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Il santuario antico del Divino Amore, che accoglie Papa Francesco Il santuario antico del Divino Amore, che accoglie Papa Francesco  

Il Papa al Divino Amore, le origini della devozione

Domani Papa Francesco si recherà al Santuario del Divino Amore. Con il mariologo Antonino Grasso ripercorriamo le origini di questa devozione e della tradizione del mese di maggio dedicato a Maria

Federico Piana - Città del Vaticano

Il primo maggio, festività di san Giuseppe lavoratore, coincide con l’inizio del mese tradizionalmente dedicato a Maria. Per l’occasione domani il Papa si recherà al Santuario del Divino Amore, dove dalle 17 presiederà la recita del Santo Rosario, in particolare – come ha ricordato durante il Regina Coeli di ieri – “pregando per la pace in Siria e nel mondo intero”. Federico Piana ha intervistato il prof. Antonino Grasso, mariologo e docente all’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Luca” di Catania, entrando nel dettaglio della devozione al santuario romano e agli aspetti tradizionali del mese di maggio.

Ascolta l'intervista ad Antonino Grasso

R. - Secondo una tradizione, nella primavera del 1740, un pellegrino diretto a Roma si smarrisce nelle campagne di Castel di Leva e viene assalito da un minaccioso branco di cani. Alzando lo sguardo, vede sulla torre del vicino castello un’icona raffigurante la Vergine con il Bambino. Invoca perciò la Madre di Dio affinché lo salvi da quel branco, che all’improvviso si ferma e si dilegua. Da quel giorno, diffusasi la notizia, l’icona della torre diviene meta di pellegrinaggio, e cinque anni dopo, il 9 aprile 1745, essa viene intronizzata sull’altare di una nuova chiesa. Anche i drammatici eventi della Seconda Guerra Mondiale coinvolgono la Madonna del Divino Amore, la cui icona, il 24 gennaio 1944, viene portata a Roma e sistemata nella Chiesa di San Lorenzo in Lucina. Pio XII, vista l’imminenza della battaglia per la conquista di Roma tra nazisti e alleati, invita i romani a pregare la Vergine per la salvezza della città. Il 4 giugno, nell’imminenza della battaglia, viene fatto un voto solenne con cui si promette alla Madonna che, se avesse risparmiato Roma dalla distruzione, le sarebbe stato eretto un nuovo Santuario. Ottenuta la liberazione, l’11 giugno Pio XII può recarsi nella Chiesa di Sant’Ignazio e celebrare una Messa di ringraziamento nel corso della quale proclama la Madonna del Divino Amore “salvatrice dell’Urbe”. Finita la guerra, sotto l’impulso del servo di Dio, don Umberto Terenzi, il Santuario a Castel di Leva rinasce e risorgono anche, accanto, il Santuario degli Oblati e la Congregazione delle Figlie della Madonna del Divino Amore. E superate molte difficoltà, l’8 gennaio 1996 verrà posta la prima pietra del promesso Santuario, che può essere inaugurato durante il Giubileo del 2000. Il Santuario rimane sempre molto caro ai romani: ogni anno, dal primo sabato dopo Pasqua all’ultimo sabato di ottobre, si tiene anche un pellegrinaggio notturno a piedi, che, partendo a mezzanotte da Piazza di Porta Capena nei pressi del Circo Massimo, giunge all’alba, dopo aver percorso 14 kilometri, al Santuario dove viene celebrata la “Messa del pellegrino”.

D. – Professore, le origini del mese di maggio dedicato a Maria quali sono?

R. – I veri ispiratori del mese di maggio vengono considerati, per le loro tre opere, tre padri gesuiti: Annibale Dionisi, che con il suo “mese di maggio”, pubblicato a Verona nel 1725, lancia la struttura celebrativa del mese. Poi Francesco Latomia, che nel 1758 pubblica a Palermo un “mese di maggio” con una serie di meditazioni giornaliere di contenuto mariano. E infine Alfonso Muzzarelli, che nel 1785 a Roma pubblica il suo “mese di maggio” che termina con la consacrazione a Maria. Nella prima metà del XIX secolo, il mese di maggio è già affermato in tutta l’Europa, anche in America, e si comincia a diffondere nei Paesi di missione. Viene indulgenziato da Pio VII, Gregorio XVI, e Pio IX. E nello stesso secolo e nella prima metà del XX, sacerdoti e altri centri religiosi, parrocchie, santuari, cappelle, vedono nel mese di maggio l’occasione propizia per cicli di predicazione e formazione religiosa. E anche il magistero recente dei Sommi Pontefici ha riconosciuto, con vari documenti, l’importanza di questa pia pratica per tutta la cattolicità.

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30 aprile 2018, 12:42