Cristicchi: la musica ha una forza spirituale
Fabio Colagrande – Città del Vaticano
“C’è bisogno di gettare la luce della speranza nelle tenebre dell’umano, dell’individualismo e dell’indifferenza. Aiutateci a intravedere la luce, la bellezza che salva”. Simone Cristicchi, cantautore, scrittore, attore e regista, era nella Cappella Sistina nel giugno 2023 quando Papa Francesco rivolse questo ai rappresentanti del mondo dell'arte. Quasi due anni dopo, mentre a Roma si celebra il "Giubileo degli artisti e della cultura", si trova a Sanremo, per partecipare alla 75ma edizione del Festival della canzone italiana, con il brano "Quando sarai piccola". Una canzone che descrive in poesia la trasformazione del rapporto di amore tra una madre e suo figlio quando l'età e la malattia avanzano. “Nel momento in cui si sgretola davanti ai nostri occhi un punto di riferimento, come può essere una madre o un padre - riflette il cantante ai nostri microfoni - c'è anche una buona dose di sofferenza che dobbiamo trasformare in bellezza”.
Salvare la bellezza
"Io credo che non sia la bellezza che salverà il mondo, ma siamo noi in prima persona che dobbiamo salvare la bellezza", spiega Cristicchi nel secondo episodio del podcast di Radio Vaticana Pope "Specchi", raccontando come la speranza giubilare si rifletta nelle sue canzoni e nei suoi spettacoli. “Lo scopo dell'arte, in generale, dovrebbe essere quello di riconnetterci alla frequenza madre, alla parte più autentica in noi”. “Io sento molto la forza spirituale della musica. Ci può essere anche la musica di intrattenimento – aggiunge - che oggi va per la maggiore, ma non dobbiamo dimenticare che la musica nasce per uno scopo molto più alto”.
Bisogna crearsi degli eremi metropolitani
L'artista romano, che dopo cinque anni di silenzio discografico ha pubblicato nel giugno 2024 l'album “Dalle tenebre alla luce”, parla anche del suo personale “pellegrinaggio” spirituale cominciato con un rapporto difficile con la Chiesa cattolica e maturato poi, in positivo, attraverso la frequentazione di conventi di clausura ed eremi francescani in Umbria, luoghi di meditazione e di silenzio. “Credo che ci sia una grande domanda di silenzio, di riflessione, di contemplazione che si contrappone al frastuono del nulla che avanza”. Una conferma la trova nelle tante presenze ai suoi più recenti spettacoli: sia “Franciscus” dedicato a San Francesco d’Assisi, sia il “Concerto mistico” dedicato a Battiato insieme alla cantautrice Amara. “Secondo me - aggiunge - dovremmo ritagliarci ogni giorno dei momenti di pace anche all'interno delle metropoli, crearci dei nostri eremi metropolitani. Cioè trovare uno spazio all'interno delle nostre giornate dove poter ricontattare quella parte più intima che è in noi e che ha bisogno di nutrimento, così come il nostro corpo”.
La potenza della fragilità
Se c’è un filo rosso nella produzione artistica di Cristicchi, oltre a quello della ricerca interiore, è poi sicuramente l’attenzione per gli ultimi, i diseredati, quelli che Papa Francesco chiama gli scartati. Già nel 2003 con il secondo singolo “Studentessa universitaria” - allora rifiutato a Sanremo - mostra un’attenzione per i temi sociali e le figure dimenticate dalla società. Poi il trionfo alla 57ma edizione del festival con il brano “Ti regalerò una rosa” frutto di un viaggio tre gli ospedali psichiatrici d'Italia. Nel 2010 con “Li romani in Russia” racconta l’orrore della guerra attraverso la voce di chi l’ha vissuta in prima persona e nel 2103 con il musical “Magazzino 18”, il dramma delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. "Dovremmo superare questo senso di superiorità - afferma nel podcast - perché il fragile, l'emarginato, lo scartato ha una potenza in sé enorme. Perché è uno specchio, è lo specchio di chi siamo, è una parte di noi che viene riflessa. E quindi se crediamo che davvero nell'altro c'è una parte di noi e che noi stessi siamo gli altri, non possiamo che aiutarci a vicenda e riscoprire questo senso di solidarietà per gli ultimi".
Siamo fatti di memoria
La coincidenza fra la nuova partecipazione di Simone Cristicchi al Festival di Sanremo e il Giubileo degli artisti in corso a Roma dal 15 febbraio non permetterà al cantante di partecipare in quei giorni, con altri colleghi, al rito del passaggio per la Porta Santa di San Pietro. Ma è un rito che lo colpisce: “Lo guardo con attenzione e credo che la sacralità sia importante, sia da riscoprire nella nostra vita”. “Anche il senso del rito, del rituale, ha qualcosa di magico, di ancestrale, che serve in qualche modo a riconnetterci a un qualcosa di molto antico che è presente in noi. Noi siamo esseri stratificati, siamo fatti di memoria e il rituale, se vogliamo, è qualcosa che attiene alla nostra società ed è anche un modo per esorcizzare la paura”.
Riconnetterci con la luce interiore
In chiusura dell’intervista, il musicista e teatrante Cristicchi riafferma la convinzione che il senso del suo mestiere vada oltre le classifiche e gli applausi. “Gli artisti, come ha detto il Papa nel 2023 nella Cappella Sistina, sono gli alfieri della bellezza, devono essere ‘profeti’ di bellezza e di poesia. Sento molto questa definizione, ed è stato un privilegio poter ascoltare le sue parole”. Per lui la musica e il teatro servono soprattutto a riconnetterci con la nostra luce interiore, a creare condivisione, attraverso la bellezza. In poche parole: a “rianimare la speranza”.
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