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Manifestazione dei serbi kosovari a Mitrovica, nel nord del Kosovo Manifestazione dei serbi kosovari a Mitrovica, nel nord del Kosovo 

Kosovo, proseguono le proteste della comunità serba. Tensione tra Belgrado e Pristina

La comunità serba nel nord del Kosovo mantiene le barricate erette due settimane fa a Mitrovica e in altre località. Pristina chiede la rimozione dei blocchi e paventa un intervento, Belgrado solidarizza con i manifestanti che ieri sono tornati in piazza in 10mila. Ungaro (direttore voce Isontina): tensione cresciuta dopo la questione delle targhe e le dimissioni in massa dei serbi impiegati nelle istituzioni pubbliche kosovare

Marco Guerra – Città del Vaticano

Nuova fiammata di tensioni in Kosovo, dove da 14 giorni nelle aree del nord la comunità serba ha allestito blocchi stradali e barricate, soprattutto nella città “divisa” di Mitrovica, per protesta contro il governo di Pristina, con pesanti conseguenze sulla circolazione e gli spostamenti.

Manifestazioni serbe

Ieri nelle aree a maggioranza serba hanno manifestato almeno 10mila persone, secondo fonti di Belgrado, per chiedere in particolare il rilascio dei tre serbi arrestati nelle ultime settimane, due dei quali ex agenti della polizia kosovara dimissionari, e il ritiro delle unità della polizia speciale del Kosovo inviate dal governo di Pristina. I dimostranti hanno esibito una maxibandiera serba di 250 metri e cartelli che con scritte “non siamo criminali, i criminali sono i poliziotti” e anche “Kurti ci minaccia di morte e l'Europa tace', in riferimento alle recenti affermazioni al premier kosovaro, secondo il quale la rimozione delle barricate non potrà escludere anche delle vittime.

Tensione alle stelle per le barricate

E sulle barricate dei cittadini di etnia serba, erette in almeno nove località, è in atto un vero e proprio braccio di ferro che vede l’intervento anche del governo di Belgrado. Il ministro della Difesa serbo Milos Vucevic ha messo in guardia il governo di Pristina e il premier Kurti dall'attuare un attacco alle barricate, cosa, questa, che avrebbe a suo dire conseguenze catastrofiche. "La Serbia in tal caso non attenderebbe al confine nuove colonne di profughi", come avvenuto in altre occasioni di conflitto in passato ha detto Vucevic. Il ministro degli interni del Kosovo Svecla ha detto che le sue forze di polizia potevano rimuovere le barricate, ma si attende che siano i serbi locali o le truppe della Nato a rimuoverle. "Per il bene della stabilità stiamo aspettando che vengano rimosse da coloro che le hanno installate o dalla KFOR, ma anche l'attesa ha una fine", ha poi specificato.

Comunità internazionale segue da vicino

Intanto si susseguono gli appelli alla calma della comunità internazionale, in primis di Ue e Stati Uniti. Il governo di Pristina chiede poi alla missione Kfor (Nato), che conta più di 3000 soldati sul terreno, di trasportare in aereo un ex poliziotto serbo che è stato arrestato due settimane fa ma che non ha potuto essere trasferito altrove perché i serbi bloccano le forze di sicurezza kosovare. La missione della Nato in Kosovo, la KFOR, è infatti l'unica istituzione nel Paese che dispone di elicotteri.

Ungaro: tensioni alle stelle malgrado accodo sulle targhe

“Nei mesi scorsi il motivo del contendere è stata la questione delle targhe, poi le nuove proteste sono scattate dopo l’arresto di alcuni poliziotti di etnia serba. Tutto questo succede malgrado nelle scorse settimane Pristina e Belgrado, tramite la mediazione dell’Ue, hanno risolto la questione delle targhe per cui Belgrado non rilascia nuove targhe a cittadini ai serbi del Kosovo e Pristina non sanziona chi usa ancora le vecchie targhe già assegnate”, così Mauro Ungaro, direttore della Voce Isontina e giornalista esperto di Balcani, spiega a VaticanNews le ragioni alla base di questa nuova escalation delle tensioni nel nord del Kosovo tra Serbi e il governo di Pristina.

Ascolta l'intervista a Mauro Ungaro

Un accordo è ancora possibile

Il direttore del quotidiano giuliano torna anche su altri nodi irrisolti sul tappeto: “La decisione sulle targhe ha portato i rappresentati serbi del nord del Kosovo a dimettersi da tutte le cariche pubbliche i primi di novembre. Oltre 3000 dipendenti pubblici. Le elezioni fissate per sostituirli sono state rinviate ad aprile, nel frattempo la comunità serba continua chiedere l’istituzione dell’Associazione dei comuni a maggioranza serba, prevista negli accordi firmati nel 2013 tra Belgrado e Pristina”. Secondo Ungaro queste tensioni destano preoccupazione nella comunità internazionale ma ricorda che dalla proclamazione dell’indipendenza del Kosovo nel 2008 sono stati fatti molti passi in avanti nel dialogo tra Pristina e Belgrado. “Nel lungo andare un accordo definitivo è nell’interesse di tutte le parti” sostiene Ungaro, che infine ricorda che nei giorni scorsi Germania e Francia hanno avanzato una proposta che va nella direzione di un riconoscimento di uguali diritti tra serbi e kosovari e dell’integrità territoriale del Kosovo.

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23 dicembre 2022, 12:37