Israele, identificati i corpi dei bimbi Bibas ma il terzo non è della madre
Paola Simonetti – Città del Vaticano
Si complica l’attuazione dell’accordo di tregua a Gaza, che ieri, giovedì 20 febbraio, ha visto la consegna da parte di Hamas dei corpi di quattro ostaggi israeliani deceduti, fra cui dovevano esserci, fra gli altri, i resti di Shiri Bibas e i suoi due piccoli, Ariel e Kfir. Il corpo della donna, però, apparterebbe a un’altra persona, secondo quanto rilevato dagli specialisti dell’istituto forense di Tel Aviv che, per ora, non sono stati in grado di definire la vera identità della salma rinvenuta in una delle quattro bare. Confermate invece le identità dei due bambini, che, secondo Israele, sarebbero stati uccisi dal gruppo islamico palestinese durante il primo mese di detenzione dopo il sequestro. "Agiremo con determinazione per riportare a casa Shiri insieme a tutti i nostri ostaggi, sia vivi che morti - ha commentato il premier israeliano Netanyahu-, e per garantire che Hamas paghi l'intero prezzo per questa crudele e feroce violazione dell'accordo".
Attacchi a Tel Aviv
Ma ieri è stato anche il giorno in cui Israele è stato colpito da tre tentativi di attentato, con l’esplosione di tre bus nei parcheggi di pertinenza a Tel Aviv, per fortuna senza vittime. Altri due ordigni sono stati trovati e disattivati a Bat Yam e Holon. Attacchi che l'esercito israeliano attribuisce a terroristi provenienti dalla Cisgiordania, dove il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, come risposta ha ordinato l’avvio di una vasta operazione preventiva antiterrorismo. La polizia israeliana, nella serata di ieri aveva reso noto di essere al lavoro per cercare di localizzare altre bombe nell'area di Tel Aviv, esortando la popolazione a porre la massima attenzione a "ogni borsa o oggetto sospetto".
Paesi arabi a confronto su Gaza
Oggi l’atteso incontro dei leader dei Paesi arabi a Riad, in Arabia Saudita, il cui focus è il futuro della Striscia nella fase postbellica e, in particolare, la questione palestinese: sul tavolo un possibile piano che si discosti completamente da quello proposto dal presidente Usa, Donald Trump, e sostenuto dal premier israeliano, Benjaim Netanyahu, che prospetta una Striscia trasformata in Riviera del Medio Oriente sotto il controllo degli Stati Uniti, senza Hamas né Autorità Nazionale Palestinese. Negli sforzi annunciati per il summit di Riad, ci sarebbe invece l’obiettivo di proporre un progetto alternativo che possa garantire i diritti della popolazione palestinese. Sullo sfondo, una piena ricostruzione dell’area in grado di produrre pace stabile e duratura.
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