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Un momento della prima serata del Festival di Sanremo (11 febbraio, Ansa). Un momento della prima serata del Festival di Sanremo (11 febbraio, Ansa).

Sanremo, quando il Festival sa cantare la speranza

In occasione della celebre competizione canora ligure, ripercorriamo i testi di alcune canzoni vincitrici in cui riaffiora la virtù al centro del Giubileo 2025

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Sono questi i giorni in cui le note e i ritornelli delle canzoni in gara al Festival di Sanremo entrano nelle case e, non di rado, nella memoria collettiva travalicando epoche e confini territoriali. L’epopea di questa tradizionale kermesse, in grado di tramutarsi in un prestigioso palcoscenico internazionale, è scandita da strofe semplici ed orecchiabili, melodie sofisticate, canti armoniosi e ritmi incalzanti che si alternano, non senza aspre critiche o larghi consensi, tra svariati abiti di scena e generi musicali. Il tema dominante è l’amore, declinato in molteplici sfaccettature e raccontato con spartiti che passano dal linguaggio poetico a quello più popolare. Ripercorrendo i testi proposti nel corso delle 75 edizioni del Festival, si trovano anche molti spunti che ritraggono la quotidianità, riaprono capitoli di storia, colorano paesaggi scolpiti nella memoria di bambini diventati grandi interpreti. Spiccano nella storia della canzone italiana sbocciata dalla riviera ligure anche brani sull’attualità, sulle ingiustizie sociali, sui grandi dolori che si intersecano con lo scorrere della vita. E soprattutto non manca, anche tra le canzoni vincitrici a Sanremo, il riferimento al cardine di questo Giubileo: la speranza.

La speranza in una colomba

Nel 1952, vince la seconda edizione del Festival la canzone Vola Colomba, interpretata da Nilla Pizzi. Questo brano sembra semplicemente, ma non banalmente, descrivere i tormenti di un amore. Tra le strofe si possono scorgere, in realtà, pagine di storia legate alla seconda guerra mondiale. “Dio del Ciel, se fossi una colomba vorrei volar laggiù dov'è il mio amor che inginocchiata a San Giusto prega con l'animo mesto. Fa' che il mio amore torni, ma torni presto”. Il riferimento alla basilica di San Giusto Martire si intreccia con la delicata situazione, in quel frangente storico, di Trieste e con una speranza: quella di ritrovare una autentica pace, simboleggiata dalla colomba bianca, per quella città divisa nel dopoguerra in due zone, una sotto il controllo militare occidentale, l’altra sotto il comando jugoslavo.  Una speranza che il 26 ottobre 1954, con il ritorno di Trieste all’Italia, sfocia nell’epilogo, sospirato nella canzone, che segna la fine di una lunga controversia diplomatica.

Nel blu dipinto di blu

Un altro brano in cui riecheggia la speranza è la canzone Aprite le finestre. È un inno alla stagione della speranza, la primavera, ed una esortazione ad aprirsi a nuovi sogni. “Aprite le finestre al nuovo sole. È primavera, è primavera”, canta Franca Raimondi nel 1956. Due anni dopo, Domenico Modugno e Johnny Dorelli interpretano una canzone iconica, Nel blu dipinto di blu. Il brano ha la straordinaria forza di una poesia in cui si fondono il sogno, il volo nel cielo infinito e il desiderio di libertà. Le parole di questa melodia senza tempo sembrano ali di speranza che, anche oggi, le nuove generazioni fanno risuonare in un inconfondibile fischiettio che si salda con la quotidianità.

Si può dare di più

Nel 1987 vince la canzone Si può dare di più, interpretata da Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi. È un inno alla solidarietà e le parole sono un invito che interpella direttamente il cuore: “la guerra, la carestia non sono scene viste in Tv e non puoi dire lascia che sia perché ne avresti un po' colpa anche tu”. La speranza di costruire un mondo migliore non è una utopia ma un impegno possibile per tutti: “Si può dare di più senza essere eroi”. La speranza, in fondo, si scorge anche nella nostalgia del brano cantato nel 1992 da Luca Barbarossa e intitolato Portami a ballare. Si fonde con il desiderio di danzare con la madre, di ballare “uno di quei balli antichi che nessuno sa fare più”. Le parole di questa canzone fanno riflettere sull’amore tra madre e figlio che supera anche il vuoto, l’assenza: “io ti sento sempre accanto. Anche quando non ci sono”.  

La speranza in una rosa

Nella canzone d’amore Vorrei incontrarti fra cent’anni la speranza è “un faro che brilla in mezzo alla tempesta” e non si esaurisce ma è capace di abbracciare anche un orizzonte lontano.  “Tu pensa al mondo fra cent’anni, ritroverò i tuoi occhi neri tra milioni di occhi neri, saran belli più di ieri”, cantano Ron e Tosca nel 1996. Il brano Angelo, interpretato nel 2005 da Francesco Renga, è una dedica alla figlia appena nata. Dalla melodia si sprigiona la speranza che un angelo si prenda cura della piccola e la guidi tra gli ostacoli della vita. “Angelo, prenditi cura di lei. Lei non sa vedere al di la di quello che dà”. La lettera d’amore scritta tra gli spazi di un manicomio da un uomo con problemi psichiatrici è poi lo sfondo del brano Ti regalerò una rosa cantato nel 2007 da Simone Cristicchi. Anche in quell'ambiente triste e disperato non si può rinchiudere la speranza. Anche in un manicomio sboccia un amore: “Ti regalerò una rosa. Una rosa rossa per dipingere ogni cosa”.

’eԳ

La speranza è anche quella di riscoprire le cose veramente importanti. In questa direttrice si muove la canzone ’eԳ interpretata nel 2013 da Marco Mengoni. Il brano è una dedica d’amore alla persona amata: “E mentre il mondo cade a pezzi io compongo nuovi spazi e desideri che appartengono anche a te che da sempre sei per me l’essenziale”. Per andare avanti e per sperare, sembra suggerire la canzone, bisogna saper tornare alle origini ed essere anche capaci di ammettere i propri errori. Nel 2020 la canzone vincitrice, interpretata da Diodato, è intitolata Fai rumore. Il brano è una esortazione a dare voce alla propria umanità. L’importante è farsi sentire, altrimenti in una storia d’amore può prendere il sopravvento “un silenzio innaturale”. Fare rumore, in questo senso, sembra uno dei molteplici profili della speranza: è esprimere la propria umanità, non chiudersi in sé stessi.

Tracce di speranza

In questa 75.ma edizione del Festival di Sanremo il ventaglio di parole e di musiche è molto ampio. Tra i brani in gara il tema dominante è ancora una volta quello dell’amore. Ma a questo filo conduttore si affiancano altre riflessioni, tra cui quelle sul senso dell’esistenza, sul rapporto con i genitori anziani, sull’incoscienza giovanile. Non è facile prevedere il titolo del brano che si imporrà quest’anno. È invece possibile attendersi che anche nella canzone vincitrice di questo 2025 si potranno scorgere segni di speranza. In fondo ci sono sempre tracce di speranza, non solo nelle canzoni.  Nel mondo ci sono sempre occhi pieni di speranza. Guardare al futuro con speranza - scrive Papa Francesco nella  - equivale anche ad avere una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere”. L’uomo è dunque chiamato a guardare, ad ascoltare e a cantare il futuro con speranza.

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12 febbraio 2025, 12:34