ҽ

Marocco Cattedrale Rabat003.jpg

Papa in Marocco, il custode francescano: qui l’Islam ci guarda come fratelli

L’attesa di Papa Francesco nella piccola comunità cristiana marocchina in un Paese al 99% di musulmani, raccontata da padre Manuel Corullòn, custode dei francescani del Marocco e responsabile locale della liturgia del viaggio del 30 e 31 marzo a Rabat. “Siamo una Chiesa di periferia che vive la propria fede tra i musulmani in una dimensione di servizio e dialogo”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

E’ il regista della prima Messa nella storia del Marocco che vedrà tra gli 8 mila e i 10 mila partecipanti, domenica prossima 31 marzo a Rabat, alle 15.45 ora italiana, nell’arena coperta del complesso sportivo Principe Moullay Abdellah. Padre Manuel Corullòn, minore francescano, spagnolo come molti dei 23mila fedeli cattolici della piccola Chiesa di questa parte di Africa, è il custode dei francescani del Marocco e responsabile della liturgia della visita di Papa Francesco. A lui chiediamo quali sono i sentimenti più diffusi nella comunità cristiana del Marocco, alla vigilia del viaggio del Papa.

Ascolta l'intervista a padre Corullòn

R. – La comunità cristiana è veramente piena di gioia per poter ricevere il Santo Padre e poter partecipare alla celebrazione dell’Eucaristia che si terrà domenica. Per la Chiesa in Marocco penso che sia un momento molto importante, molto forte: soprattutto, Papa Francesco ha parlato tanto della Chiesa come una Chiesa di periferia, e questa Chiesa è veramente una Chiesa in periferia: una Chiesa piccola, una Chiesa composta da appena 40 mila persone che vivono la loro fede tra i musulmani in una dimensione anche di servizio e di dialogo; una Chiesa composta soprattutto anche di gente molto semplice che sta vivendo l’attesa per questa visita con molta gioia, come dicendo: “Se il Papa viene a visitare questa Chiesa, vuol dire che anche il nostro modo di vivere la nostra fede, di condividere la nostra fede e di essere una testimonianza di Cristo in mezzo a questo popolo del Marocco, è importante”.

Anche la comunità musulmana attende con gioia questo incontro?

R. – Sì! Veramente, tutti i marocchini stanno aspettando questa visita e stanno vivendo l’attesa con molta gioia, con molto entusiasmo. E’ un modo per dire: “Guardate come il Marocco è contento di ricevere il vostro Papa, come il nostro re lo ha invitato, come sarà un segno anche di un Marocco aperto al dialogo interreligioso, al dialogo interculturale …”, e veramente tutti i gesti che stiamo osservando da parte dei nostri amici marocchini – ma anche da parte delle autorità – sono di una delicatezza, di una gioia, di una disponibilità veramente incredibili.

Anche questi sono effetti positivi del documento sulla Fratellanza umana firmato a febbraio ad Abu Dhabi dal Papa e dal Grande Imam di Al Azhar?

R. – Sì: io penso che questo documento ha prodotto una ripercussione molto importante e molto interessante. Tutto quello che si dice in questo momento riguardo a questa visita è: “Noi siamo fratelli, noi credenti dobbiamo essere insieme, dobbiamo essere uniti, dobbiamo lavorare per gli stessi valori”. Questa è un’eco molto importante, di questo documento, dell’incontro del Papa ad Abu Dhabi. Penso che qui in Marocco guardano noi cristiani più come fratelli che come avversari. Penso che questo sia un cammino che è stato fatto, un riconoscimento anche della presenza della Chiesa e dei cristiani come fratelli e compagni di cammino.

Come viene ricordato questo doppio anniversario, gli 800 anni dall’incontro di San Francesco con il Sultano al-Malik e gli 800 anni dall’arrivo dei francescani in Marocco? E’ una festa per tutti i marocchini?

R. – Per noi francescani è una cosa molto importante; e anche per la Chiesa locale, penso che il fatto che la visita del Papa concorra proprio in questo momento, è un segno festoso per noi, molto importante, di come questi due avvenimenti si celebrano anche a livello della Chiesa e come sicuramente il Papa in qualche occasione sicuramente farà riferimento a questo incontro di San Francesco con il Sultano. Per noi questo incontro è un incontro profetico che ha aperto, 800 anni fa, un modo diverso di fare dialogo, di entrare in relazione con l’altro attraverso l’incontro, attraverso l’amicizia e nel riconoscimento dei valori dell’altro. Questo è quello che noi, francescani del Marocco, sentiamo di vivere e di incarnare, ancora 800 anni dopo, in questo popolo del Marocco. Proprio una settimana fa, il Marocco ha aperto una esposizione molto interessante sulla presenza della Chiesa in Marocco che si chiama “Essere cristiani in Marocco e vivere insieme”, dove si rende omaggio agli 800 anni di presenza dei francescani in Marocco. Tutto questo ha avuto una ripercussione molto interessante anche in televisione e nei mezzi di comunicazione marocchini: tutti sanno cosa stiamo vivendo, cosa stiamo celebrando e come la visita del Santo Padre si prepara anche con molta gioia e con molto entusiasmo.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

29 marzo 2019, 07:50