Simposio di Firenze, lo sfruttamento dei suoli condiziona la vita umana
Luca Collodi – Firenze
Il 19 maggio l’italia ha finito le risorse ambientali per l’anno 2024. Secondo i dati raccolti dal Global Footprint Network, il Paese è tornato in debito con il pianeta ed ha iniziato a sfruttare risorse previste per il 2025. Ad accellerare l’Overshoot day, i cui dati internazionali saranno presentati entro luglio, sono stati il massiccio utilizzo dei trasporti e il consumo di generi alimentari. Per gli scienziati serve ridurre l’uso dell’auto privata e privilegiare, nel carrello della spesa, prodotti locali a km zero. Dal Simposio di Firenze gli studiosi chiedono intanto alle Istituzioni internazionali di fare un passo indietro per salvaguardare e migliorare l’utilizzo dei suoli, riconoscendo come il Papa, con l’enciclica Laudato Sì, ha offerto al mondo una svolta di pensiero sui temi ambientali, patrimonio comune dell’umanità.
Il suolo e l’uomo
“Nel mondo, afferma Filiberto Altobelli, ricercatore del Crea, il terreno si caratterizza per la produzione agricola finalizzata alla sussistenza e sopravvivenza umana e per i suoli occupati dalle città. Spesso il suolo è un convitato di pietra in molti consessi internazionali e localiâ€, dove si decidono sviluppi industriali. â€œÈ fondamentale oggi limitare l’urbanizzazione spinta, tema spesso divisivo a livello internazionale e locale. Quando il suolo fertile viene sottratto alla produzione agricola", prosegue Altobelli, è "minata la sicurezza alimentareâ€, mentre l’eccessivo utilizzo economico del terreno “può favorire conseguenze psicologiche sociali che “sviluppano violenza e criminalitàâ€.
La salinizzazione dei terreni
La concentrazione di sali nel suolo è un fenomeno grave in alcuni Paesi del nord Africa e nel bacino del Mediterraneo. Ne soffrono anche aree costiere italiane. L’acqua di mare, per eccesso di sfruttamento e per il prelievo sempre più in profondità, da parte degli agricoltori e di alcune industrie, entra nelle falde freatiche. “Grazia alla ricerca del Crea e all’impegno della scienza, spiega Luca Montanarella già funzionario della Commissione europea per il suolo, gli agronomi riescono ancora a gestire il problema. Come in alcune vallate di Capo Verde, dove suggeriamo agli agricoltori locali la semina di sementi più resistenti all’acqua salataâ€. “Ci sono aree del mondo dove il problema però è più grave. E su queste realtà non c’è consapevolezza e informazioneâ€. La Fao, in collaborazione con il Crea, studia culture resistenti alle acque saline. La scienza, conclude, aiuta e grazie all’utilizzo di innovazioni agrotecniche l’agricoltura va avantIâ€.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui