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La scuola ecumenica “Al Mowafaqa”: ora il dialogo con l’islam vada più veloce

Visitiamo l’Istituto di Rabat definito da Papa Francesco, qui in Marocco, “segno profetico”, che “esprime la volontà dei cristiani di costruire ponti”. Il direttore Jean Koulagna, pastore luterano: “insegniamo a guardare all’altro come fratello, non avversario. Cristiani e musulmani devono riuscire ad avvicinarsi con più fiducia”

Alessandro Di Bussolo – Rabat (Marocco)

Papa Francesco ha definito “un segno profetico la creazione dell’Istituto Ecumenico Al Mowafaqa, a Rabat”, nato nel 2012, parlando al popolo del Marocco e a tutto il mondo , sulla spianata della Torre Hassan II. Visitiamo questa scuola di teologia e di dialogo, creata, ha ricordato il Papa, “per iniziativa cattolica e protestante” e che “vuole contribuire alla promozione dell’ecumenismo, come pure del dialogo con la cultura e con l’Islam”.

Quaranta studenti, metà cattolici e metà protestanti

Ci accoglie il direttore, il pastore luterano Jean Koulagna, camerunense, che lo scorso anno ha preso il posto di Bernard Coyault, il pastore riformato francese che ha guidato l’istituto nei suoi primi 6 anni di vita. Nel cortile alcuni studenti scherzano tra loro e parlano dell’incontro con il Papa nella Messa al palasport di Rabat: sono una quarantina, divisi equamente tra cattolici e protestanti, e vengono da Burundi, Etiopia, Niger, Senegal, Ciad, Costa D’Avorio e Repubblica Democratica del Congo. Ci sono anche due spagnoli, due tedeschi e un francese.

Il Papa: la missione di “servire la fraternità umana”

Ricordiamo al direttore di Al Mowafaqa (che in lingua araba significa “l’accordo”) che Francesco ha definito questo progetto pilota una “lodevole iniziativa” che “esprime la preoccupazione e la volontà dei cristiani che vivono in questo Paese di costruire ponti per manifestare e servire la fraternità umana”. “E’ un segno di riconoscenza, un grande orgoglio per noi - commenta il pastore Koulagna - e ci incoraggia nel portare avanti la nostra missione”.

Il corso in “dialogo tra le culture e le religioni”

I corsi regolari, in avenue du Chellah, a due passi dalla cattedrale cattolica di San Pietro,  sono divisi in due sezioni: una per la licenza o diploma universitario di teologia, con 25 studenti, e un corso speciale in “dialogo tra le culture e le religioni” che alla fine di un percorso di 6 mesi (dal 21 gennaio al 31 maggio, con lezioni tutti i giorni dal lunedì al venerdì) rilascia un certificato. “Formiamo studenti in teologia ecumenica - ci spiega il direttore - e li formiamo anche ad imparare a dialogare con altre culture e con altre confessioni religiose. Siamo pure un centro d’incontro, per imparare a vivere insieme, ad accettare le differenze, che siano culturali o di confessione religiosa”.

Ottanta professori dall’Africa e dall’Europa

I professori che si alternano sulle cattedre sono un’ottantina e vengono dall’Europa o dal resto dell’Africa. Molti alloggiano nel complesso dell’Istituto, come il direttore, e le culture si mescolano, fra studenti francesi, tedeschi, africani, laici, pastori, suore, seminaristi. Un passo alla volta la scuola guadagna la fiducia delle autorità politiche locali e si creano legami con le università del Paese.

Porte aperte all’istituto che forma gli imam

Chiediamo al pastore Koulagna se ci sono rapporti con l’Istituto per la formazione degli imam fondato dal re Mohammed VI nel 2015 e visitato ieri da Papa Francesco. “No, ma questa visita può diventare una porta aperta - è il suo auspicio - perché quella istituzione e la nostra potranno collaborare in futuro, con fiducia, per perseguire lo stesso obiettivo, e sarà qualcosa di formidabile, avremo fatto un gran passo”.

“Il cammino è all’inizio, il Papa lo farà correre”

Cosa pensa possa cambiare, chiediamo, grazie alla visita del Papa? “Speriamo che venga migliorato quello che esiste già, le iniziative che sono già state prese nell’accoglienza dei migranti, e nell’accettare che i cristiani siano liberi di celebrare il proprio culto. C’è ancora molto cammino da fare, siamo ancora all’inizio, ma penso che questa visita ci aiuterà a far andare avanti più velocemente il dialogo”. “Spero - aggiunge il direttore - che cristiani e musulmani possano avvicinarsi tra loro con maggiore fiducia reciproca: i musulmani senza sospettare i cristiani di proselitismo, i cristiani liberi dall’idea di essere impediti dai musulmani dal vivere la propria fede”.

Il documento di Abu Dhabi: Dio ci ha creati uguali

Jean Koulagna ha seguito il viaggio di Francesco ad Abu Dhabi, all’inizio di febbraio, e ha letto il Documento sulla Fraternità umana. “Le cose più importanti sono all’inizio: è importante sapere che è Dio che ci ha creati, che ci ha messi al mondo, e ci ha creati tutti uguali, con valore uguale, con un’importanza uguale. Ed è importante riconoscere nell’altro un fratello, non un avversario, non un nemico. Credo che la visita vada in questo senso, la nostra missione qui come Istituto Al Mowafaqa va in questo senso, e da tale punto di vista questa visita è molto per noi”.

Corsi per le “chiese informali”

Mentre ci accompagna a visitare la biblioteca, le aule di studio, la cappella ecumenica e le stanze per gli studenti che hanno bisogno di un alloggio, il pastore racconta che il realtà gli studenti sono un’ottantina, in tutto, perché accanto a quelli dei corsi regolari, “abbiamo anche i responsabili delle ‘chiese informali’ come chiamiamo le chiese domestiche, ai quali offriamo una formazione di base, per aiutarli anche a strutturare la loro teologia, il loro modo di lodare Dio, di stare con gli altri”.

Strumenti culturali per le sfide del presente

L’Istituto, che ha come copresidenti l’arcivescovo di Rabat e la pastora Karen Smith, cerca di offrire gli strumenti culturali per affrontare le sfide del presente, che sono sempre più complesse e interconnesse. Il corso per la certificazione in dialogo interreligioso prevede, per esempio, lezioni di metodologia degli studi islamici, apprendimento standard di arabo, storia e antropologia dell’Islam, storia degli incontri islamo-cristiani, le fonti dell’Islam e l’ebraismo contemporaneo. La presenza di studenti europei all’Istituto è il segno - spiega il pastore Koulagna - “che l’Europa sente il bisogno di capire l’islam, che guarda come un fenomeno nuovo, spesso con paura. Non si hanno gli strumenti adatti per rapportarsi e si cercano risposte”.

La sfida del dialogo con le religioni tradizionali africane

Il direttore però guarda anche alla sua Africa subsahariana. “Noi oggi educhiamo ad un dialogo soprattutto islamo-cristiano, ma siamo in Africa, e qui ci sono molte altre espressioni religiose, le religioni tradizionali africane. Penso che per il futuro si dovrà trovare un modo per  dialogare con quelle religioni. Non hanno una teologia strutturata, non sono religioni dogmatiche, molto spesso, ma bisognerà trovare un modo di dialogare con loro”.

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La scuola ecumenica Al Mowafaqa
31 marzo 2019, 17:14