Verso Budapest 2020. Il Papa: diffondere una "cultura eucaristica"
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Celebrare un Congresso eucaristico in una città moderna e multiculturale come Budapest, nel 2020, in cui Vangelo e religione sono diventati marginali, significa diffondere una “cultura eucaristica”, cioè “un modo di pensare e di operare fondato sul Sacramento ma percepibile anche al di là dell’appartenenza ecclesiale”. ai partecipanti all’assemblea plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, ricevuti in udienza al termine dei lavori. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
L’Europa attende una nuova evangelizzazione
Salutato il presidente del comitato, l’arcivescovo Piero Marini e la delegazione del comitato ungherese guidata dall’arcivescovo di Budapest Peter Erd?, che sta organizzando il congresso previsto dal 13 al 20 settembre del 2020, il Papa ricorda che in Europa oggi le comunità cristiane “attendono una nuova evangelizzazione capace di confrontarsi con la modernità secolarizzata e con una globalizzazione che rischia di cancellare le peculiarità di una storia ricca e variegata”.
Diffondere un modo di pensare fondato sull’Eucaristia
E quindi Francesco si chiede: “cosa significa celebrare un Congresso Eucaristico nella città moderna e multiculturale in cui il Vangelo e le forme dell’appartenenza religiosa sono diventati marginali?”,
Significa collaborare con la grazia di Dio per diffondere, mediante la preghiera e l’azione, una “cultura eucaristica”, cioè un modo di pensare e di operare fondato sul Sacramento ma percepibile anche al di là dell’appartenenza ecclesiale.
Nel gesto del Pane spezzato diventiamo corpo del Signore
In una Europa “malata d’indifferenza e attraversata da divisioni e chiusure”, sottolinea Papa Francesco “i cristiani rinnovano prima di tutto, di domenica in domenica, il gesto semplice e forte della loro fede: si radunano nel nome del Signore riconoscendosi fratelli”. E così si ripete il miracolo: nell’ascolto della Parola e nel gesto del Pane spezzato “anche la più piccola e umile assemblea di credenti diventa corpo del Signore, suo tabernacolo nel mondo”. E’ così che l’Eucaristia può far nascere atteggiamenti che realizzano una cultura eucaristica, come la comunione, il servizio e la misericordia.
Aiutarci a comunicare con Cristo presente nel Sacramento
Comunione perché la celebrazione della memoria del Signore nell’Eucaristia “esige e fonda la comunione con Lui e la comunione dei fedeli fra di loro”. La sfida della pastorale eucaristica, chiarisce il Papa, è “aiutare i fedeli a comunicare con Lui presente nel Sacramento per vivere in Lui e con Lui nella carità e nella missione”. Momenti di culto eucaristico fuori dalla Messa, come l’adorazione del Santissimo Sacramento, insegnano a non separare il Cristo Capo dal suo Corpo, cioè la comunione sacramentale con Lui da quella con le sue membra e dal conseguente impegno missionario.
Dall’Eucaristia servizio a disoccupati, malati e migranti
Servizio perché comunicando alla sorte di Gesù Servo, la comunità eucaristica diventa “serva”, “corpo offerto per le moltitudini”. Tornando ogni domenica al Cenacolo, grembo della Chiesa, “dove Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli – ricorda Francesco - i cristiani servono la causa del Vangelo inserendosi nei luoghi della debolezza e della croce per condividere e sanare”.
Sono tante situazioni nella Chiesa e nella società, su cui versare il balsamo della misericordia con opere spirituali e corporali: sono famiglie in difficoltà, giovani e adulti senza lavoro, malati e anziani soli, migranti segnati da fatiche e violenze – e respinti -, e anche altre povertà.
“I battezzati seminano così una cultura eucaristica - dice Papa Francesco - facendosi servitori dei poveri, non in nome di una ideologia ma del Vangelo stesso, che diventa regola di vita dei singoli e delle comunità, come testimonia l’ininterrotta schiera di santi e sante della carità”.
Il fiume della miseria frenato dall’oceano della misericordia
Misericordia, infine, perché l’Eucaristia la riporta in superficie, parola “quasi tolta dal dizionario nella cultura attuale”.
Tutti si lamentano per il fiume carsico di miseria che percorre l’esperienza della nostra società. Si tratta di tante forme di paura, sopraffazione, arroganza, malvagità, odio, chiusure, noncuranza dell’ambiente, e così via. E tuttavia i cristiani sperimentano ogni domenica che questo fiume in piena non può nulla contro l’oceano di misericordia che inonda il mondo.
La misericordia, prosegue il Papa, “entra così nelle vene del mondo e contribuisce a costruire l’immagine e la struttura del Popolo di Dio adatta al tempo della modernità”.
Da Lille 1881 a Budapest 2020, 139 anni di Congressi
Quindi il prossimo Congresso Eucaristico Internazionale, che sarà il 52esimo in quasi 140 anni, da Lille 1881, “è chiamato - conclude Francesco - a indicare questo percorso di novità e di conversione, ricordando che al centro della vita ecclesiale c’è l’Eucaristia. Essa è mistero pasquale capace di influenzare positivamente non solo i singoli battezzati, ma anche la città terrena in cui si vive e si lavora”.
Possa l’evento eucaristico di Budapest favorire nelle comunità cristiane processi di rinnovamento, perché la salvezza di cui l’Eucaristia è fonte si traduca anche in cultura eucaristica capace di ispirare gli uomini e le donne di buona volontà nei campi della carità, della solidarietà, della pace, della famiglia, della cura del creato.
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