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L'interno del Bundestag di Berlino L'interno del Bundestag di Berlino  

La Germania al voto, tra economia in frenata e allarme sicurezza

Domenica 23 febbraio l'appuntamento delle elezioni anticipate, dopo la fine della coalizione di governo guidata da Olaf Scholz. Il Paese assiste attonito ad una lunga scia di attentatati. L’ultimo ieri pomeriggio vicino al memoriale dell’Olocausto di Berlino, dove un uomo con un coltello ha aggredito un turista spagnolo ferendolo gravemente. I partiti tradizionali si trovano a fronteggiare il rischio dell'ascesa dell'estrema destra di Afd

Valerio Palombaro - Città del Vaticano

La Germania si appresta al voto di domenica 23 febbraio, uno degli appuntamenti più importanti della sua storia recente, dopo una campagna elettorale molto tesa e per tanti versi inedita.

Il rischio dell'ascesa dell'estrema destra

Lo “spettro” che aleggia è quello di una breccia al Brandmauer, ovvero il “muro di fuoco” costituito dai valori democratici fondamentali che ha sempre impedito la formazione di una coalizione di governo con l’estrema destra. Una prospettiva sempre respinta in campagna elettorale dal grande partito di centro destra, l’Unione cristiano democratica (Cdu) che fu di Angela Merkel, ma che rimane comunque incombente visto che Alternative für Deutschland (Afd) viene dato dai sondaggi come seconda forza politica con circa il 20% dei consensi. Il Paese assiste attonito ad una lunga scia di attentatati. L’ultimo ieri pomeriggio vicino al memoriale dell’Olocausto di Berlino, dove un uomo con un coltello ha aggredito un turista spagnolo ferendolo gravemente.  In serata è stato arrestato il presunto aggressore, un giovane richiedente asilo siriano.

Il ruolo degli Usa

 A gettare benzina sul fuoco l’endorsement di alcuni esponenti dell’amministrazione Usa guidata da Trump. «Solo l’Afd può salvare la Germania», ha scritto ieri su X Elon Musk, postando le immagini dell’accoltellamento vicino memoriale della Shoah di Berlino. Ma anche il vicepresidente degli Stati Uniti, J. D. Vance, dal palco della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera, ha criticato la Germania osservando che a molti europei sembra non piacere «che qualcuno possa esprimere un’opinione diversa e votare in modo diverso. O peggio ancora, vincere le elezioni». Un appoggio implicito alla possibile ascesa dell’Afd, che paradossalmente ha ricreato un momento di sintonia tra i principali partiti tradizionali in Germania unitisi nel condannare queste ingerenze che minacciano “il cordone sanitario” a difesa dei valori democratici nazionali ed europei. 

La distanza tra Cdu e Spd

Ma le “ingerenze” a stelle e strisce sono state in realtà vissute in maniera assai diversa ai partiti tedeschi. La Cdu è largamente prima nei sondaggi, che la danno sopra il 30%, mentre il Partito socialdemocratico (Spd) del cancelliere Olaf Scholz è fermo poco sopra il 15%. Scholz sconta tutti i fallimenti della “coalizione semaforo”, formata dall’Spd con i Liberali e Verdi, un esperimento politico coinciso con una congiuntura storica “epocale” che ha visto Berlino recedere il tradizionale rapporto economico con Mosca (a partire dall’energia e dal gasdotto Nord Stream) e arrancare nel ruolo di “locomotiva” d’Europa. L’economia in difficoltà, insieme ai problemi legati alla sicurezza, sono stati anche i due temi centrali della campagna elettorale. Su questi ha puntato molto il candidato cancelliere della Cdu, Friedrich Merz, come testimonia quanto successo lo scorso 31 gennaio quando il partito ha forzato la mano avallando un inedito e controverso asse con l’Afd per far passare al Bundestag un disegno restrittivo in materia di immigrazione. Il tentativo è fallito per una “fronda interna” alla stessa Cdu: 12 deputati cristiano-democratici che non hanno sostenuto la mozione, sulla scia delle parole della storica leader del partito Angela Merkel riapparsa in pubblico per criticare ogni asse con l’estrema destra. Merz — dopo aver respinto le accuse piovute da più parti di aver creato un precedente aprendo alle alleanze con l’estrema destra — non sembra aver subito contraccolpi dalla vicenda.

I possibili scenari post elettorali

I sondaggi danno la Cdu saldamente al primo posto e Merz, pertanto, sarà con tutta probabilità il prossimo interlocutore degli Usa, divenuti lo scorso anno primo partner commerciale di Berlino e dalla fine della Seconda guerra mondiale “garanti” della loro sicurezza con oltre 34.000 soldati di stanza sul territorio tedesco. In questo senso le voci che arrivano da Washington non possono essere ignorate.L’incognita principale del voto è legata al rebus delle alleanze post elettorali. Merz ha chiesto un mandato forte proprio per contrastare l’ascesa dell’estrema destra. Una rievocazione delle Große Koalition — le larghe coalizioni dell’epoca merkeliana, ad includere nello stesso governo Cdu e Spd — sarebbe lo scenario privilegiato. Ma rimane da capire, oltre che il funzionamento di queste intese alla luce dei nuovi scenari, quali saranno i partner da includere. Nel nuovo Bundestag potrebbero entrare ben sette partiti: oltre Cdu, Afd e Spd, possono superare la soglia di sbarramento anche Die Linke, l’estrema sinistra di Bsw, i liberali e i Verdi. Merz rischia così di doversi sedersi al tavolo non solo con l’Spd, ma anche con i Verdi o i Liberali. E tentare un’alleanza a tre, finita male per Scholz, in un Paese che è stato pienamente efficiente dal punto di vista politico solo con coalizioni di governo bipartitiche.

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22 febbraio 2025, 14:24