Beni confiscati alle mafie, il sostegno delle associazioni del terzo settore
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
Nell’ultimo anno c’è stato un impulso alla gestione dei beni confiscati alle mafie, un tema che anche Papa Francesco aveva toccato un paio di settimane fa in un messaggio all'Associazione "Libera", in occasione di un convegno ospitato in Vaticano Ed è in crescita anche il riutilizzo da parte di enti del terzo settore, di associazioni, che hanno lo scopo di dare una chance di rinascita a tutta una serie di territori dove purtroppo le mafie sono ancora presenti. Un esempio di ciò è la Fondazione con il Sud, che ha dato il via a otto nuovi progetti in 12 beni confiscati.
Aumentano i beni trasferiti all'Anbsc
L’ultimo rapporto dell’Anbsc, Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, rileva che nel 2023 c'è stato un incremento della capacità “destinatoria†dell’Agenzia, cresciuta del 57% rispetto all’anno precedente. Sicilia, Campania e Calabria sono le prime tre regioni per immobili sequestrati. C’è da aggiungere che sono ben 1.065 i soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, il 7% in più rispetto allo scorso anno, addirittura il 36% in più in cinque anni. Nei fatti, però Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, presieduta da don Luigi Ciotti, fa notare che “servono strumenti sempre più precisi e sistematizzati per gestire il grande numero di beni immobili e di aziende confiscate, per poter trasformare questo patrimonio in vera opportunità per il Paeseâ€.
L'apporto della Fondazione con il Sud
Fondamentale quindi è avviare il riutilizzo di questi beni. Grazie alla Fondazione con il Sud, 12 fabbricati e terreni confiscati saranno restituiti alla collettività tramite otto nuovi progetti selezionati con la quinta edizione del bando Beni Confiscati. Quattro di queste iniziative saranno avviate in Campania (province di Napoli e Salerno); due in Calabria (Catanzaro e provincia di Reggio Calabria); una in Sicilia (provincia di Catania); una in Sardegna (provincia di Nuoro) e saranno finanziate con oltre 3 milioni di euro complessivi. Per Gaia Renzi, che si occupa delle attività istituzionali della Fondazione, “il bando è alla quinta edizione, a dimostrazione che su questo tema noi siamo molto sensibili. Ci basiamo su alcuni principi: diffusione della legalità, inclusione sociale, opportunità di lavoro, attraverso il riutilizzo di un bene confiscato che può diventare occasione di riscatto per un intero territorio. La maggior parte dei beni è in zone dove le mafie sono ancora presenti, e quindi l’obiettivo è riportare le comunità locali a vivere il bene che per anni è stato posseduto dal potere mafiosoâ€.
A Gioiosa Ionica nasce Lido don Milani
A Marina di Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria, nella Locride, sta per nascere Lido don Milani, uno stabilimento balneare confiscato nel tratto di costa jonica, noto come ‘Riviera dei gelsomini’, e che sarà trasformato in un lido accessibile e inclusivo, capace di offrire ai turisti e ai cittadini, oltre il classico servizio spiaggia, anche ristorazione. Francesco Rigitano è il referente per questa nuova iniziativa: “La legalità porta benessere e lavoro. Quella particella di terreno che una volta era della mafia oggi non lo è più. Dunque, c’è un riscatto anche sotto quel punto di vista. Il nostro progetto è stato possibile grazie alla collaborazione della Fondazione con il Sud, ma anche della Cei, grazie al cardinale presidente Matteo Zuppi, all’intervento della diocesi con il vescovo monsignor Oliva e della Caritas diocesana. Insomma, c’è un pacchetto di lavoro completo. E noi gestiamo anche altri beni confiscati intitolati a vittime dell’’ndrangheta, perché vogliamo ricordare chi è stato vittima della criminalità organizzataâ€.
In Campania la Casa dei Braccianti
In Campania a Giugliano in Campania, provincia di Napoli, si avvierà il progetto la “Casa dei Bracciantiâ€. Due villette confiscate saranno trasformate in un luogo di accoglienza, inclusione e contaminazione, grazie all’avvio di una duplice attività ricettiva: una parte dedicata all’ospitalità temporanea di braccianti agricoli stagionali e un’altra dedicata all’ospitalità turistica. Anche qui si tratta un progetto che vuole rilanciare un intero territorio, spiega la referente del progetto Maria Teresa Terreri che sottolinea: “C’è un lavoro che va avanti da anni con le cooperative che aderiscono a questo progetto per promuovere la partecipazione della cittadinanza e delle istituzioni. Non ci sentiamo delle mosche bianche. Fatto sta che nella struttura ci saranno incontri per raccontare la realtà di questa zona, le sue potenzialtà turistiche, ma anche l’esperienza dei beni confiscati alle mafieâ€.
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