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Bandiere ucraine lacerate sventolano sulla croce di una chiesa Bandiere ucraine lacerate sventolano sulla croce di una chiesa  (ANSA)

Ucraina, i due anni che hanno riportato l’Occidente al fronte

Il 24 febbraio 2022 cominciava l’invasione russa del Paese europeo. Lo scenario del conflitto raccontato dai bollettini di guerra di Mosca e Kyiv, le fonti Onu, gli analisti internazionali: com’è mutato il quadro geopolitico, il costo delle vite militari e civili, il dramma degli sfollati, la corsa al riarmo, le conseguenze sull’economia mondiale

di Guglielmo Gallone

Locale ma globale, dalle radici antiche eppure spiegata troppo spesso solo con la lente della contemporaneità, ambientata nel secondo Stato più grande d’Europa così come in quello più martoriato, fotografata dai più moderni mezzi di comunicazione ma combattuta ancora in bunker e trincee: due anni fa, il 24 febbraio 2022, la Russia ha invaso l’Ucraina.

«Vedere tutto, sopportare molto, correggere una cosa alla volta»: di fronte a una guerra che non ha mai visto una tregua né tantomeno la possibilità di negoziati concreti, l’approccio cristiano dato da San Bernardo di Chiaravalle ricorda come, specie in tempi di crisi, la cosa più importante da fare è dotarsi di metodo con cui interpretare la realtà.

Vedere tutto significa sforzarsi di comprendere chi sono e cosa vogliono gli attori in campo, quali sono le poste in gioco e i rapporti di forza. Caratterizzato da una serie di paradossi che il generale prussiano Carl von Clausewitz avrebbe definito «il gioco delle interazioni»[1], il conflitto in Ucraina trae origine dal grembo della storia[2]. Perché alla storia Russia e Ucraina vogliono rivolgersi. Una certa psicologia collettiva russa ritiene da secoli che l’Ucraina sia parte inalienabile della Russia, prima con l’Impero Russo poi con l’Unione Sovietica, e che pertanto non debba minacciare il principio cardine dello «imperialismo difensivo», secondo cui il pericolo va allontanato il più possibile dai propri confini. Messa sotto attacco, la comunità ucraina – supportata dall’aiuto militare fornito dagli Stati Uniti e dai suoi alleati – ha dimostrato enorme spirito di sacrificio, capacità di sopravvivenza e attaccamento alla terra perché innamorata della propria autonomia, partorita sotto antiche forme nella Rus’ di Kyiv.

Se la strategia è l’arte di usare le battaglie per vincere la guerra, allora questa negazione dell’esistenza dell’altro trova riscontro sul campo di combattimento. Mosca sottostima i dati sui morti e neanche Kyiv li rende pubblici.

In realtà, il bollettino di guerra sarebbe spaventoso. Secondo quanto riportato da funzionari statunitensi a The New York Times[3] lo scorso agosto, il numero totale di soldati ucraini e russi uccisi o feriti dal 24 febbraio 2022 si avvicinava a 500.000. Le vittime militari russe sarebbero quasi 300.000 (120.000 morti e 170.000 feriti), mentre quelle ucraine si aggirano intorno ai 70.000 morti e ai 120.000 feriti. Il dato va contestualizzato: Kyiv conta circa 500.000 soldati, tra truppe in servizio attivo, di riserva e paramilitari, al contrario Mosca ne vanta 1.330.000. In ogni caso, pesano l’enorme quantità di munizioni sparate e la mancanza di assistenza medica in prima linea.

Ecco, allora, il secondo principio: «Sopportare molto». Che non significa – come spesso accade – abituarsi a vedere certe immagini col rischio di non provare più dolore né stupore. Al contrario, significa non sottovalutare mai quella miscela di caso, necessità e fattori umani che anima un conflitto. Sul fronte muoiono in buona parte uomini che erano padri, mariti, figli, nipoti.

Poi ci sono i civili. A novembre l’Onu affermava che[4] sono morti circa 10.000 civili ucraini a causa della guerra e oltre 18.500 sono rimasti feriti. Il 2024 non promette nulla di buono. A gennaio[5] gli attacchi contro aree densamente popolate sono aumentati. In un solo mese almeno 641 civili sono stati uccisi o feriti (un aumento del 37 per cento rispetto a novembre 2023). Missili e mine vaganti lanciate ben lontano dal fronte hanno comportato un aumento considerevole del numero dei bambini uccisi e feriti: a gennaio sono stati 40, a novembre erano 18.

Molti di coloro che abitano in Ucraina oggi sono condannati a vivere un’esistenza a dir poco precaria. L’agenzia Onu per i rifugiati (UNHCR), un mese dopo l’inizio del conflitto, aveva stimato[6] che 1,4 milioni di ucraini non hanno più avuto accesso all’acqua potabile e 4,6 milioni ne hanno avuto un accesso limitato. In tutto il 2023 l’UNHCR ha distribuito assistenza economica a 899.039 famiglie per coprire i costi di beni di prima necessità come cibo, medicinali, elettricità. Nel 2024 l’agenzia Onu prevede[7] di fornire assistenza umanitaria immediata a oltre 2,7 milioni di ucraini.

Questo è un Paese distrutto dalla guerra. Le stime delle perdite dirette e indirette vanno da 564 miliardi di dollari a 600 miliardi di dollari. La sua rinascita richiederà almeno un decennio, se non di più[8]. Dall’inizio della guerra su larga scala sono state combattute battaglie in regioni che generavano fino al 60 per cento del pil nazionale, tradizionalmente creato dal settore agricolo. Secondo le Nazioni Unite 6,4 milioni di persone sono fuggite dall’Ucraina, a settembre 2023 oltre 900.000 erano tornati alla loro località d’origine e 298.000 si sono ritrovati in un’area diversa dalla loro casa[9]. I disoccupati sarebbero circa cinque milioni. Secondo la Banca Mondiale la povertà nel Paese è aumentata dal 5,5 per cento al 24,2 per cento nel 2022[10].

Nonostante le migliaia di misure sanzionatorie contro Mosca, il pil russo è diminuito del 2,1 per cento nel 2022 ma tra gennaio e settembre 2023 è cresciuto del 3 per cento[11]. Secondo il Fondo monetario internazionale nel 2024 l’economia russa si espanderà più rapidamente[12]. Queste prospettive vanno pur sempre calate in un’economia di guerra – dove la crescita dell’occupazione è al massimo solo in certi settori e i salari reali non sono alti[13] –, ma dovrebbero sollevare interrogativi su come vengono applicate le sanzioni.

Se l’ordine internazionale in cui ci si raccontava di vivere sembra crollato proprio ora, non è solo per il ritorno della guerra in Europa. Negli ultimi trent’anni di conflitti ce ne sono stati eccome: la Jugoslavia, il Nagorno-Karabakh, l’Ossezia del Sud, la Georgia, il Kosovo... ciò che rende il conflitto in Ucraina uno spartiacque è la decisione di una potenza come la Russia di sfidare apertamente il modello occidentale e il diritto internazionale.

Inevitabile come la frammentazione geopolitica stia provocando un arretramento nel grado di integrazione economica fra regioni del mondo[14]. La crisi alimentare ha incrementato la fame nei Paesi africani e l’inflazione in quelli europei. Prima della guerra Ucraina e Russia esportavano oltre un terzo (36 per cento) del grano mondiale. Nel 2022 quasi 258 milioni di persone in 58 Paesi si trovavano in condizioni di crisi o insicurezza alimentare, rispetto ai 193 milioni registrati in 53 territori nel 2021.

Come riferito dalla Banca Centrale Europea[15], l’inflazione complessiva dell’eurozona è aumentata dal 2,6 per cento del 2021 all’8,4 per cento nel 2022. La rivoluzione nell’approvvigionamento energetico ha creato uno shock d’offerta. Secondo McKinsey[16], in Europa imprese e famiglie sono state costrette a ridurre il consumo di gas, mentre nel 2022 le forniture di gasdotti dalla Russia si sono quasi dimezzate. Il Vecchio Continente ha diversificato le fonti energetiche, puntando[17] sul gas naturale liquefatto degli Stati Uniti o su petrolio e gas da Algeria, Azerbaigian, Kazakhstan, Norvegia.

In nome della sicurezza nazionale, il modo in cui gli Stati – soprattutto quelli occidentali – pensano, agiscono e investono sta cambiando. Si pensi ai tanti stimoli fiscali o ai piani nazionali intrapresi per rispondere prima al Covid-19 ora alle guerre, oppure al reshoring cioè il rientro a casa delle aziende che in precedenza avevano delocalizzato altrove. Nel settore della difesa ben 11 Paesi NATO hanno aumentato[18] la loro spesa per il riarmo oltre la soglia del 2 per cento del pil, tra cui spiccano Polonia, Stati Uniti e Grecia.

Scardinata la storia, le certezze sono crollate e la «terza guerra mondiale a pezzi» si è dilatata. Focolai regionali come Gaza e Yemen, Niger, Congo, Burkina Faso e Venezuela, si sono riaperti. Certo, queste situazioni hanno origini lontane ma oggi, agli occhi di questi attori, le grandi potenze risultano impegnate in troppi scenari e sembrano aver perso credibilità. Perciò è arrivato il momento di regolare i conti col passato. Una situazione che mette a dura prova la proiezione strategica di Stati Uniti e Cina.

Ecco perché «correggere una cosa alla volta» è sempre più difficile. A meno che, proprio alla luce di quel processo di osservazione e sopportazione della realtà, non si decida di stimolare un confronto basato sulle domande. Ad esempio, se russi e ucraini costruiscono fortificazioni al confine, una «soluzione coreana» è plausibile? Che conseguenze avrebbe sull’Europa? E chi ricostruirà un Paese a pezzi? Se quella fra Russia e Ucraina è, sotto uno spettro ben più ampio, anche guerra a distanza fra Russia e Stati Uniti, nell’anno delle elezioni e dei possibili cambiamenti quanto durerà l’aiuto militare dell’Occidente a Kyiv?

Dalla vera leadership politica – di cui oggi, quasi come mai prima, si accusa la mancanza – ci si aspetta questo: stimolare riflessioni e fornire modelli non per risolvere, ma per capire la realtà. La svolta all’azione sarà il passo successivo.

 

[1] Cfr. Clausewitz C. V., «Della Guerra», Mondadori, Milano 2017.

[2] Per approfondire le cause di questa guerra, si rimanda a G. Gallone, «Un centro di instabilità permanente – le origini del conflitto in Ucraina», L’Osservatore Romano, 7/6/2022.

[3] Cooper H. et al., «Troop Deaths and Injuries in Ukraine War Near 500,000, U.S. Officials Say», The New York Times, 17/2/2024.

[4] United Nations Press Center, «Civilian Deaths In Ukraine War Top 10,000, UN Says», 21/11/2023.

[5] UNHCR, The UN Refugee Agency, «Ukraine situation flash update #64», 16/2/2024.

[6] UNHCR, The UN Refugee Agency, «Ukraine situation flash update #9», 21/4/2022.

[7] UNHCR, The UN Refugee Agency, «Overview of UNHCR’s 2024 plans and financial requirements», 16/1/2024.

[8] Cfr. Volynski M., «The Road to Recovery: Ukraine's Economic Challenges and Opportunities», Center for Strategic & International Studies, 11/9/2023.

[9] UNHCR, The UN Refugee Agency, « Ukraine refugee situation population movements, factsheet #1», febbraio 2024.

[10] Cfr. O. Hrynevych et al., «The war effect: a macro view of the economic and environmental situation of Ukraine», Applied Economics, 16/3/2023.

[11] «Russia's Q3 GDP growth confirmed at 5.5% - Rosstat», Reuters, 13/12/2023.

[12] Fleming S. et al., «IMF raises Russia growth outlook as war boosts economy», Financial Times, 30/1/2024.

[13] « Russian jobless rate hits new record low in strained labour market», Reuters, 30/8/2023.

[14] Cfr. «Sviluppi economici e politica monetaria nell’area dell’euro. Intervento del Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta», 10/2/2024.

[15] Arce O. et al., «One year since Russia’s invasion of Ukraine – the effects on euro area inflation», European Central Bank, 24/2/2023.

[16] White O. et al., «War in Ukraine: Twelve disruptions changing the world – update», McKinsey & Company, 28/7/2023.

[17] Eurostat, « EU imports of energy products continued to drop in Q2 2023», 25/9/2023.

[18] Hawkins D., «See which NATO countries spend less than 2% of their GDP on defense», The Washington Post, 12/2/2024.

 

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22 febbraio 2024, 15:05