Biennale Arti Islamiche 2025, occasione di dialogo interculturale
Fabio Colagrande – Città del Vaticano
“Nel mondo d’oggi, che spesso dimentica l’Altissimo o ne offre un’immagine distorta, i credenti sono chiamati a testimoniare la sua bontà, a mostrare la sua paternità mediante la loro fraternità”. Sono parole pronunciate da Papa Francesco il 6 marzo del 2021 durante in Iraq, e sintetizzano bene il suo magistero nell’ambito del dialogo con l’Islam. Già nell’ il Papa sottolineava quanto sia “ammirevole vedere come giovani e anziani, donne e uomini dell’Islam sono capaci di dedicare quotidianamente tempo alla preghiera e di partecipare fedelmente ai loro riti religiosi”. Si può leggere nel contesto di questo appello alla promozione comune della religiosità autentica e della fraternità, la collaborazione fra gli organizzatori dell’imminente seconda Biennale delle Arti Islamiche, in Arabia Saudita, e la Biblioteca Apostolica Vaticana.
Porta d'ingresso alla Mecca
La Biblioteca del Papa è infatti una delle trenta istituzioni internazionali invitate a partercipare all’appuntamento che - per iniziativa della Fondazione Biennale di Diriyah - si terrà dal 25 gennaio al 25 maggio 2025 a Jeddah, città sulle sponde del Mar Rosso che da secoli rappresenta un punto di snodo per lo scambio culturale, presso il Western Hajj Terminal dell’aeroporto internazionale King Abdulaziz, luogo che funge da porto d'ingresso per milioni di pellegrini in viaggio verso la Mecca e Medina.
"And all that is in between"
Il tema scelto per questa seconda edizione, che punta a superare gli oltre seicentomila visitatori di quella del 2023, è un versetto che ricorre più volte nel Corano, “and God created the Heavens and the Earth and all that is in between”, frase che si riferisce alla creazione e permette di esplorare i diversi modi in cui la fede si esprime nella civiltà islamica, attraverso un percorso coinvolgente dal punto di vista estetico e spirituale. Più di venti gli artisti partecipanti, provenienti dall’Arabia Saudita, dalla regione del Golfo e da altri paesi - tra questi anche l’italiano Arcangelo Sassolino - per un appuntamento artistico che - riunendo i prestiti delle principali istituzioni d'arte islamica del mondo, da Tunisi a Tashkent, da Timbuctù a Yogyakarta - vuole esplorare la dimensione esperienziale della fede, accostando opere contemporanee a oggetti storici delle culture islamiche, tra cui mappe, strumenti astronomici e gioielli. Sette le sezioni distribuite in cinque sale e spazi esterni, oltre cinquecento oggetti e opere in mostra, per oltre centomila metri quadrati di spazio espositivo.
Un palcoscenico per gli artisti sauditi
Oggetti religiosi e opere d'arte sono stati prestati da istituzioni prestigiose come il Louvre di Parigi, il Victoria and Albert Museum di Londra e da collezioni dedicate specificamente alle arti e alle culture islamiche come il Museo d'Arte Islamica di Doha e l'Istituto dei Manoscritti di Türkiye, a Istanbul. La Biennale riunisce le principali istituzioni dell'Arabia Saudita e dà inoltre ai visitatori la possibilità di vedere oggetti e opere d'arte provenienti dai siti sacri della Mecca e di Medina. Offre perciò un palcoscenico globale agli artisti sauditi e al contempo porta in Arabia Saudita artisti provenienti da tutto il mondo. Si tratta di un’iniziativa culturale che - come spiegano gli organizzatori - “in questo momento storico di evoluzione e crescita dell'Arabia Saudita” punta, allo stesso tempo, a favorire lo scambio e il dialogo con le comunità internazionali e affermare il Paese come importante centro culturale. Una strategia che rientra, dal punto di vista geopolitico, nel programma “Saudi Vision 2030” promosso dal regno arabo per ridurre la propria dipendenza dal petrolio e diversificare l'economia.
L'Islam non è solo Arabia Saudita
“Non vogliamo che le persone pensino che l'arte e la cultura islamica, non importa quanto siano incredibili e sorprendenti - e alcuni degli oggetti in mostra sono sorprendentemente belli - appartengano solo al passato”, ha spiegato a Pope Abdul Rahman Azzam, direttore artistico della Biennale d'arte islamica del 2025. “Vogliamo che ci pensino nel presente e, si spera, nel futuro”. “Il punto principale è per noi mostrare la diversità della cultura islamica”. “Quando parliamo dell’Islam - spiega ancora - spesso pensiamo solo alla cultura islamica araba. Con la Biennale vogliamo mostrare che mentre il messaggio islamico si diffondeva, che fosse in Indonesia o nell'Africa occidentale, è entrato in contatto con tradizioni e pratiche locali, e questi individui a cui l'Islam è arrivato, a migliaia di miglia di distanza dalla Mecca, hanno interpretato, compreso la fede e la cultura islamica a modo loro, l'hanno arricchita e poi l'hanno restituita”. “Quindi è importante per noi dimostrare che esiste un'interazione interessante e sottile tra la diversità e la sacra unità che è al centro di questa diversità”.
Una mostra diversa dalle altre
“Altro aspetto interessante - spiega il dott. Abdul Rahman Azzam - è che il profilo delle persone che vengono a Jeddah per vedere questa Biennale, che durerà quattro mesi, è diverso da quello di chi, in altre parti del mondo, è abituato ad andare nei musei e alle mostre. La cultura museale in Arabia Saudita sta crescendo velocemente, ma non c'è ancora una vera tradizione di questo tipo. Si tratta principalmente di persone che sono in viaggio verso la Mecca o che dopo aver terminato il pellegrinaggio, sulla via del ritorno a casa, avranno l'opportunità di ammirare qui alcuni incredibili oggetti, testimonianze di arte e cultura”. “La stragrande maggioranza dei visitatori sa leggere l’arabo e quindi, pur non avendo una preparazione accademica, sarà in grado di decifrare alcuni degli straordinari manoscritti in mostra, non solo il Corano, ma anche manoscritti sull'astronomia, la matematica, la filosofia e la teologia, magari di mille anni fa”. “Quando questi visitatori vengono, e li abbiamo osservati nella Biennale del 2023 - spiega il direttore artistico - c'è un senso di orgoglio, c'è la comprensione che questi oggetti storici che stanno guardando, fanno parte di una tradizione viva che continua nel presente e nel futuro”. “Direi che è un modo per rendere vive Jeddah e l'Arabia Saudita, mostrando ai pellegrini che passano di qui, la diversità del mondo musulmano, e quanto sia rilevante ancora oggi”.
La cultura unisce le persone
“Un altro obbiettivo di questa Biennale 2025 - spiega ancora Abdul Rahman Azzam - è raggiungere il mondo non musulmano, sia in Oriente che in Occidente. Siamo convinti infatti che quando si tratta di arte, bellezza e verità, i pilastri fondamentali dell'arte e della cultura islamica, non ci siano distanze cronologiche o confini”. “L'arte e la cultura cercano la verità e quindi trascendono qualsiasi limitazione geografica e attraversano le frontiere: dall'India, al mondo islamico, all'Europa. Siamo convinti che collaborazioni come questa aiutino a comprendere come la cultura sia davvero un modo per unire le persone in modo armonioso”.
Quando arte e cultura creano ponti
Il direttore artistico della Biennale delle Arti Islamiche del 2025 sottolinea infine il valore della partecipazione della Biblioteca Apostolica Vaticana all’appuntamento di Jeddah. “Quando abbiamo iniziato a pensare a questa Biennale, due anni fa, avere il Vaticano con noi era una priorità. Siamo consapevoli che questa istituzione abbia raccolto, nel corso dei secoli, un tesoro estremamente ricco di manoscritti e altri oggetti riguardanti il ??mondo islamico. Avere a che fare con la Biblioteca del Papa è stato per noi un’esperienza bellissima perché ti relazioni con un'istituzione che non ragiona in termine di anni o decenni, ma di secoli. Quindi un’istituzione che ha uno spessore e una profondità unici”. “Immagino che per loro - riflette il dott. Abdul Rahman Azzam - venire in Arabia Saudita, avvicinarsi alla Mecca, sia un atto simbolico estremamente potente e positivo. Nel periodo travagliato che viviamo è notevole che istituzioni così importanti si uniscano per esplorare la comunanza di arte e cultura che ci legano”. Un’affermazione che conferma come ogni credo religioso sappia essere fonte d’ispirazione per l’arte e, al contempo, l’estetica della fede e della spiritualità siano in grado di unire persone di paesi e tradizioni diverse.
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