"Guglielmo Marconi. Prove di Trasmissione", al via la mostra RAI
Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano
Il tributo di una radio, e in questo caso della Rai, al suo inventore, ha in sé qualcosa che è più di una celebrazione: è come il figlio che parla del padre e ne tiene vivo il ricordo. Con rigore, ricorrendo ai moderni dettami della comunicazione museale e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, ma soprattutto lo fa con l’emozione e l’affetto. Ed è questo che trapela dalla mostra “Guglielmo Marconi. Prove di Trasmissione”, inaugurata oggi nella sede “naturale” di via Asiago 10 a Roma. Visitabile per un anno, fino al 13 febbraio 2025, ricorda il grande inventore nei centocinquant'anni dalla nascita. Promossa dalla Rai, la mostra è patrocinata dal Ministero della Cultura e dal Comitato Nazionale per il 150,mo anniversario dalla nascita di Guglielmo Marconi.
Questa mattina alla conferenza stampa hanno partecipato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, Lucia Borgonzoni, sottosegretaria di Stato al Ministero della Cultura, Giampaolo Rossi, direttore generale Rai, Don Dario Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, Roberto Ferrara, direttore Rai Canone, Beni Artistici e Accordi Istituzionali e infine il Guglielmo Giovanelli Marconi, nipote del premio Nobel e figlio di Elettra, a sua volta figlia, che non è potuta intervenire personalmente ma ha mandato un messaggio scritto.
L’iniziativa Rai non è l’unica dei molti eventi e mostre che si terranno durante l’anno in corso in Italia e all’estero, ma ciò che colpisce è come in ogni occasione ciascun relatore abbia sempre parole nuove, anche inedite, per tratteggiare la figura così poliedrica e complessa, dalla grande statura non soltanto di scienziato, ma anche umana. E sulla dimensione etica di Marconi si è soffermato il direttore generale Rai Giampaolo Rossi, che ai media vaticani ha parlato anche di un'idea di scienza che è quella che andrebbe perseguita e che risiede nelle parole stesse dell’inventore.
“L'idea che il progresso, l'innovazione tecnica, l'intelligenza umana vengano messi al servizio del bene, e non al servizio della distruzione, come lo stesso Marconi diceva, e che non abbia finalità di sfruttamento. Si tratta di una visione anche ottimistica della scienza”, sottolinea Rossi, “cioè che sia una missione di cui abbiamo bisogno in questa fase storica e che si lega proprio al concetto di dono: sostanzialmente, che l'intelligenza sia un servizio per gli altri. E credo che Guglielmo Marconi lo abbia fatto, che di questo era consapevole perché fin dall'inizio ha sempre raccontato il valore etico e umanitario della sua scoperta che oggi porta a un mondo che è sempre più connesso, che ha creato la comunicazione globale e che consente a uomini e donne di poter essere più vicini rispetto a un secolo fa”, conclude il direttore generale.
Un anno, snodo di molti avvenimenti
Siamo tutti debitori di Guglielmo Marconi e la RAI lo è in modo particolare. Giampiero Rossi parla delle celebrazioni e sottolinea che “Il 2024 è uno di quegli anni che rappresenta un po’ uno snodo storico perché si intersecano tanti eventi. Ci sono i 150 anni della nascita di Marconi, i 100 anni della radio, i 70 anni della Rai e della televisione. Questo è l'anno del servizio pubblico, radiotelevisivo e oggi anche multimediale. Ed è un anno nel quale proviamo a celebrare un'idea di servizio pubblico, come ha ricordato Papa Francesco nell': "La Rai è un servizio pubblico. Sono due parole fondamentali che dobbiamo provare a recuperare”.
I rapporti con la Santa Sede
Guglielmo Marconi, grazie alle sue invenzioni, contribuì a cambiare radicalmente la comunicazione vaticana. Monsignor Dario Viganò tratteggia il rapporto tra l’inventore e la Santa Sede che “inizia con Benedetto XV, il Pontefice che guarda con grande attenzione e grande apertura alle scienze. Questo Papa e Marconi iniziano a dialogare sulla possibilità di dotare il neo Stato Città del Vaticano di una radio. Il progetto di fatto diventa concreto con Pio XI, il quale personalmente osserva, verifica e infine dà il mandato di costruire la stazione Radio Vaticana che fu inaugurata il 12 febbraio 1931, nella palazzina della radio. Il momento ufficiale e tecnologico è quando Marconi alle 16:40 interviene al suo microfono dicendo “Siamo contenti che tra qualche istante il Santo Padre potrà raggiungere tutto il mondo…’. Dopo il suo discorso vi fu l'inaugurazione istituzionale di questa nuova invenzione, che avvenne alla Casina Pio IV, attuale e anche allora sede della Pontificia Accademia delle Scienze. In quell'occasione il Papa consegnò le insegne a Marconi come membro, come socio si diceva, della Pontificia Accademia dei Lincei.
È un momento molto interessante perché il presidente, una volta si diceva il direttore, della Pontificia Accademia delle Scienze era lo stesso che si occupava anche degli aspetti tecnologici in Vaticano ed era un gesuita, un intellettuale dell'epoca e quindi fu molto sottolineato l'aspetto dell'invenzione scientifica, tecnologica. Immediatamente questa tecnologia assunse una missione apostolica proprio perché quella radio diventò uno strumento attraverso cui la voce del Pontefice poté raggiungere tutto il pianeta in molte lingue già nel 1931 con i discorsi del Papa, mentre la BBC iniziò a trasmettere in plurilingue solo nel 1938. Marconi conobbe anche Pio XII, non ancora Papa, che battezzò la figlia di Marconi in seconde nozze. Un episodio particolare fu l'entusiasmo e anche l'eccitazione descritti dalla figlia di Marconi quando il papà comunicò che sarebbe andato a casa loro il cardinale Segretario di Stato per discutere della radio. Sono annotazioni molto simpatiche, come la titubanza della figlia perché non sapeva bene qual era il protocollo, come comportarsi, i camerieri con dei grandi ceri… quindi certo c'è tutto un aspetto di racconto che troviamo nei diari, nelle note che è molto affascinante e poi comunque c'è un legame molto importante: Marconi non nasce immediatamente cattolico; solo successivamente si avvicina alla fede cattolica e anche questo, penso, sia stato dovuto ai rapporti speciali che seppe intrattenere, coltivare e custodire con i pontefici”, conclude monsignor Viganò.
La globalizzazione della comunicazione papale
“Il '900, il secolo breve, ha conosciuto due momenti di globalizzazione del pontificato perché non dobbiamo dimenticare che fino alla fine dell’800 i Papi venivano conosciuti e riconosciuti attraverso stampe, ritratti, quadri; solo con la radio abbiamo la prima fase della globalizzazione del pontificato, una globalizzazione per ora audio e sarà Pio XII, soprattutto con Pastor Angelicus film che venne distribuito in tutto il mondo, che completerà questa globalizzazione del pontificato con quella vera e propria globalizzazione audiovisiva per cui tutto il mondo è diventato un villaggio globale”, riflette Viganò che continua: “Da quel momento in poi l'evoluzione tecnologica ha avuto un’espansione vertiginosa, quindi in pochissimo tempo siamo passati dal telegrafo alla radio, a quella che è tutta la miniaturizzazione delle tecnologie. Oggi siamo davvero nella situazione in cui quello che abbiamo lo dobbiamo alla storia, ma dobbiamo stare attenti a costruire bene ciò che abbiamo dinanzi, e proprio come diceva Marconi, deve essere un servizio all'umanità”.
Una mostra preziosa che incontra passato e presente
La mostra si focalizza, in particolare, sul periodo che va dai primi anni Venti alla prima metà degli anni Trenta, cioè sul periodo degli esperimenti e dei viaggi che Marconi fece a bordo della nave-laboratorio Elettra. Il percorso espositivo si articola per sezioni dove vengono raccontati in ordine cronologico alcuni degli esperimenti effettuati nella cabina che egli fece allestire a bordo del panfilo. Sono esposte alcune strumentazioni originali assieme ad alcuni documenti sulla navigazione dell’Elettra. Nel primo giorno della mostra guida d’eccezione è Umberto Broccoli, volto e voce noti della Rai, archeologo e già sovrintendente ai beni culturali di Roma Capitale, che ha anticipato cosa vedranno i visitatori alla mostra e condiviso con Pope – Radio Vaticana la sua “grandissima emozione, la sensazione di sentire Marconi che racconta in prima persona le sue scoperte. E tutto questo con uso intelligentissimo dell'intelligenza artificiale. Ho sentito la sua voce originale centinaia di volte, ma ho ascoltato questa voce e anche visto con i miei occhi come questa sia perfetta. Sembra proprio di sentire Marconi”. Infatti nelle tre piccole sale immersi nella penombra alcuni schermi fanno letteralmente parlare lo scienziato e gli fanno dire cose che possiamo solo leggere nei suoi scritti. Difficile non emozionarsi ascoltando dalla "sua voce", ad esempio, il suo testamento. Sensazioni amplificate da quello che è il Leitmotive della mostra: il riverbero azzurrino di un mare virtuale che sembra spalancare la parete verso l'infinito e ci fa sentire davvero sul ponte della nave Elettra.
Strumenti originali
“Accanto allo spettacolo cerchiamo anche di vedere tutte le grandi scoperte: senza Marconi noi non staremmo qui a fare questa intervista, è evidente, non potremmo parlare al telefono, non potremmo comunicare con il mondo. La voce del Papa, non si conosceva. Marconi fa in modo che il mondo conosca la voce del Papa. Sono andato a rileggermi tutte le cronache del momento: era una giornata uggiosa, quella di quel febbraio 1931, quando c'erano i capannelli di persone per le strade, nonostante la pioggia, e gli altoparlanti. ‘Parla il Papa, parla il Papa!’. Oggi non si percepisce più tutto questo che ci sembra normale. Ascoltiamo il Papa parlare e lo ascoltiamo in tutto il mondo urbi et orbi. Ma quel tempo non era così. Ecco, se noi avessimo la cultura mnemonica di ricordare il nostro passato e vedere come siamo andati avanti, ci renderemmo conto dei passi che abbiamo fatto fino a oggi”, dice Broccoli, che continua: “Ci sono tutti gli strumenti originali che facevano parte della nave Elettra. C'è il punto dove D'Annunzio ha parlato per l'impresa di Fiume perché il governo cercava una mediazione e l'aveva affidata a Marconi. C'è il tasto telegrafico con il quale lui ha digitato facendo illuminare alle 11.03 del 26 marzo 1930 Sydney nella notte, ci sono gli strumenti come la valvola termoionica, i diari di bordo. È quindi una felicissima declinazione tra oggetto passato, intelligenza artificiale, futuro. E il concetto di passato, presente e futuro spiega come non può esserci futuro senza presente e senza passato”, conclude Broccoli.
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