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Papa Francesco a Sarajevo nel giugno 2015 Papa Francesco a Sarajevo nel giugno 2015  

Papa a teologi: partecipi di un destino comune, senza il rumore dei proclami

Francesco scrive ai partecipanti alla Conferenza mondiale di Etica teologica cattolica, in corso a Sarajevo ed esorta ad una “leadership rinnovata” di “persone e istituzioni” che facciano rete tra loro in uno spirito di solidarietà e attenzione al dramma umano “per accompagnarlo con cura misericordiosa”

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Una “leadership rinnovata” di “persone e istituzioni” che ci aiuti a “scoprire e vivere” un modo “più giusto” di stare al mondo come “partecipi di un destino comune”, senza il “rumore dei proclami che spesso rimangono vani” o antagonismi “tra chi gioca a fare il più forte”. Questa l’esortazione del Papa ai partecipanti alla Conferenza mondiale di Etica teologica cattolica, in corso fino a domenica a Sarajevo, in Bosnia ed Erzegovina.

Dialogo e condivisione partendo da Sarajevo

Ai 500 teologi riuniti per il terzo evento del genere, dopo quelli di Padova del 2006 e Trento del 2010, Francesco invia un messaggio di dialogo e condivisione “in un’epoca critica” e in uno scenario “complesso e impegnativo” come quelli in cui viviamo. Il Pontefice prende spunto da Sarajevo, città dal “grande valore simbolico” per il cammino di riconciliazione e di pacificazione dopo gli “orrori” di una guerra, quella nei Paesi dei Balcani, che ha portato “tanta sofferenza” alla popolazione della regione. Sarajevo, ricorda infatti, “è una città di ponti”: per questo l’incontro internazionale - il cui comitato organizzativo era stato ricevuto dal Papa in Vaticano lo scorso marzo - punta a evidenziare “la necessità di costruire, in un ambiente di tensione e divisione, nuovi percorsi di vicinanza tra popoli, culture, religiosi, visioni di vita e orientamenti politici”.

Ponti e non muri

Ai lavori si propone la prospettiva “ponti e non muri”, che d’altra parte il Papa stesso ha più volte evidenziato “nella viva speranza che - scrive nel testo - da ogni parte si ponga attenzione a questo bisogno che sempre più avvertiamo”, anche se a volte contrastato da “paure e regressioni”. Il suggerimento del Pontefice è quello di “cogliere ogni segnale e mobilitare ogni energia per eliminare nel mondo i muri di divisione e costruire ponti di fraternità”, senza ovviamente rinunciare alla prudenza.

Clima e migranti al centro dell’attenzione

Cambiamenti climatici e realtà migratorie sono al centro del dibattito di Sarajevo: la sfida ecologica, mette in luce Francesco citando la Laudato si’, “contiene in sé aspetti che possono causare gravi squilibri, non solo sull’asse del rapporto tra l’uomo e la natura, ma anche su quelli delle relazioni tra le generazioni e tra i popoli”. Si tratta di una sfida che è “l’orizzonte di comprensione dell’etica ecologica e al tempo stesso dell’etica sociale”. Il richiamo al tema dei migranti e rifugiati è dunque “molto serio e provoca una metanoia che riguarda la riflessione etico-teologica, prima ancora - spiega il Papa - di ispirare atteggiamenti pastorali adeguati e prassi politiche responsabili e consapevoli”.

Fare rete

In tale prospettiva, Francesco apprezza l’intuizione degli studiosi di “fare rete”: una collaborazione tra persone che, nei cinque continenti, con modalità ed espressioni diverse, si dedicano alla riflessione etica in chiave teologica e si sforzano di trovare in essa risorse nuove ed efficaci. Oltre alle “analisi appropriate”, si possono dunque “mobilitare energie in ordine ad una prassi compassionevole e attenta al dramma umano per accompagnarlo - evidenzia Francesco - con cura misericordiosa”. Per tessere tale rete, urge prima di tutto che proprio tra i teologi si costruiscano ponti, si condividano percorsi, si accelerino “avvicinamenti”: “non si tratta certo - puntualizza - di uniformare i punti di vista”, bensì “di cercare con volontà sincera la convergenza negli intenti, nell’apertura dialogica e nel confronto sulle prospettive”.

Attenzione alla complessità del fenomeno umano

Il Papa richiama il Proemio della recente Costituzione apostolica Veritatis gaudium, in cui ha illustrato i criteri di fondo per “un rinnovamento e un rilancio degli studi ecclesiastici”, tra cui appunto l’importanza del “dialogo a tutto campo”, del quale suggerisce ora di essere “appassionati”, e la necessità di “fare rete” tra le diverse istituzioni che nel mondo promuovono gli studi ecclesiastici. Solo così saranno possibili “analisi penetranti, attente alla complessità del fenomeno umano”, nella “fedeltà alla Parola di Dio” che ci interpella nella storia e nell’ottica della solidarietà con il mondo, sul quale non si è chiamati a “emettere giudizi” ma a “indicare strade, accompagnare cammini, lenire ferite, sostenere fragilità”. Lo spirito, dunque, è quello della “condivisione” che Francesco augura di portare avanti “con frutto” per tutta la Chiesa.

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27 luglio 2018, 10:29