un “fato” ineluttabile”, prosegue Francesco, egli sa che c’è “una salvezza che attende di manifestarsi”. Se crediamo che Dio può e vuole vincere il male con il bene, allora a Lui “ha senso obbedire e abbandonarsi anche nell’ora della prova più dura”.
E il Papa ricorda l’esperienza di Gesù nel giardino del Getsemani, quando pur nell’angoscia, “schiacciato dal male del mondo”, ha detto: ‘non sia fatta la mia, ma la tua volontà’, abbandonandosi fiducioso al Padre.
Dio, per amore, può portarci a camminare su sentieri difficili, a sperimentare ferite e spine dolorose, ma non ci abbandonerà mai. Sempre sarà con noi, accanto a noi, dentro di noi. Per un credente questa, più che una speranza, è una certezza. Dio è con me.
In piazza la recita del 'Padre nostro'
Il Signore ci vuole bene, ribadisce il Papa e, a conclusione della catechesi, propone a tutti i fedeli e pellegrini presenti all’udienza, di recitare con lui il 'Padre nostro', ciascuno nella propria lingua, un modo per vivere subito quel rapporto di fiducia da figli che è al cuore di questa preghiera.
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