Il volontariato penitenziario, un viaggio tra l’umanità ferita
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Fragile, ferita, bisognosa, indurita. Suor Isabella Belliboni utilizza questi quattro aggettivi per descrivere l’umanità che ha trovato in carcere e che continua a incontrare instancabilmente da quel lontano giorno del 2004 che segnò il suo primo ingresso tra quelli che sono “dentro”. “Ricordo il rumore dei cancelli, so che lo ricordano tutti ma è impossibile non citarlo, così forte, così definitivo – racconta a Radio Vaticana-Pope la vicepresidente dell'associazione Vol.ca. – e poi volti, sguardi, tantissimi. Molte delle prime persone che ho conosciuto lì le incontro ancora e le seguo nel loro cammino. C’è tanta umanità dietro quei cancelli”.
Dall’ascolto alla gestione del guardaroba: i compiti di Vol.ca.
Vol.ca. è una realtà nata nel 1989 per fornire un servizio d’ascolto ai detenuti, in ottemperanza all’articolo 78 dell’ordinamento penitenziario che consente ai volontari di avere colloqui con i ristretti: “Da subito ci siamo occupati anche di fornire vestiti o beni di prima necessità ai detenuti indigenti le cui famiglie non potevano permetterselo, e poi, in primo piano c’è anche il servizio di catechesi che viene fornito da volontari opportunamente formati come catechisti e che entrano settimanalmente nelle strutture”. A questi, negli ultimi anni si sono aggiunte anche attività educativo-ricreative come il gruppo di lettura che riscuote molto successo, e i tornei di carte. “Infine i nostri volontari gestiscono anche all’esterno un’esperienza di housing sociale per chi può scontare la propria pena in misura alternativa al carcere, che è molto importante”, precisa la religiosa.
Formazione e sensibilità: il volontario “perfetto”
La formazione per un volontario che si approccia al mondo del carcere è particolarmente importante: “Oltre a un’intensa attività di affiancamento che fornisce nozioni per così dire pratiche – continua suor Isabella – organizziamo corsi e incontri come quello che abbiamo appena fatto sulla formazione giuridica con i giuristi cattolici, mentre con l’anno nuovo parteciperemo a incontri di carattere maggiormente educativo, avvalendoci anche della preziosa collaborazione di una realtà come Sesta Opera San Fedele di Milano”. Il volontario penitenziario perfetto ovviamente non esiste, ma ci sono delle caratteristiche che chi si avvicina a questo mondo così sconosciuto per la società, deve avere: “La voglia di imparare da chiunque incontri – afferma convinta suor Isabella – poi la sospensione del giudizio e ,soprattutto, del pregiudizio, ma anche la prudenza, l’ascolto, l’attesa e una curiosità sincera verso il prossimo”.
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