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Israeli hostage Arbel Yehud released in Khan Younis

Gaza, Hamas libera altri ostaggi. Tel Aviv rilascerà 110 prigionieri palestinesi

Il movimento islamista palestinese ha consegnato tre israeliani e 5 thailandesi. Critiche di Israele per le modalità del rilascio, definite “immagini dell’orrore” in un messaggio inviato ai mediatori del Qatar

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È stata la soldatessa Agam Berger il primo degli ostaggi liberati oggi a Gaza, in cambio del rilascio di 110 prigionieri palestinesi in Israele. Il movimento islamista palestinese Hamas ha consegnato stamani la giovane israeliana — detenuta nella Striscia dal 7 ottobre 2023 — alla Croce rossa: l’operazione è avvenuta nel campo di Jabalia, nel nord. Berger, vestita con un’uniforme verde militare, è stata scortata da combattenti palestinesi tra le macerie di un edificio distrutto ed è poi stata condotta su un palco allestito dai miliziani, da dove ha salutato la folla radunatasi tutt’attorno, tra decine di uomini armati e con il volto coperto. Al momento della liberazione ha tenuto in mano il cosiddetto certificato di rilascio consegnatole da Hamas. Quindi il trasferimento su un’auto degli operatori umanitari, successivamente la consegna alle Forze di difesa israeliane (Idf) e l’arrivo in Israele per i primi accertamenti medici e l’abbraccio con la famiglia. Berger, rimasta nelle mani di Hamas per 482 giorni e rilasciata in base all’accordo mediato da Staiti Uniti Egitto e Qatar, era stata catturata insieme ad altre cinque commilitoni, poco dopo essere arrivata alla propria base al confine con Gaza.

Il rilascio a Khan Yunis

Stesse scene si sono ripetute a Khan Yunis, nel sud, per la consegna dei due civili, l’agronomo Gadi Mozes e l’israelo-tedesca Arbel Yehud. Prima della liberazione le Brigate Al Quds, l’ala militare della Jihad islamica, avevano pubblicato un video con l’incontro e l’abbraccio fra i due, 80 anni lui, 29 lei, ripresi in abiti civili in un luogo non precisato. I convogli della Jihad islamica, alcuni dotati anche di mitragliatrici pesanti, procedendo a fatica per via di un’enorme folla di miliziani e civili, hanno portato gli ostaggi nel punto d’incontro scelto simbolicamente dai combattenti: davanti alle rovine della casa dell’ex leader di Hamas, Yahya Sinwar, ucciso in un raid israeliano ad ottobre scorso. Lì i due — in momenti concitati e confusi — sono stati costretti a camminare pressati dalla gente, sempre circondati dagli uomini di Hamas. Quindi sono stati consegnati alla Croce Rossa. Successivamente, il passaggio alle autorità israeliane, che hanno criticato le modalità del rilascio di Yehud e Moses, parlando di “immagini dell’orrore” in un messaggio inviato ai mediatori del Qatar.
Sempre a Khan Younis, sono stati rilasciati anche i cinque lavoratori thailandesi, la cui liberazione era pure in programma oggi.

La liberazione dei prigionieri palestinesi

Tutte le fasi di questa intensa giornata sono state seguite a Tel Aviv, nella cosiddetta piazza degli ostaggi, da migliaia di israeliani e familiari dei rapiti, com’è successo per le precedenti liberazioni e si prevede accada per il rilascio in programma sabato di altri tre ostaggi. A loro si è unito stamani anche l’inviato statunitense, Steve Witkoff. In giornata è attesa inoltre la liberazione di 110 prigionieri palestinesi, tra cui 30 condannati per omicidio ma anche molti in detenzione amministrativa, che Israele scarcererà in cambio degli ostaggi. Alcuni dei detenuti saranno traferiti in Egitto. Il resto dei prigionieri tornerà nella Striscia di Gaza e a Gerusalemme Est. L’Idf ha fatto sapere di aver effettuato diversi arresti preliminari nei territori palestinesi della Cisgiordania, come “parte” della preparazione per il rilascio dei detenuti palestinesi nel quadro dell’accordo di tregua a Gaza: i militari hanno riferito che sono stati arrestati anche palestinesi identificati come fomentatori di disordini. Ieri 18 palestinesi erano stati uccisi e altri 60 arrestati a Jenin e Tulkarem, mentre un raid israeliano nel villaggio di Tamun aveva provocato la morte di 7 persone, secondo la Mezzaluna rossa.

Il rientro degli sfollati

Continua al contempo il ritorno degli sfollati nel nord della Striscia di Gaza: secondo l’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) da lunedì oltre 376.000 abitanti sono arrivati nella parte settentrionale della Striscia, mentre per Hamas, i numeri sono più alti e superano le 500.000 persone. Da oggi infine rimangono chiusi gli uffici a Gerusalemme dell’agenzia delle Nazioni Unite dedicata esclusivamente ai rifugiati palestinesi, dopo che la Knesset ha approvato da tempo la legge che vieta le attività dell’organizzazione sul territorio israeliano e impedisce qualsiasi cooperazione.

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30 gennaio 2025, 13:37