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Sergio Massa del partito Unión por la Patria è stato il candidato più votato alle elezioni del 22 ottobre Sergio Massa del partito Unión por la Patria è stato il candidato più votato alle elezioni del 22 ottobre  (AFP or licensors)

Argentina, il nuovo presidente si deciderà al ballottaggio

Il peronista Sergio Massa è stato il più votato nel primo turno delle elezioni presidenziali che si sono tenute ieri nel Paese sudamericano. Ma il 36.68 per cento dei consensi non sono sufficienti per diventare già capo di Stato. Servirà il secondo turno, il 19 novembre, quando Il suo sfidante sarà Javier Milei

Luana Foti – Città del Vaticano

Cinque giorni dopo la celebrazione della giornata dedicata alla Lealdad peronista, gli argentini hanno dimostrato che il peronismo non è ancora un movimento politico del passato. Il candidato del peronismo ufficiale, Sergio Massa, infatti ha ricevuto l’approvazione della maggioranza degli elettori che ieri, domenica 22 ottobre, si sono recati alle urne. Con il 98.51 per cento dei voti scrutinati, risulta che Massa ha convinto più del 36.68 per cento degli elettori, equivalente a 9 milioni e mezzo di cittadini, contro i 7,8 milioni di voti ottenuti dall'ultra-liberista Javier Milei, corrispondenti al 29.98 per cento.  

Il rinnovo di parte del Congresso e del Senato

Le elezioni riguardavano anche il rinnovo di una parte del Congresso e del Senato. Secondo lo scrutinio provvisorio, dei 24 su 72 seggi in palio al Senato, Unión por la Patria di Sergio Massa ne ha conquistati 12, Juntos por el Cambio di Patricia Bullrich 2 e La libertad Avanza di Javier Milei 8. Si profila così un Senato guidato dalla sinistra peronista con 34 seggi seguita dai 24 senatori del centrodestra e gli 8 nuovi senatori libertari. Dei 130 su 257 seggi aperti al Congresso invece, Unión por la Patria ne ha conquistati 58 confermandosi partito maggioritario con 108 seggi, Juntos por el Cambio 31 arrivando a 93 totali e La Libertad Avanza i suoi primi 34. Essendo tutte le forze politiche lontane dal raggiungere individualmente il quorum di 129 seggi, necessario per governare in solitaria, determinanti saranno i compromessi e le alleanze che riusciranno a formare.

Non sarà una donna a dirigere il Paese

Per essere eletti al primo turno era necessario ottenere almeno il 45 per cento più 1 dei consensi o il 40 e un distacco di almeno 10 punti percentuali rispetto al secondo. Viste le percentuali raggiunte dai candidati, non è ancora chiaro chi sarà il nuovo inquilino della Casa Rosada, sede de governo nazionale. Quello che è certo è che per ora, dopo Cristina Fernández Kirchner, non ci sarà un’altra donna a capo del potere esecutivo in Argentina. Patricia Bullrich infatti, candidata conservatrice di Juntos por el Cambio dell’ex presidente Mauricio Macri, si è fermata al 23.83%, corrispondente a quasi 6.3 milioni di voti. L’altra donna candidata, Myriam Bregman, si è dovuta invece accontentare del 2.70% dei voti.

Tre ballottaggi nella storia democratica argentina

Il ballottaggio tra Massa e Milei si celebrerà il 19 novembre. Sarà il terzo in 40 anni di democrazia in Argentina. Dall’approvazione della riforma costituzionale nel 1994 infatti, si è deciso chi avrebbe dovuto occupare la poltrona presidenziale per la prima volta in un secondo turno elettorale nel 2003, quando però Carlos Menem, allora presidente uscente, decise di non presentarsi al ballottaggio determinando la vittoria automatica del suo sfidante, Néstor Kirchner. La necessità di un secondo turno elettorale si è verificata poi nel 2015, quando il liberale Mauricio Macri ha sconfitto il peronista Daniel Scioli. 

Le prime parole dei candidati più votati

Massa, nel primo discorso dopo la fine dello scrutinio, ha promesso “un governo di unità nazionale con passione per la patria e per la famiglia”. Milei è apparso più entusiasta: “Il fatto di passare dal non avere un partito a concorrere con il kirchnerismo - ha detto - è una conquista storica. Ora siamo di fronte all’elezione più importante degli ultimi 100 anni”. Ed ha lanciato un appello al partito di centrodestra e ai sostenitori di Juntos por el cambio: “Noi che vogliamo un cambiamento dobbiamo lavorare insieme” per “porre fine alla corruzione e ai privilegi della casta politica”. Patricia Bullrich, invece, ha accettato la sconfitta ma senza congratularsi con il vincitore, Sergio Massa. “Non mi congratulerò con chi ha fatto parte del peggiore governo della storia argentina. Non saremo mai complici del populismo e delle mafie che hanno distrutto il Paese”, ha detto dal palco allestito per commentare i risultati elettorali, affiancata dai dirigenti del suo partito.

Bassa affluenza

Nonostante il voto fosse obbligatorio per tutti i cittadini argentini di età compresa tra i 18 e i 69 anni, pena il pagamento di una multa e l’esclusione da incarichi pubblici per tre anni, ieri si è registrata l’affluenza più bassa da quando è stata ripristinata la democrazia. Dei 34.4 milioni aventi diritto, solo il 77.65% si è recato alle urne mentre cresce la disapprovazione e il disincanto verso una politica che ha portato il Paese sudamericano al record di inflazione, svalutazione della moneta, disoccupazione e povertà.

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23 ottobre 2023, 14:17