Abusi sessuali in Cile. Dolore e vergogna del Papa. Gravi errori di valutazione
Gabriella Ceraso-Città del Vaticano
Una carica di dolore ma anche di speranza nella forza della fraternità e nell'amore di Dio: è quella che il Papa ha indirizzato ai vescovi cileni, in data 8 aprile e resa nota ieri dalla Conferenza episcopale del paese sud americano riunita in Plenaria nella località di Punta di Tralca. La missiva, come spiega lo stesso Pontefice, segue la recezione di tutti i documenti -un totale di 2300 pagine- relativi alla conclusa missione dei suoi inviati in Cile per valutare testimonianze di casi di abusi su minori da parte di rappresentanti della Chiesa. Ricordiamo in particolare che la decisione del Papa, come si legge in un comunicato diffuso il 30 gennaio 2018 dalla Sala Stampa della Santa Sede - fu conseguenza di alcune informazioni pervenute in merito al caso di monsignor Juan de la Cruz Barros Madrid, vescovo di Osorno in Cile. Da qui l'invio di monsignor Charles J. Scicluna per ascoltare coloro che avevano "espresso la volontà di sottoporre elementi in loro possesso".
Profonda impressione per vite crocifisse
Francesco, secondo quanto riferisce il , riporta la "profonda impressione" che ha provato ricevendo l'informativa di mons. Charles Scicluna -arcivescovo di Malta e presidente del Collegio per l’esame di ricorsi e in materia di delicta graviora alla Sessione Ordinaria della Congregazione per la Dottrina della Fede - e di mons. Jordi Bertomeu ufficiale della stessa Congregazione, che hanno svolto a New York e a Santiago del Cile un lavoro accurato ed "empatico" di ascolto di testimoni. E' profonda la gratitudine del Papa nei loro confronti, come nei confronti di chi ha "mostrato loro le ferite dell'animo".
Dolore e vergogna
"Credo di poter affermare" scrive il Pontefice ai vescovi, "che tutte le testimonianze raccolte parlano in un modo diretto senza aggiunte né edulcorazioni, di tante vite crocifisse e vi confesso - prosegue - che questo mi provoca dolore e vergogna". Francesco parla di " abusi di coscienza", " di potere" e di "abusi sessuali" commessi da persone consacrate, su minori "derubati" in tal modo della loro "innocenza".
Errori gravi di valutazione, chiedo perdono
In relazione ai dubbi espressi dal Pontefice stesso sul caso di mons Barros, in particolare nel colloquio avutocon i giornalisti sul volo di ritorno dal Viaggio apostolico in Cile e Perù nel gennaio scorso, la missiva contiene una ammissione di errore. Francesco riconosce di essere incorso in "gravi equivoci di valutazione e percezione della situazione, specialmente a causa di una mancanza di informazione vera ed equilibrata". Il Santo Padre inoltre chiede "perdono" a tutte le persone che ha offeso e annuncia che si riunirà con i rappresentanti delle persone ascoltate e con chi ha condotto le audizioni..
Ristabilire la fiducia nella Chiesa in Cile
Nella missiva il Santo Padre spiega inoltre che si rivolge alla plenaria dei vescovi per invitarli a lavorare insieme per ristabilire la fiducia nella Chiesa cilena, " fiducia rotta dai nostri errori e peccati" e per sanare alcune" ferite che non smettono di sanguinare". "Vi scrivo", sono le parole di Francesco, "riuniti nella 115.ma assemblea plenaria, per sollecitare umilmente la vostra collaborazione e assistenza nelle misure che a breve, medio o lungo termine dovranno essere adottate per ristabilire la comunione ecclesiale in Cile, con l'obiettivo di riparare per quanto possibile lo scandalo e ristabilire la giustizia".A questo fine il Papa ha convocato i vescovi a Roma per "discutere" dell'esito della missione di mons. Scicluna e di mons. Bertomeu e delle conclusioni del Pontefice stesso.
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