Papa a Iquique: non c’è gioia se si chiudono le porte
Debora Donnini - Città del Vaticano
“Terra dei sogni”, stretta fra le dune del deserto e il blu del mare, Iquique accoglie con gioia Papa Francesco. La folla, con abiti e canti tradizionali, lo abbraccia nel Campus Lobito, l’area di 20 ettari dove celebra la Messa. Crocevia di popoli e culture per le sue spiagge, i siti archeologici, il deserto di Atacama, zona di negozi e turismo, Iquique è prima di tutto una città di migranti soprattutto da altri Paesi dell’America Latina.
Dare ospitalità festosa a gente di diversi popoli e culture
A loro pensa Francesco nell’ quando ricorda che una partenza basata sulla speranza di una vita migliore, è comunque sempre carica di paura e incertezza e specialmente quanti lasciano la propria terra perché non hanno un minimo per vivere, sono “icone della Santa Famiglia”. “Questa terra, abbracciata dal deserto più arido del mondo, sa vestirsi a festa”, dice il Papa chiedendo che continui ad essere terra di “ospitalità festosa”:
Ospitalità festosa, perché sappiamo bene che non c’è gioia cristiana quando si chiudono le porte; non c’è gioia cristiana quando si fa sentire agli altri che sono di troppo o che tra di noi non c’è posto per loro.
Santuario di pietà popolare
La celebrazione è in onore di Nostra Signore del Monte Carmelo, Madre e Regina del Cile: sull’altare campeggia la statua della Virgen de la Tirana, fonte di devozione popolare, legata alla nota festa cilena che porta il suo nome. Il Papa si richiama anche alla Virgen Ayquina a Calama e alla Virgen de las Peñas ad Arica, figure a cui sono anche legate feste popolari e religiose, con danze e musica, molto note nel Nord del Paese. Le vostre feste patronali, i vostri balli religiosi – ricorda il Papa – “fanno di questa zona un santuario di pietà popolare”.
Alzare le nostre voci per chi non ha casa, terra, lavoro
Al centro della Celebrazione è proprio il Vangelo delle nozze di Cana: Maria “passa per tutti i nostri problemi familiari”, per accostarsi all’orecchio di Gesù e dirgli: “vedi, non hanno vino”. Maria “non rimane zitta” e agli inservienti come a noi ricorda: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Come Maria – esorta Francesco – bisogna riconoscere “nelle nostre piazze e nei nostri villaggi” coloro che hanno una vita “annacquata”. “Non abbiamo paura di alzare le nostre voci per dire: Non hanno vino”: “il grido del povero” ci insegna a essere attenti alle “nuove forme di sfruttamento che espongono tanti fratelli a perdere la gioia della festa”:
Siamo attenti di fronte alla precarizzazione del lavoro che distrugge vite e famiglie. Siamo attenti a quelli che approfittano dell’irregolarità di molti migranti, perché non conoscono la lingua o non hanno i documenti in regola. Siamo attenti alla mancanza di casa, terra e lavoro di tante famiglie. E come Maria diciamo con fede: non hanno vino.
E Gesù non fa il miracolo da solo ma con noi. Non dobbiamo, quindi, avere paura a “dare una mano”, chiede in conclusione il Papa, senza chiuderci a quelle “anfore” di sapienza e storia che portano quanti continuano ad arrivare in queste terre. “Tutto quello che è della nostra cultura originaria, dobbiamo condividerlo con la nostra tradizione”, perché colui che venga incontri sapienza: “Questa è la festa. Questa è acqua trasformata in vino. Questo è il miracolo che fa Gesù”.
Il saluto al Cile, ai pellegrini di altri Paesi e specialmente agli argentini presenti
Al termine della Celebrazione, Francesco ringrazia la presidente Michelle Bachelet ed esprime la sua gratitudine a chi ha reso possibile questa visita: dalle autorità civili a migliaia di volontari. "Proseguo il mio pellegrinaggio in Perù - ricorda - popolo amico e fratello di questa Grande Patria" che trova la sua bellezza nel volto multiforme dei suoi popoli. Il suo ringraziamento va anche ai tanti pellegrini presenti dei popoli fratelli "della Bolivia, del Perù e – non siate gelosi! – ma specialmente per la presenza deli argentini perché l’Argentina è la mia patria! Grazie ai miei fratelli argentini che mi hanno accompagnato a Santiago e a Temuco e qui a Iquique".
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