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Alfie Evans Alfie Evans 

Il racconto del commovente incontro tra il Papa e Thomas Evans

Il vescovo di Carpi, mons. Cavina, era presente all'incontro tra il Papa e il padre di Alfie e ci racconta le emozioni e l'intensità di questo colloquio. Francesco ha espresso tutta la sua ammirazione per il suo coraggio

Sergio Centofanti – Città del Vaticano

Il papà di Alfie, Thomas Evans, è giunto questa mattina a Roma da Liverpool per incontrare il Papa. E’ stato il vescovo di Carpi Francesco Cavina a chiedere al Papa la possibilità di un colloquio. Questa l’intervista che ci ha rilasciato:

R. – L’incontro è stato deciso ieri mattina, dopo che mi era arrivata una richiesta da Liverpool, se era possibile avere da parte del Santo Padre un incontro con il papà di Alfie, Thomas, perché c’era stata la sentenza della Corte d’appello che riaffermava la decisione della Corte di primo grado, cioè che bisogna staccare il ventilatore e lasciare morire questo bambino. Devo dire che nel giro di 20 minuti il Santo Padre ha espresso tutto il suo desiderio di poter incontrare Thomas.

D.  – Oggi come è andato questo incontro?

R. – Questo incontro è durato 20 minuti ed è stato un incontro, mi sembra di poter dire, di grande commozione. Il Santo Padre era partecipe di quello che stava raccontando il papà di Alfie e a un certo punto ha detto: “Io la ammiro per il coraggio che lei ha, è così giovane ma ha il coraggio di difendere la vita di suo figlio”. E addirittura ad un certo punto ha detto che il coraggio di questo padre è simile all’amore che Dio ha nei confronti dell’uomo che non si rassegna a perderci. E penso che quello sia stato il momento più commovente.

D. – E le parole di Thomas?

R.  – Lui ha raccontato il suo dolore, perché era questo il desiderio che lui aveva, condividere con il Santo Padre il suo dolore e poi ha spiegato che cosa sta subendo da parte dell’ospedale che dovrebbe avere in cura Alfie, che non permette alla famiglia di poterlo far curare in un ospedale diverso. E soprattutto ha riportato al Santo Padre cose che naturalmente il Santo Padre già conosceva, quello che dicono i giudici e cioè che la vita di questo bambino è assolutamente inutile. Thomas invece ha voluto ribadire che Alfie è figlio di Dio e proprio perché è figlio di Dio ha diritto, dal momento che è Dio che gli ha dato la vita, a far sì che sia Dio a togliergliela quando Dio ritiene che sia giunto il momento. E proprio per questo lui combatte, è pronto a combattere fino alla fine.

D. – Dunque il Papa ha ribadito il suo sostegno ai genitori di Alfie: ma che cosa scaturisce da questo incontro?

R. – Da questo incontro scaturisce che il Santo Padre mi ha incaricato di mantenere i rapporti con la Segreteria di Stato perché il Bambino Gesù faccia tutto il possibile per potere accogliere Alfie nella propria struttura sanitaria. E quindi è quello che stiamo cercando di fare in questo momento. Poi è chiaro che ci sono grosse difficoltà da un punto di vista legislativo e giuridico: vediamo quindi se è possibile superarle.

D. – Quali sono le speranze del papà di Alfie?

R. – Il papà di Alfie – devo dire – è uscito molto rincuorato. Al termine dell’incontro, quando siamo rimasti soli, era molto commosso e diceva: “Non ci credo! Non ci credo a quello che il Santo Padre mi ha detto!”, proprio per la commozione, per l’emozione che ha vissuto. Per arrivare oggi hanno fatto un viaggio assurdo: sono dovuti andare ad Atene e poi da Atene a Roma: quindi hanno praticamente viaggiato tutta la notte, anche profondamente stanchi da un punto di vista fisico. Per quel che penso io, non tutto è risolto. Bisogna dire così, perché, se non riusciamo a trovare una disponibilità da parte dei giudici e degli ospedali inglesi, tutto diventerà molto più difficile, e tutto corre il rischio di rimanere in un impasse come quello in cui ci troviamo adesso. Bisogna continuare a pregare. Io credo che tutto quello che è stato realizzato in questo periodo, anche la mobilitazione che c’è stata a livello di tante persone, sia frutto della preghiera. Dobbiamo dire veramente che la forza della preghiera è capace di far superare tutti gli ostacoli che possono mettersi in mezzo, perché la dignità della persona venga rispettata.

D. – Come giudica lei tutta questa vicenda?

R. – Umanamente parlando, è e sembra incredibile. Dal punto di vista del buon senso, mi sembra che siamo al di fuori di ogni logica umana. Due genitori che chiedono di trasferire il proprio figlio da un ospedale all’altro io non capisco perché ciò debba essere impedito: se non in Italia in qualunque altro ospedale dell’Inghilterra. È difficile da capire una cosa di questo genere.

Ascolta l'intervista con mons. Cavina

 

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18 aprile 2018, 12:43