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Papa Francesco con mons. Gintaras  Grušas, arcivescovo di Vilnius Papa Francesco con mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius 

Arcivescovo Vilnius: Francesco ci darà la direzione della speranza

Il presidente dei vescovi lituani, Gintaras Grušas, parla dell’attesa dei fedeli del Paese baltico per la visita di Papa Francesco.

Alessandro Gisotti - Poznan

La Lituania che Papa Francesco incontrerà fra pochi giorni è molto diversa da quella visitata 25 anni fa da San Giovanni Paolo II, ma anche oggi c’è grande trepidazione e attesa per la visita papale. A sottolinearlo – ai microfoni di Pope – è mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente della Conferenza episcopale lituana, che abbiamo incontrato – assieme ad un pool di giornalisti – alla plenaria del CCEE, svoltasi nei giorni scorsi a Poznan, in Polonia. “I preparativi – afferma mons. Grušas - stanno andando avanti con grandi aspettative. Aspettiamo Papa Francesco e ciò che lui ci dirà e condividerà con noi. La visita avviene nel 25.mo anniversario della visita di Giovanni Paolo II. Questa è quindi anche la cornice nella quale riceviamo il suo messaggio. San Giovanni Paolo II si rivolse a noi e ci parlò dei nostri problemi e della nostra situazione 25 anni fa: la fine del comunismo”.

Francesco atteso come messaggero di speranza

Ora, prosegue il presidente dell’episcopato lituano, “aspettiamo Papa Francesco, aspettiamo le sue parole che affrontino la situazione attuale e che ci porti la speranza e la capacità di guardare dentro noi stessi. Mi auguro che ci contagi con la sua gioia e la sua speranza”. Per mons. Grušas, l’auspicio è che “il Santo Padre ci mostri la direzione della speranza e come possiamo affrontare le sfide della società oggi: le sfide davanti alle quali ci troviamo sia a livello locale che internazionale. Questo è ciò che ci aspettiamo”.

Dopo la fine del comunismo, serve una libertà responsabile

Il tema della libertà sarà al centro di questa visita, ne è convinto l’arcivescovo di Vilnius. “Venticinque anni fa – sottolinea – vedemmo la libertà come qualcosa che era arrivata ed era l’opposto dell’oppressione della dittatura esterna: libertà come autodeterminazione di uno Stato. Oggi invece affrontiamo la sfida della libertà in un modo completamente diverso: usare la nostra libertà correttamente per il bene comune”. Quindi, mette l’accento su alcuni problemi che sta affrontando oggi la società lituana: “Ci troviamo di fronte le sfide di una grande ondata di immigrazione, una percentuale molto alta di dipendenza dall’alcool e di suicidi e un alto tasso di divorzi, problemi che in parte sono influenzati dalle ferite del passato”. Riguardo alla libertà, soggiunge, è importante non solo “lasciar fare alle persone quello che vogliono, ma comprendere la libertà come responsabilità che guarda al futuro”.

Il Papa vedrà una Chiesa che ha sofferto il martirio

Altro elemento importante, sottolineato a Pope da mons. Grušas, è il martirio che ha vissuto la Chiesa della Lituania. “Penso – spiega – che il Papa, visitando questi Paesi, vedrà dei luoghi dove le persone hanno sofferto, dove la Chiesa ha sofferto. Le persone hanno imparato la lezione dell’importanza della preghiera per la rinascita: gli ultimi 25 anni sono stati anni di rinascita per la nostra Chiesa, per le ferite che ha subito. Queste ferite stanno dando molti frutti”. “Uno dei posti che il Papa visiterà in Lituania – evidenzia il presule – è la prigione del KGB e visiterà anche il memoriale dell’Olocausto degli ebrei nel ghetto. Questi sono segni delle grandi ferite nel Corpo di Cristo che abbiamo sofferto negli ultimi cento anni. La preghiera e la guarigione delle ferite sono il modo attraverso cui la nostra società può andare avanti”. 

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20 settembre 2018, 10:41