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Il Papa con i Premi Nobel in Sala Clementina Il Papa con i Premi Nobel in Sala Clementina 

Papa: da armi atomiche solo ingannevole senso di sicurezza

Francesco ha ricevuto in Sala Clementina i partecipanti al simposio internazionale “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale”

di Giada Aquilino

Ascolta e scarica il servizio con la voce del Papa

Un progresso “effettivo ed inclusivo” può rendere attuabile “l’utopia di un mondo privo di micidiali strumenti di offesa”, nonostante la critica di coloro che ritengono “idealistici” i processi di smantellamento degli arsenali, nucleari e non. Così il  ricevendo in Sala Clementina i 350 partecipanti al  “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale”, in corso all'Aula Nuova del Sinodo.

Dopo il saluto del cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, che ha organizzato l’evento indicato come una “conversazione su come creare una civiltà di amore al posto di una civiltà di guerra”, Francesco prende in esame l’attuale scenario internazionale: è caratterizzato - osserva - “da un clima instabile di conflittualità” e da “un fosco pessimismo”, perché “la spirale della corsa agli armamenti non conosce sosta” e “i costi di ammodernamento e sviluppo delle armi, non solo nucleari, rappresentano una considerevole voce di spesa per le nazioni”, tanto da mettere in “secondo piano” priorità quali la lotta contro la povertà, la promozione della pace, la realizzazione di progetti educativi, ecologici e sanitari e lo sviluppo dei diritti umani.

Il Pontefice parla di un “vivo senso di inquietudine” di fronte alle “catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali” che derivano dall’utilizzo degli ordigni nucleari, magari anche “accidentale”.

“E’ da condannare con fermezza - sottolinea - la minaccia del loro uso, nonché il loro stesso possesso, proprio perché la loro esistenza è funzionale a una logica di paura che non riguarda solo le parti in conflitto, ma l’intero genere umano”.

Le relazioni internazionali, riflette il Pontefice, non possono quindi essere dominate da forza militare, intimidazioni reciproche e ostentazione degli arsenali bellici.

“Le armi di distruzione di massa, in particolare quelle atomiche, altro non generano che - mette in luce - un ingannevole senso di sicurezza e non possono costituire la base della pacifica convivenza fra i membri della famiglia umana, che deve invece ispirarsi ad un’etica di solidarietà”.

Per le nuove generazioni, esorta poi Francesco, sia di “monito” la “insostituibile” testimonianza di quanti colpiti dalle esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki, come pure delle altre vittime degli esperimenti con armi nucleari.

Il Papa nota pure come gli armamenti che hanno “come effetto la distruzione del genere umano” siano di fatto “illogici sul piano militare”.

“La vera scienza - rimarca - è sempre a servizio dell’uomo, mentre la società contemporanea appare come stordita dalle deviazioni dei progetti concepiti in seno ad essa, magari per una buona causa originaria. Basti pensare che le tecnologie nucleari si diffondono ormai anche attraverso le comunicazioni telematiche e che gli strumenti di diritto internazionale non hanno impedito che nuovi Stati si aggiungessero alla cerchia dei possessori di armi atomiche”.

Rileva dunque “scenari angoscianti” di fronte alle sfide della geopolitica contemporanea, “come il terrorismo o i conflitti asimmetrici”.

Eppure, non esita a dire Francesco, un “sano realismo” accende ancora oggi “sul nostro “mondo disordinato le luci della speranza”. Ricorda infatti la “storica” recente votazione all’Onu con la quale si è stabilito che “le armi nucleari non sono solamente immorali ma devono anche considerarsi un illegittimo strumento di guerra”. Grazie all’iniziativa umanitaria di società civile, Stati, organizzazioni internazionali, Chiese, esperti del settore, si è colmato così - prosegue il Pontefice - un “vuoto giuridico importante”, giacché le armi chimiche, quelle biologiche, le mine antiuomo e le bombe a grappolo sono “armamenti espressamente proibiti”. E ringrazia i Premi Nobel per la pace presenti, tra cui Mohamed El Baradei e Muhammad Yunus, che gli hanno consegnato un documento in cui si chiede un impegno generale ad abolire le armi nucleari “capaci - recita il testo - di annullare la vita” in un lampo.

Il Papa ricorda infine sia il magistero di Giovanni XXIII sia il 50° anniversario della Lettera Enciclica Populorum progressio di Paolo VI che, evidenzia, “sviluppando la visione cristiana della persona, ha posto in risalto la nozione di sviluppo umano integrale e l’ha proposta come nuovo nome della pace”. Ancora una volta la sollecitazione è a rigettare la cultura dello scarto:

“Avere cura delle persone e dei popoli che soffrono le più dolorose disuguaglianze, attraverso un’opera che sappia privilegiare con pazienza i processi solidali rispetto all’egoismo degli interessi contingenti. Si tratta al tempo stesso di integrare la dimensione individuale e quella sociale mediante il dispiegamento del principio di sussidiarietà, favorendo l’apporto di tutti come singoli e come gruppi. Bisogna infine promuovere l’umano nella sua unità inscindibile di anima e corpo, di contemplazione e di azione”.

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10 novembre 2017, 12:14