Medio Oriente, da Hamas il no al piano degli Stati Uniti
Roberta Barbi – Città del Vaticano
La possibilità per Israele di opporsi al numero e all’identità dei detenuti palestinesi da scambiare con gli ostaggi israeliani e la deportazione all’estero di questi stessi detenuti, nonché la perquisizione degli sfollati di Gaza che tornano alle loro case nel nord della Striscia. Sono queste alcune delle “condizioni inaccettabili” che avrebbero spinto Hamas a rifiutare l’ultima proposta ponte degli Stati Uniti che aveva l’obiettivo di riprendere i colloqui per una tregua. Il gruppo islamista, attraverso la stampa del Qatar, ha fatto sapere di aver già dimostrato flessibilità sulla tempistica del ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia, che avrebbe voluto avvenisse nella prima fase del cessate il fuoco.
Il sì di Israele alla proposta
La proposta era invece stata accettata da Israele, come affermato ieri dopo il suo colloquio con il premier Benjamin Netanyahu dal segretario di Stato americano Antony Blinken prima di volare in Egitto dove incontrerà il presidente al Sisi e poi a Doha: si tratta della nona visita di Blinken nell'area dall’inizio del conflitto, effettuata per scongiurare l’intensificarsi dell’escalation di violenza in Medio Oriente e in particolare un attacco dell’Iran. Il ritiro di Hamas dall'accordo era già stato palesato dal presidente americano Joe Biden mentre si preparava a lasciare Chicago dopo un discorso alla Convention nazionale democratica: “È ancora in gioco, ma non si può prevedere – aveva dichiarato - Israele dice di poter trovare una soluzione... Hamas si sta tirando indietro”. Parole, quelle del numero uno della Casa Bianca, definite "fuorvianti" da Hamas che accusa gli Usa di consentire in questo modo a Israele di proseguire la guerra in corso.
Il piano Usa: cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi
Il premier Netanyahu ha dunque accettato la proposta avanzata dagli Usa per sbloccare lo stallo sui colloqui per la tregua con il cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi. A Israele Blinken ha chiesto di “non far deragliare gli sforzi” e di non farsi scoraggiare dalle dichiarazioni negative di Hamas: “Questa è forse l’ultima occasione per mettere tutti sulla strada migliore per una pace e una sicurezza duratura”, ha detto, chiedendo anche di fermare la violenza dei coloni in Cisgiordania. A proposito di ostaggi, in mattinata si è diffusa la notizia secondo cui uno di loro, l’israeliano Avraham Munder, 79 anni, sarebbe stato ucciso: ad annunciarlo è il kibbutz Nir Oz, citato dalla stampa israeliana. Il corpo di Avraham Munder è stato recuperato nella Striscia di Gaza insieme a quelli di altri due ostaggi.
Raid a Gaza City, dieci morti
A Gaza City è stato colpito un edificio scolastico, secondo Israele utilizzato da Hamas come centro di comando: nell’attacco sono rimaste uccise almeno dieci persone. Già nella notte si erano registrate 35 vittime, secondo le stime di Al Jazeera: almeno 9 i palestinesi uccisi e 5 i feriti in un condominio all’interno di un campo profughi fatto saltare in aria nel centro della Striscia, mentre altre 4 persone sono morte a Rafah in un veicolo contro il quale i militari israeliani hanno aperto il fuoco. Cinque, infine, i feriti a Khan Younis, sempre nel sud.
In Libano attaccati siti in profondità
Cinque diversi attacchi in profondità sono stati effettuati dall’aviazione israeliana contro depositi di armi di Hezbollah in Libano a 80 km dal confine con Israele. Secondo il Ministero della salute di Beirut, negli attacchi sono state ferite 8 persone, tra cui due bambini siriani. In risposta a questi raid, Hezbollah ha annunciato di aver lanciato raffiche di razzi contro postazioni dell'esercito israeliano sulle alture del Golan.
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