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Il convegno alla Lumsa dedicato a Pasolini Il convegno alla Lumsa dedicato a Pasolini

"Cerco Cristo fra i poeti. Pasolini e il cristianesimo", un convegno alla Lumsa

L’iniziativa organizzata dall’Università ad un anno dall’anniversario pasoliniano per commemorarne la memoria e proporre un nuovo modo di approcciarsi al noto scrittore, poeta e regista. Dalla Torre: un nuovo sguardo su una figura importante del Novecento. Monsignor Viganò: "In quegli anni il mondo cattolico e Pasolini avevano bisogno l’uno dell’altro"

Sofiya Ruda - Città del Vaticano

Un nuovo sguardo su Pasolini, una occasione per analizzare il rapporto fra una figura di primo piano nella letteratura italiana del Novecento e il cristianesimo. È stato questo l'obiettivo del convegno "Cerco Cristo fra i poeti. Pasolini e il cristianesimo", tenutosi il 4 maggio presso l’Università Lumsa di Roma, organizzato dal Dipartimento di Scienze umane, insieme al Dottorato di ricerca in Educazione, linguaggi culture dello stesso Ateneo. 

Un nuovo modo di approcciarsi

“L'iniziativa organizzata dall’università ad opera della professoressa Caterina Verbaro, ordinario di letteratura italiana, con il mio supporto, vuole proporre un nuovo sguardo, un nuovo modo di approcciarsi a Pasolini e magari affrontare un tema che gli altri eventi dell’anniversario pasoliniano non hanno affrontato: il rapporto fra Pasolini e il cristianesimo”, spiega a Radio Vaticana - Pope Paola Dalla Torre, professore associato di cinema e televisione alla LUMSA. Un rapporto che era molto complesso: “Pasolini si dichiarava ateo, però cercava il sacro e voleva trovarlo. Lo ritrova in un’arcaicità di un mondo che vedeva ormai perso di fronte all’incalzare della società capitalista e consumista”. Nella seconda parte della tavola rotonda, sono intervenuti due importanti studiosi del rapporto fra Pasolini e la cultura cattolica: monsignor Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, e Tomaso Subini, ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano. Entrambi da anni portano avanti uno studio attento del rapporto fra Pasolini e i cattolici, non soltanto a livello di inferenze nei contenuti, ma anche a livello storico dei rapporti con la cultura cattolica.

Ascolta l'intervista a Paola Dalla Torre

La ricezione de Il Vangelo secondo Matteo

Monsignor Dario Edoardo Viganò, in particolare, si occupa della ricezione nel mondo cattolico de Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini. Il film, presentato durante la XXV edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 1964, fu premiato dall’Office Catholique International du Cinema (OCIC) del prestigioso riconoscimento del mondo cattolico, destinato al film che "per la sua ispirazione e le sue qualità meglio contribuisce al progresso spirituale e allo sviluppo dei valori umani". Il riconoscimento suscitò molte polemiche, poiché poco tempo prima Pasolini era stato accusato di vilipendio alla regione cattolica, a seguito dell’uscita de La ricotta, con il sequestro della pellicola e i successivi interventi di censura. “Il dibattito era su come fosse possibile che un marxista possa raccontare il Vangelo, come possa raccontare per immagini questo che è il mistero di Dio rivelato in Cristo”, spiega ai nostri microfoni Viganò. E ricorda come anche L’Osservatore Romano ebbe un giudizio decisamente duro nei confronti del film, che poi fu ripreso in gran parte dalla stampa cattolica: “Il tempo poi alla fine cambia le prospettive e il giornale fu quello che negli ultimi anni vede ne Il Vangelo secondo Matteo uno dei più importanti e bei film realizzati sulla figura di Cristo”.

Ascolta l'intervista a monsignor Dario Viganò

Il rapporto con la fede cattolica

Il dilemma, sottolinea ancora monsignor Viganò, è come tenere insieme nell’arco di diciotto mesi La ricotta, che ha avviato un processo nei confronti di Pasolini, e Il Vangelo Secondo Matteo. “Io credo che si debba tenere questa contraddittorietà in un regista come lui perché in quegli anni il mondo cattolico e Pasolini avevano bisogno l’uno dell’altro. Pasolini doveva superare lo stato di reietto, come veniva considerato all’epoca dopo l’accusa di vilipendio, mentre il mondo cattolico aveva bisogno, in un momento in cui l’apostolato cinematografico stava ormai recedendo rispetto agli anni ‘50, di una figura intellettuale che rilanciasse questa presenza in modo cattolico”.

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05 maggio 2023, 14:50