Piazza Armerina aspetta il Papa, il vescovo: “siamo una diocesi di periferia”
Michele Raviart - Palermo
Per la prima volta un Papa visiterà Piazza Armerina, nella Sicilia centrale, la cui diocesi si estende tra le provincie di Enna e di Caltanissetta. Una zona in cui vivono oltre 200 mila persona e che ha nella città di Gela il centro abitato più popoloso. Cuore industriale e occupazionale della zona è il polo petrolchimico dell’Eni, nato nel 1963 per volere di Enrico Mattei e chiuso nel 2014, che vive ora un progetto di riconversione in bioraffineria con inevitabili problemi di occupazione in tutta l’area.
尝’补迟迟别蝉补
Da mesi i fedeli si stanno preparando all’arrivo di Papa Francesco, con incontri di preghiera e veglie, l’ultima delle quali si svolgerà proprio la notte di domani, con un incontro che sarà tanto un’occasione di festa quanto un momento di riflessione sulle parole dell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate.
L’incontro con i fedeli
Papa Francesco arriverà sabato mattina in elicottero nel campo sportivo di Piazza Armerina, dove sarà accolto da mons. Rosario Gisana, vescovo della diocesi (Ascolta l'intervista integrale a mons. Gisana sulla visita del Papa a Piazza Armerina), dal prefetto di Enna Maria Antonietta Cerniglia e dal sindaco della città Antonino Cammarata. Poi, alle ore 9 Papa Francesco incontrerà i fedeli in Piazza Europa. Al termine dell’incontro, che durerà circa un’ora, il Pontefice raggiungerà Palermo, seconda tappa del suo viaggio siciliano.
Una visita che è un evento
“Questa visita è inaspettata”: spiega mons. Gisana. “Ha un significato simbolico di grandissimo livello perché, ancora una volta, dà la conferma di quello che il Santo Padre ha voluto fare della sua testimonianza nel Pontificato corrente ovvero l’attenzione ai poveri e alle periferie. Il centro della Sicilia, nonostante sia centro, è una periferia, perché sta vivendo un momento di oppressione davvero particolare. Il territorio è ricco di risorse ma la gente stenta a rilanciarsi, stenta a creare imprenditoria, a superare queste forme di povertà che sono più di natura economica. Credo che questo sia il motivo per il quale il Santo Padre senta il desiderio di fare questa visita che, certamente, è espressione della sua paternità”.
Papa Francesco incontrerà i fedeli a Piazza Armerina. Come si svolgerà questo incontro? Come vi siete preparati?
R. - Il Santo Padre viene per incontrare la gente e far sentire la sua vicinanza. Si può immaginare che per noi è davvero un’esperienza che ha tutta la portata di un evento. Le nostre comunità hanno avuto molti momenti di riflessione, di veglie. Certamente quel giorno sarà il momento più alto in cui si esprimerà la nostra totale adesione al suo insegnamento, agli orientamenti che sta dando in questo momento, al suo programma.
Papa Francesco viene a incontrare la gente. Ma la gente, i fedeli, gli stessi sacerdoti della diocesi di Piazza Armerina, come stanno vivendo, che cosa le dicono in preparazione di questo incontro?
R. - La gente è commossa, è piena di entusiasmo, una gratitudine che si può dire quasi al di fuori dei limiti: è una commozione straripante. La gente si prepara con la preghiera, invocando e ringraziando il Signore, soprattutto chiedendo a Dio tanta benedizione per il Santo Padre.
Voi avete parlato di adesione alla visione di Papa Francesco. A tal proposito è stata inaugurata una piccola Casa della Misericordia a Gela. Ci può spiegare questa realtà?
R. - Questa iniziativa è sorta in concomitanza all’elezione al pontificato del Santo Padre e qualche mese prima del mio arrivo in diocesi. Certamente l’Anno Giubilare ha dato il significato pastorale di questa casa detta “Piccola Casa della Misericordia”, perché a partire da quel momento abbiamo avviato una mensa quotidiana e recentemente anche l’ospitalità. Tutto questo per i poveri per la nostra città Gela e chiaramente anche per le città vicine. Questo per me è un segno importante da leggersi in risposta a quello che il Santo Padre desiderada noi credenti, cioè porre la nostra attenzione sui poveri, sulle marginalità che purtroppo non mancano e, aggiungerei, su una Chiesa povera per i poveri, che vuol dire cominciare ad assumere uno stile che sia davvero molto sobrio, essenziale, secondo il Vangelo.
Lei ha detto: “La sua diocesi è periferia”. Quanto è legato tutto questo al destino del petrolchimico di Gela?
R. - Questo aspetto non è la causa principale; non possiamo attribuirlo ai nuovi orientamenti che il petrolchimico vuol dare alla sua azienda. Credo che la questione sia un po’ più ampia: il problema occupazionale è un problema che nasce da un bisogno di cambiamento di mentalità. Il territorio è ricchissimo di risorse in ambito turistico, in ambito agro-alimentare, però la gente stenta a rifondare una modalità occupazionale alternativa alle industrie. Il problema non riguarda soltanto politiche territoriali, ma riguarda politiche nazionali e regionali. A Gela la gente viveva di agricoltura e di pesca. Nel momento in cui arrivò il petrolchimico e creò un indotto, la gente impazzì. Oggi la gente deve ritornare a mutare le proprie modalità di vita e questo non è così facile.
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