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Il card. Onaiyekan, arcivescovo di Abuja Il card. Onaiyekan, arcivescovo di Abuja 

Il Papa riceve i vescovi della Nigeria, Paese scosso dalle violenze

In questi giorni i vescovi della Nigeria sono in Vaticano per la Visita ad Limina. Oggi Francesco ha visitato un primo gruppo di presuli. Intanto nel Paese africano resta alta la tensione dopo l’attacco alla parrocchia di Sant’Ignazio di Ukpor-Mbalom, costato la vita a 18 persone. Mons. Avenya: “Così iniziò in Rwanda”

Marco Guerra – Città del Vaticano

Papa Francesco ha ricevuto stamani i presuli della Conferenza episcopale della Nigeria, in Visita ad limina. L’incontro arriva dopo appena due giorni dall’ennesimo sanguinoso attacco contro una comunità cattolica nigeriana.

18 vittime nell’attacco ad una chiesa nello Stato del Benue

All’alba di martedì 24 aprile due sacerdoti e almeno 16 fedeli sono stati uccisi in un blitz armato avvenuto durante la celebrazione della Messa, nella parrocchia di Sant’Ignazio di Ukpor-Mbalom nel villaggio di Mbalom, appartenente alla diocesi di Makurdi, nello Stato di Benue che fa parte della cosiddetta Cintura di Mezzo, la parte centrale del Paese che divide il Nord a preponderanza musulmana, dal sud in gran parte abitato da cristiani. Dopo aver attaccato la chiesa, i banditi sono entrati nel villaggio e hanno razziato e raso al suolo più di 60 tra case e fienili. Gli abitanti si sono fuggiti verso i villaggi vicini, sperando di trovare un rifugio sicuro.

Violenze scatenate dagli allevatori Fulani

Gli autori del massacro sono i mandriani nomadi musulmani dell’etnia Fulani che sempre più spesso cercano di  appropriarsi delle terre fertili coltivate dai contadini di fede cristiana. Le violenze non dipendono infatti solo da ragioni di tipo religioso ma anche dalla volontà di controllare le risorse idriche.

La maggior parte degli attacchi nel centro del Paese si sono verificati nello Stato di Benue, dove circa 385 persone sono state uccise da gennaio, secondo l'organizzazione americana specializzata nel conflitto armato Armed Conflict Rental e Event Data Project.

Il Parlamento convoca il Presidente Buhari

A seguito di questo ultimo assalto, il parlamento nigeriano ha convocato il Presidente Muhammadu Buhari per riferire in merito alle misure adottate per arginare la crescente violenza negli stati centrali. I membri della Camera bassa del parlamento hanno chiesto inoltre "la sostituzione dei capi servizio e dei consiglieri di sicurezza" dell'esercito.

Il Presidente Buhari, che è anche il comandante in capo delle forze armate, “deve rispondere alle domande pertinenti su ciò che l'esecutivo sta facendo per porre fine alla serie di uccisioni in vari stati della Federazione” della Nigeria, ha scritto in un tweet il presidente della camera, Yakubu Dogara.

Mons. Avenya: il mondo è sordo, si rischia un nuovo Rwanda

“Il mondo non ci sta ascoltando. Iniziò così in Rwanda: il mondo non ascoltò. E’ iniziato così anche in Germania, tanti anni fa: il mondo fu sordo. E questo è quello che sta accadendo a noi. Vogliamo che il mondo ci ascolti: siamo in pericolo”, è il grido d’allarme lanciato da mons. Wlliam Avenya, vescovo di Gboko, città dello Stato di Benue, intervistato da padre Paul Samasumo del programma inglese-africa di Vaticannews.

Mons. Avenya riferisce della brutalità dell’ultimo attacco: “Neanche una persona è stata presa, catturata. Non si può immaginare che un gruppo di persone arriva in un villaggio, appicca il fuoco, uccide le persone, distrugge le proprietà, come è accaduto martedì, in pieno giorno. Questo succede, e quelli vanno liberi!”.

Il presule avanza poi degli interrogativi su queste violenze che sembrano inarrestabili: “Sono sicuro quindi che qualcuno li protegge. Non sono poi così invincibili. Lei mi chiede: cosa possiamo fare? Questa è una delle cose che possiamo fare, perché i villaggi e queste zone sono in maggioranza rurali. E le persone che vivono lì non hanno voce alcuna; se nemmeno la Chiesa riesce a difenderli, allora siamo veramente in pericolo”.

Istituzioni incapaci di proteggerci

Il vescovo di Gboko torna quindi ad invocare l’attenzione della comunità internazionale: “La Chiesa sta facendo grandi sforzi che dovrebbero essere ascoltati. Questa situazione drammatica dovrebbe essere ascoltata. Il mondo deve sapere che ci troviamo di fronte al rischio di genocidio di queste tribù sostanzialmente rurali e minoritarie. Questo è quello che sta accadendo. Ed è per questo che abbiamo bisogno degli strumenti della Chiesa per risvegliare e sensibilizzare le persone in modo tale che si trovi una soluzione duratura e stabile”.

“Le istituzioni ci sembrano incapaci oppure volutamente incapaci e deliberatamente incapaci – afferma in conclusione mons. Avenya -. Noi siamo un popolo di speranza, un popolo della resurrezione. Continuiamo a ricordarlo alla nostra gente: il nostro Dio è più grande di qualunque progetto umano. Ma nel frattempo le persone muoiono, sono ferite, i mezzi di sussistenza distrutti.  E ci chiedono: perché?”

 

 

 

 

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26 aprile 2018, 14:34