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Il Segretario Usa Blinken col premier israeliano Netanyahu Il Segretario Usa Blinken col premier israeliano Netanyahu  (ANSA)

Blinken in Israele: necessario chiudere l'accordo su Gaza

È la nona volta che il Segretario di Stato Usa si reca in Medio Oriente da quando è scoppiata la crisi. Il numero delle vittime nella Striscia, secondo fonti di Hamas, avrebbe superato le 40mila. Continuano gli scontri anche in Cisgiordania. Andrea Avveduto di Pro Terra Sancta: incessante la diaspora dei cristiani

Alessandro Guarasci - Città del Vaticano

Ore convulse per il Segretario di Stato Usa Anthony Blinken in visita in Medio Oriente nella speranza di riuscire a raggiungere un accordo su Gaza. Stamattina Blinken ha incontrato il presidente israeliano Isaac Herzog e poi il premier Benjamin Netanyahu, con il quale ha avuto un colloquio di circa tre ore, svoltosi a porte chiuse presso la sede centrale del governo israeliano, a Gerusaleme Ovest, al quale è seguito un incontro allargato ai massimi esponenti della sicurezza israeliani. Alla sua nona missione in Medio Oriente dall'attacco del 7 ottobre, il capo della diplomazia americana spiega il mandato affidatogli dal presidente Biden: far sì che si raggiunga un accordo tra le parti, perché "è giunto il momento di farlo”.

Herzog: grosse responsabilità di Hamas

Secondo quanto riportato da Times of Israel, il presidente israeliano, nel ringraziare Stati Uniti, Egitto e Qatar per gli sforzi messi in atto, attribuisce ad Hamas la grande responsabilità nelle difficoltà a procedere con l'accordo, non negando al tempo stesso che resta la fiducia nella possibilità "di poter andare avanti nei negoziati tenuti dai mediatori".

Oltre 40mila i morti a Gaza

Ed è salito a 40.139 morti e 92.743 feriti il bilancio delle vittime palestinesi nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra. Lo ha annunciato oggi il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, precisando che sono 40 i decessi registrati nelle ultime 24 ore. L'aeronautica militare israeliana ha inoltre comunicato di aver eliminato colui che viene definito il "terrorista di Hamas" che ieri notte aveva lanciato razzi dal sud della Striscia verso Ein Hasholsha, un kibbutz nel deserto del Negev.

Cristiani in fuga

Sale la tensione anche in Cisgiordania. È morta la guardia giurata israeliana aggredita a colpi di martello. La vittima, Gidon Peri, un residente dell'insediamento di Kedumim, aveva 38 anni. Ed è emerso anche che l'uomo rimasto ucciso nell'esplosione di un ordigno che portava in uno zaino, ieri sera a Tel Aviv, fosse un palestinese della Cisgiordania. L'ennesima violenza da parte dei coloni israeliani contro un insediamento palestinese in Cisgiordania, qualche giorno fa, ha inoltre suscitato reazioni da parte della comunità internazionale, così come dei vertici del governo israeliano. Il livello di crisi nei villaggi è molto alto, lo testimonia Andrea Avveduto, responsabile comunicazione dell’associazione Pro Terra Sancta da Gerusalemme, che porta l'esempio di "Sebastia, villaggio palestinese vicino a uno degli insediamenti dei coloni più pericolosi, che sono aumentati tra l'altro nel luglio di quest'anno di cento unità per la decisione del governo Netanyahu". Avveduto spiega come i coloni siano in totale quasi settecento mila, di cui si stima mezzo milione siano armati. "E di tutto questo - è l'amara concousione - ne fa le spese anche la comunità cristiana, ormai ridotta a 50 mila persone. Ogni settimana ci sono famiglie cristiane che lasciano la Terra Santa per raggiungere i parenti ormai diffusi in tutto il mondo. È in corso una vera diaspora cristiana”.

Ascolta l'intervista ad Andrea Avveduto

 

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19 agosto 2024, 13:50