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Lavoratori in India Lavoratori in India 

Francesco: lavoro nero e precarietĂ  uccidono

“Senza lavoro non c'è dignità”, ma “non tutti i lavori sono lavori degni", prima di tutto c’è il bene della persona: è quanto ha affermato il Papa nel videomessaggio trasmesso in occasione della Settimana sociale dei cattolici italiani al via a Cagliari

di Sergio Centofanti

“Senza lavoro non c'è dignità”, ma “non tutti i lavori sono lavori degni", prima di tutto c’è il bene della persona: è quanto ha affermato il Papa nel videomessaggio trasmesso in occasione della Settimana sociale dei cattolici italiani al via oggi a Cagliari. Il tema dell’appuntamento è «Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale».

“Ci sono lavori che umiliano la dignità delle persone - ricorda Francesco - quelli che nutrono le guerre con la costruzione di armi, che svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione, che sfruttano i minori. Offendono la dignità del lavoratore anche il lavoro in nero, quello gestito dal caporalato, i lavori che discriminano la donna e non includono chi porta una disabilità”.

Il Papa denuncia in modo forte anche il lavoro precario: “E’ una ferita aperta per molti lavoratori, che vivono nel timore di perdere la propria occupazione. Io ho sentito tante volte questa angoscia: l’angoscia di poter perdere la propria occupazione; l’angoscia di quella persona che ha un lavoro da settembre a giugno e non sa se lo avrà nel prossimo settembre. Precarietà totale. Questo è immorale. Questo uccide: uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Il lavoro in nero e il lavoro precario uccidono”.

C’è poi “la preoccupazione per i lavori pericolosi e malsani, che ogni anno causano in Italia centinaia di morti e di invalidi” , per lo sfruttamento dei lavoratori e il lavoro minorile. Il pensiero del Papa “va anche ai disoccupati che cercano lavoro e non lo trovano, agli scoraggiati che non hanno più la forza di cercarlo, e ai sottoccupati, che lavorano solo qualche ora al mese senza riuscire a superare la soglia di povertà. A loro dico: non perdete la fiducia. Lo dico anche a chi vive nelle aree del Sud d'Italia più in difficoltà. La Chiesa opera per un'economia al servizio della persona, che riduce le disuguaglianze e ha come fine il lavoro per tutti”.

“La crisi economica mondiale - sottolinea il Pontefice - è iniziata come crisi della finanza, poi si è trasformata in crisi economica e occupazionale. La crisi del lavoro è una crisi ambientale e sociale insieme (cfr Ene. Laudato si', 13). Il sistema economico mira ai consumi, senza preoccuparsi della dignità del lavoro e della tutela dell'ambiente. Ma cosi è un po' come andare su una bicicletta con la ruota sgonfia: è pericoloso! La dignità e le tutele sono mortificate quando il lavoratore è considerato una riga di costo del bilancio, quando il grido degli scartati resta ignorato”.

A questa logica - afferma il Papa - â€śnon sfuggono le pubbliche amministrazioni, quando indicono appalti con il criterio del massimo ribasso senza tenere in conto la dignità del lavoro come pure la responsabilità ambientale e fiscale delle imprese. Credendo di ottenere risparmi ed efficienza, finiscono per tradire la loro stessa missione sociale al servizio della comunità”.

Ma ci sono anche â€śsegni di speranza” che come una foresta crescono senza fare rumore e insegnano due virtù: “Servire le persone che hanno bisogno” e “formare comunità in cui la comunione prevale sulla competizione. Competizione: qui c’è la malattia della meritocrazia â€¦ E’ bello vedere che l'innovazione sociale nasce anche dall'incontro e dalle relazioni e che non tutti i beni sono merci: ad esempio la fiducia, la stima, l'amicizia, l'amore”. “Nel mondo del lavoro - ribadisce il Papa - la comunione deve vincere sulla competizione!”.

Questo l’appello del Papa: â€śNulla si anteponga al bene della persona e alla cura della casa comune, spesso deturpata da un modello di sviluppo che ha prodotto un grave debito ecologico. L'innovazione tecnologica va guidata dalla coscienza e dai principi di sussidiarietà e di solidarietà. Il robot deve rimanere un mezzo e non diventare l’idolo di una economia nelle mani dei potenti; dovrà servire la persona e i suoi bisogni umani”.

 

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26 ottobre 2017, 09:34