Usa, padre Bizzotto: proteggere migranti e rifugiati è un dovere morale
Giada Aquilino – Città del Vaticano
La protezione dei migranti e dei rifugiati non è un’opzione, è un «dovere morale». Dopo la stretta in tema migratorio decisa dal presidente statunitense Donald Trump, il missionario padre Giovanni Bizzotto, provinciale degli scalabriniani per Stati Uniti e Canada (ovest), oltre che per Messico, Guatemala, El Salvador, in una conversazione con i media vaticani si riallaccia alla nota con cui questa settimana i missionari di San Carlo Borromeo hanno espresso solidarietà alla Conferenza episcopale degli Stati Uniti e al suo presidente, l’arcivescovo Timothy Broglio, per la loro chiara posizione in difesa della dignità umana e dei diritti dei migranti. Dal 1981 padre Bizzotto opera nel continente americano, al fianco di quelle persone che «con sacrificio» si mettono in cammino «da Venezuela, Haiti, Colombia, Ecuador, lasciando famiglia, amici, terra, per — evidenzia — rischiare tutto e trovare un’opportunità di vita negli Stati Uniti». Lo scalabriniano italiano si sofferma proprio sullo stato di «particolare vulnerabilità» in cui versano i migranti, così come messo in luce da Papa Francesco nella sua recente lettera ai vescovi statunitensi. Tra queste persone, spiega, è fortissimo oggi «il timore che vengano rintracciate» per poi essere deportate nei Paesi d’origine, spiega padre Bizzotto, riferendosi in particolare alla situazione a Chicago, dove esercita la propria missione, e nelle parrocchie multiculturali, nelle case del migrante e negli 8 centri comunitari che gli scalabriniani gestiscono tra Messico, Guatemala ed El Salvador, fornendo cibo, assistenza legale, aiuti per l’affitto, sostegno per la scuola, accompagnamento in quel processo di accoglienza, protezione, promozione, integrazione più volte auspicato dal Pontefice.
Migranti bloccati dalla sospensione dell’app Cbp One
Il missionario osserva come adesso si rilevi una duplice criticità. «C’è chi stava aspettando un appuntamento con l’app Cbp One, il programma per ottenere un’entrata documentata negli Usa, ora sospeso: abbiamo migliaia e migliaia di persone alla frontiera meridionale, a Città del Messico e in Guatemala che al momento sono bloccate perché non c'è più disponibilità. Al contempo molta gente è già entrata negli Stati Uniti con quel programma ed è rimasta in attesa di ricevere un appuntamento per un’intervista con le autorità competenti, ma adesso riferisce che le richieste non vengono più processate», facendo inoltre notare come «ci siano migranti sprovvisti di documenti che si trovano negli Usa da 20-30 anni e che hanno la loro vita e la loro famiglia qui». In un quadro di regolamentazione per evitare che un’affluenza incontrollata possa creare instabilità sociale, l’obiettivo, riflette il missionario, rimane comunque quello di «difendere la dignità di ogni persona».
Negli Usa serve manodopera
A Chicago nell’ultimo anno e mezzo, aggiunge, «sono arrivati più di 40.000 migranti», come pure in altre «città santuario», New York o Los Angeles. Si tratta di «gente che viene da realtà povere — dell’America Latina e non solo — in cui non ci sono mezzi per una esistenza degna, in particolare da tanti Paesi in cui la situazione è ancora molto precaria, economicamente parlando. Senza contare i disastri naturali, le politiche inadeguate, la violenza, l’insicurezza, la criminalità». Con loro padre Bizzotto dialoga ogni giorno, come fanno anche gli altri scalabriniani impegnati nell’area di sua competenza, un’ottantina. La domanda ricorrente, quasi una «litania», è: «Padre, voglio andare a lavorare, dove posso andare?». Perché si tratta principalmente di lavoratori, in un contesto in cui però certe misure cercano di indentificare «lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità», come ha messo in luce il Papa nella missiva ai presuli Usa. D’altra parte, assicura, «il lavoro negli Stati Uniti c'è: manca la manodopera, soprattutto in quegli impieghi umili che hanno sempre fatto e continuano a fare i migranti, nell’agricoltura, negli hotel, nei ristoranti».
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui