Papa in Marocco, la testimonianza delle suore di Témara
Alessandro Di Bussolo – Témara (Marocco)
La gente di Témara, città di periferia ma con 300mila abitanti a 20 km a sud di Rabat, sulla strada per Casablanca, le chiama “rhibat”, in arabo “sorelle di Dio”, con grande affetto e rispetto. E loro, le tre religiose Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli che gestiscono il “Centre rural des services sociaux” che Papa Francesco visita in forma privata domenica mattina tra le 9.30 (le 10.30 in Italia), non hanno porte blindate né filo spinato sulle recinzioni, vivono con le porte aperte, che spalancano dalle 8 del mattino, quando una quarantina di bambini e ragazzini delle povere campagne nei dintorni vengono a fare colazione e poi una prima scolarizzazione.
Sostegno scolastico e cura degli ustionati
Ma suor Gloria Carrilero, la superiora, qui dal 1990 e catalana di Barcellona, suor Maria Luisa Quintana, originaria delle Canarie, arrivata due anni dopo, e la più giovane suor Magdalena Mateo, andalusa, a Temara dal 2006, aiutate da maestre e infermiere marocchine, si occupano a turno di 150 bambini dai 3 ai 15 anni, con colazione, pranzo, merenda e sostegno scolastico. Poi curano, e questa è la prima specializzazione del centro, fino alla fondazione, 44 anni fa, del gesuita e medico francese, padre Couturier, le ustioni che bambini e adulti si procurano quando cucinano all’esterno delle loro povere abitazioni.
Cura di problemi psichiatrici e aiuto alle madri con neonati
Si occupano anche di pazienti con problemi psichiatrici e neurologici, e il 70 per cento di loro è minore. All’ingresso del dispensario, c’è un secchiello azzurro, nel quale tutti quelli che possono versano un contributo simbolico di un diram (10 cent. di euro), per le cure, le visite e le medicine. Alle 8, dopo la messa nella loro umile casetta, accolgono anche madri bisognose con neonati, fornendo loro latte, pannolini e buste di alimenti. Infine organizzano corsi di alfabetizzazione in arabo e laboratori di cucito per 70 donne, che spesso n on sanno nemmeno dare il resto al mercato, quando fanno la spesa.
Suor Gloria: dai musulmani ho imparato l’accoglienza
Il loro servizio è rivolto praticamente solo a musulmani marocchini, perché i cattolici più vicini, ci dicono, sono i francescani a Rabat, in condizione di povertà ed emarginazione. “Vivo con i musulmani da più di 28 anni – racconta a Pope suor Gloria Carrilero - e credo che sia una grande grazia del Signore, che mi ha permesso di condividere con loro la vita e tutto il servizio che faccio con loro. I musulmani mi hanno insegnato tantissime cose e tutte buone: la loro grande generosità, il loro impegno, il loro essere disposti all’accoglienza, l’essere ospitali, l’aiutare sempre i poveri. Mi hanno dato una lezione e mi insegnano a praticarla, e io come cattolica la accetto”.
“Per strade diverse, verso lo stesso Dio”
“A loro dico spesso - ci dice ancora la superiora – ‘Abbiamo lo stesso unico Dio, e per strade diverse andiamo verso lo stesso Dio’”. “Questo dialogo c’è, e il fatto che il Papa visiti un popolo musulmano, credo sia una grande ricchezza, una grande grazia, e la gente lo sta aspettando con gioia”. I bambini, dopo la colazione, provano il canto col quale accoglieranno il Papa, in arabo. Ma il Papa avrà la traduzione in spagnolo. “Ti hanno portato da noi con sicurezza e rispetto – diranno a Francesco – qui i nostri desideri diventano realizzazioni. Saremo i nuovi custodi della pace”.
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