Guterres: caos climatico e sviluppo incontrollato dell’AI rischi per l'umanità
Roberto Paglialonga – Pope
È andato al di là dell’analisi delle sole tensioni geopolitiche globali degli ultimi tre anni il segretario generale dell’Onu, nel suo intervento al World Economic Forum in corso a Davos. Antonio Guterres ha sottolineato la convinzione che ci sia una parte giusta della storia nella quale stare, ovvero “quella di chi non guarda indietro e investe nelle energie pulite e rinnovabili”; espresso ottimismo verso i risultati della scienza e verso la consapevolezza delle nuove generazioni sulle sfide del futuro; ma ha anche messo in luce le minacce globali per l’umanità, come appunto la crisi e il caos climatici e lo sviluppo senza regole dell’AI.
Stop agli investimenti sui combustibili fossili
“Puntare ancora sui combustibili fossili non ha senso: la nostra dipendenza da questi è un mostro di Franknestein che non risparmia niente e nessuno”, ha detto, “mentre non c’è dubbio che le energie pulite siano le più sicure e le meno costose su cui investire: non possiamo tornare indietro. Chi lo fa sta dalla parte sbagliata”.
L’AI tra opportunità e rischi
Le tecnologie dell’intelligenza artificiale, “se da un lato consentono molti vantaggi, dall’altro creano preoccupazioni in termini di lavoro, diseguaglianze che possono generarsi a causa delle differenti possibilità di accesso per i diversi Paesi, rischi per il loro utilizzo negli scenari di guerra. L’AI deve servire l’umanità, non il contrario”, ha aggiunto.
Le tensioni in Medio Oriente
Quanto alle tensioni geopolitiche, su Gaza va riconosciuto “il grande contributo da parte di una robusta diplomazia di Donald Trump”. In Medio Oriente, ha spiegato, dove “la grande incognita rimane al Siria”, il sistema si sta ridisegnando: “tra Israele e Palestina c’è una soluzione win-win, ovvero che la tregua nella Striscia sia mantenuta, la pace diventi stabile e si riconosca come possibile la soluzione dei due Stati”, ma il rischio è anche “il desiderio di annessione della Cisgiordania” da parte di Tel Aviv; poi “è necessario che l’Iran chiarisca di voler rinunciare all’arma nucleare”. Mentre in Siria, per evitare “una frammentazione i nuovi governanti devono arrivare a tradurre nella realtà le promesse fatte circa un governo inclusivo e tollerante”.
Il ruolo delle Nazioni Unite
Le Nazioni Unite hanno un ruolo fondamentale all’interno della comunità internazionale. Ma “hanno oggi un problema di legittimità e rappresentanza”, ha ammesso Guterres. Nel Consiglio di sicurezza, per esempio, “tra i cinque membri permanenti ce ne sono ancora tre europei: una situazione che non ha più senso nel mondo attuale e necessita una riforma”.
Il discorso di Ursula von der Leyen
Del ruolo dell’Europa nel contesto globale ha naturalmente parlato, ieri, la presidente della Commissione Ue, puntando l’attenzione sugli aspetti della competitività. Ursula von der Leyen ha sottolineato che “l'Ue deve cambiare marcia per crescere", e la prossima settimana Bruxelles presenterà la “Bussola per la competitività”, che nasce dal report di Mario Draghi: una roadmap volta a ridurre il gap sull'innovazione, accelerare sulla decarbonizzazione, aumentare la produttività, semplificare le regole, stoppare la fuga dei cervelli. Mentre sul commercio, “siamo pronti a negoziare, saremo pragmatici, ma sempre fedeli ai nostri valori”, ha detto riferendosi agli annunci in materia di dazi fatti da Washington.
Zelensky: serve una difesa europea comune
Non solo economia, però. Il continente europeo, ha dichiarato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, “deve capire che cosa succederà con gli Usa, e quale ruolo vuole avere perché la minaccia della Russia è vicina". Infatti, è il suo allarme, "i soldati nordcoreani sono più vicini a Davos che non a Pyongyang". L'Europa, quindi, “deve a consolidarsi come global player forte", anche costruendo “insieme i nostri sistemi di difesa aerea, come missili da crociera e balistici”. L’Europa ha bisogno “di una politica di difesa comune: tutti devono spendere di più in difesa”, anche fino al 5% del pil come chiede il neopresidente Usa Trump, ha concluso
L’attenzione ai Paesi emergenti
Attenzione ai Paesi emergenti è stata rivolta da Cyril Ramaphosa, capo di Stato del Sudafrica, che avrà la prossima presidenza del G20, che ha chiesto “un 'new deal' per mettere insieme crescita e transizione energetica e ambientale", e una serie di azioni da compiere per “garantire il pieno rispetto dei diritti e delle libertà a tutti i popoli nel mondo, senza lasciare nessuno indietro”. Anche “investimenti e scambi devono offrire maggiori opportunità di sviluppo agli ultimi”: per esempio, per una “gestione equa dell'estrazione delle risorse minerarie critiche e per la decarbonizzazione delle nostre economie”.
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