Papa Francesco: la salute è un diritto universale, non un bene di consumo
La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perché i servizi sanitari siano accessibili a tutti. #HealthForAll: questo il tweet lanciato da Papa Francesco sull’account@Pontifex, in occasione della Global Conference on Primary Health Care promossa oggi e domani ad Astana, in Kazakistan, dall’Organizzazione mondiale della Sanità, dall’Unicef e dal governo kazako per ribadire il principio secondo cui “tutti devono poter accedere all'assistenza sanitaria, chiunque essi siano, ovunque essi vivano”.
Modello aziendale nella sanità può produrre scarti umani
Un tema particolarmente caro a Papa Francesco. “Se c’è un settore in cui la cultura dello scarto fa vedere con evidenza le sue dolorose conseguenze è proprio quello sanitario”, aveva detto nel ai partecipanti all'incontro promosso dalla Commissione carità e salute della Conferenza episcopale italiana il 10 febbraio 2017. “Quando la persona malata non viene messa al centro e considerata nella sua dignità, si ingenerano atteggiamenti che possono portare addirittura a speculare sulle disgrazie altrui. E questo è molto grave! Occorre essere vigilanti, soprattutto quando i pazienti sono anziani con una salute fortemente compromessa, se sono affetti da patologie gravi e onerose per la loro cura o sono particolarmente difficili, come i malati psichiatrici. Il modello aziendale in ambito sanitario, se adottato in modo indiscriminato, invece di ottimizzare le risorse disponibili rischia di produrre scarti umani. Ottimizzare le risorse significa utilizzarle in modo etico e solidale e non penalizzare i più fragili. Al primo posto c’è l’inviolabile dignità di ogni persona umana dal momento del suo concepimento fino al suo ultimo respiro (, 8 dicembre 2016). Non ci sia solo il denaro a orientare le scelte politiche e amministrative, chiamate a salvaguardare il diritto alla salute”.
Ospedali cattolici si guardino dal rischio dell'aziendalismo
Nell’Esortazione apostolica aveva già invitato con forza “i governanti e il potere finanziario” a fare in modo che ci sia una “assistenza sanitaria per tutti i cittadini” (EG 205). Nella aveva esortato gli ospedali cattolici a guardarsi bene “dal rischio dell’aziendalismo, che in tutto il mondo cerca di far entrare la cura della salute nell’ambito del mercato, finendo per scartare i poveri. L’intelligenza organizzativa e la carità esigono piuttosto che la persona del malato venga rispettata nella sua dignità e mantenuta sempre al centro del processo di cura. Questi orientamenti devono essere propri anche dei cristiani che operano nelle strutture pubbliche e che con il loro servizio sono chiamati a dare buona testimonianza del Vangelo”.
Difendere diritto alla vita è tutelare diritto alla salute
E nel aveva affermato: “Difendere il diritto alla vita e all’integrità fisica, significa (…) tutelare il diritto alla salute della persona e dei suoi familiari. Oggi tale diritto ha assunto implicazioni che superano gli intendimenti originari della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la quale mirava ad affermare il diritto di ciascuno ad avere le cure mediche e i servizi sociali necessari. In tale prospettiva, auspico che, nei fori internazionali competenti, ci si adoperi per favorire anzitutto un facile accesso per tutti alle cure e ai trattamenti sanitari. È importante unire gli sforzi affinché si possano adottare politiche in grado di garantire, a prezzi accessibili, la fornitura di medicinali essenziali per la sopravvivenza delle persone indigenti, senza tralasciare la ricerca e lo sviluppo di trattamenti che, sebbene non siano economicamente rilevanti per il mercato, sono determinanti per salvare vite umane”.
Dichiarazione di Astana: accesso equo all'assistenza sanitaria
Oggi i partecipanti alla Conferenza di Astana hanno pubblicato una Dichiarazione, a 40 anni dagli impegni presi ad Alma Ata nel 1978, in cui tra l’altro si dice: “Affermiamo con forza il nostro impegno per il diritto fondamentale di ogni essere umano al godimento del più alto standard di salute raggiungibile senza distinzione di alcun tipo”. Tutte le persone devono avere “un accesso equo all’assistenza sanitaria di qualità ed efficace di cui hanno bisogno, garantendo che l'uso di questi servizi non li esponga a difficoltà finanziarie”. Si sottolinea inoltre “l'importanza della salute per la pace, la sicurezza e lo sviluppo socioeconomico, e la loro interdipendenza”. Riconoscendo purtroppo che, “nonostante i notevoli progressi compiuti” rimanere in salute “è una sfida per molte persone, in particolare per i poveri”. Si tratta di una disparità “eticamente, politicamente, socialmente ed economicamente inaccettabile”.
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