Papa a giovani: chiamata di Dio non è campagna elettorale
Un “timore”, una “paura”: quella “che i nostri giovani perdano le radici”, quindi ”forse il lavoro di oggi è di preparare il cammino affinché si veda quello che annunciò Gioele, ‘gli anziani sogneranno e i giovani profetizzeranno’”. Ne parla Papa Francesco in un inviato al claretiano Carlos Martínez Oliveras, direttore dell’Istituto teologico di vita religiosa di Madrid, e ai partecipanti - oltre settecento - alla settimana nazionale per gli istituti di vita consacrata, da oggi pomeriggio a domenica prossima alla Fundación Pablo VI della capitale spagnola.
Un incontro che guarda al prossimo Sinodo
L’incontro, dal titolo: “Chiamò quelli che amò. Giovani, discernimento e vita consacrata”, guarda direttamente al prossimo Sinodo dei vescovi, in programma per l’ottobre 2018, proprio sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Tra i partecipanti ai lavori a Madrid, i cardinali Carlos Osoro Sierra e Óscar Rodríguez Maradiaga, l’arcivescovo José Rodríguez Carballo, fratel Alois di Taizé.
Aprire strade per ascoltare Parola del Signore
Di fronte alla mancanza di vocazioni, sottolinea il Pontefice, non possiamo fermarci alla semplice “lamentela” e “stare lì con la musica di sottofondo” a rimpiangere “glorie passate quando il Signore ci dice: ‘Guarda avanti e guarda che cosa devi fare’”. Tuttavia, aggiunge, occorre attenzione per “non fare proselitismo”, cercando invece “modi per aprire strade affinché il Signore possa parlare” e “chiamare”. Non serve dunque “fare campagna elettorale, né campagne di tipo commerciale, perché la chiamata di Dio non rientra nei modelli del marketing. È un’altra cosa”. Perciò - sollecita il Papa - “fatevi coraggio e andate avanti”.
Ricuperare radici e dialogare con anziani
Riguardo ai giovani, il Papa fa riferimento alla traduzione tedesca dell’ultimo libro di Zygmunt Bauman (l’originale in italiano è uscito con il titolo ‘Nati liquidi’, mentre la traduzione tedesca è ‘Die Entwurzelten’, ‘senza radici’). “Siamo in tempo - assicura - per ricuperare radici. Siamo pure in tempo - prosegue - per far sognare quegli uomini e donne affinché poi diano ai giovani la capacità di profetizzare”. “Oggi più che mai - nota Francesco - è necessario che i giovani abbiano un dialogo con gli anziani”: “il dialogo tra i nonni e i nipoti è un dialogo intergenerazionale di alto livello. Siamo ancora in tempo: non perdiamolo”, raccomanda. Francesco spinge quindi a trovare “il modo di ascoltare le preoccupazioni dei giovani e anche quelle degli anziani: metteteli insieme e la cosa andrà bene”. Sul numero di vocazioni - conclude - “che decida il Signore”. “Noi facciamo ciò che ci ha chiesto: pregare e testimoniare”.
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