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Photo by Hengaw / AFP Photo by Hengaw / AFP 

Iran, l'Onu chiede una moratoria sulla pena di morte

Le Nazioni Unite denunciano come "critica" la situazione nel Paese a causa della recrudescenza della reazione delle forze di sicurezza alle manifestazioni. E dal Parlamento europeo, Metsola scandisce: "Il Parlamento europeo si oppone fermamente alla pena capitale e all'oppressione violenta delle legittime proteste. Esorto le autorità iraniane a fermarsi qui e ora"

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Le Nazioni Unite hanno denunciato l'inasprimento della risposta iraniana alle proteste e hanno chiesto alle autorità di imporre una moratoria immediata sulla pena di morte per reati non qualificabili come reati più gravi ai sensi del diritto internazionale. Tramite il portavoce Jeremy Laurence durante un briefing con la stampa a Ginevra, il capo Onu per i diritti umani, Volker Trk, afferma che il crescente numero di morti causati dalle manifestazioni, tra cui quelli di due bambini questo fine settimana, e la recrudescenza della reazione delle forze di sicurezza sottolineano la situazione critica del Paese. 

Oltre 40 persone uccise principalmente in città curde

Dall'inizio delle proteste a livello nazionale, il 16 settembre scorso, oltre 300 sono le persone uccise, tra cui più di 40 bambini. Manifestanti sono stati uccisi in 25 delle 31 province iraniane, di cui più di 100 in Sistan e Baluchistan. Oltre 40 persone sono state uccise in città principalmente curde la scorsa settimana, ha aggiunto il portavoce Onu. L'Organizzazione ha inoltre riferito che "migliaia di persone" sono state arrestate in tutto il Paese per aver aderito a proteste pacifiche ed almeno sei persone collegate alle proteste sono state condannate a morte con l'accusa di moharebeh o "guerra contro Dio", o efsad-e fel-arz o "corruzione sulla terra". "Chiediamo alle autorità di rilasciare tutte le persone detenute in relazione all'esercizio dei loro diritti, compreso il diritto di riunione pacifica, e di ritirare le accuse contro di loro", ha detto Laurence. 

Metsola: il Parlamento Ue si impegnerà a non avere relazioni con l'Iran

"In risposta alle sanzioni contro gli eurodeputati, il Parlamento europeo si impegnerà a non avere relazioni con le autorità iraniane", ha detto la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, durante l'apertura della sessione plenaria a Strasburgo. "Non distoglieremo lo sguardo da coloro che ci guardano dalle strade dell'Iran. L'Iran deve fermare la repressione delle proteste legittime", ha aggiunto Metsola.

In Kurdistan sunniti chiedono referendum monitorato a livello internazionale

In Kurdistan, un gruppo di insegnanti e di imam sunniti ha chiesto di "indire un referendum in Iran sotto la supervisione delle istituzioni internazionali". Uno dei promotori, Mevlevi Abdul Hamid, l'imam del venerdì di Ahl al-Sunnah Zahedan, aveva detto esplicitamente nei giorni scorsi che la maggior parte del popolo iraniano è insoddisfatta. E poi aveva aggiunto: "Non puoi reprimere una nazione che protesta nelle strade per 50 giorni uccidendo la gente, imprigionandola e picchiandola". I manifestanti, soprattutto giovani e donne, inizialmente chiedevano più libertà, ma ora chiedono la fine della Repubblica islamica. E le proteste si sono intensificate la scorsa settimana, dopo un appello degli attivisti a commemorare le mobilitazioni del 2019, in cui furono uccise 300 persone, secondo Amnesty International.

Internet inattivo in molte zone

Intanto, il servizio Internet mobile non funziona in varie parti del Paese e le connessioni fisse sono molto lente: lo testimonia NetBlocks, un'organizzazione non governativa che monitora lo stato del web nel mondo, secondo cui i dati sul traffico mostrano che Internet è inattivo in molte zone. I tagli a Internet non sono una novità visto che hanno cominciato ad essere applicati dall'inizio delle proteste, ma nelle ultime settimane la connessione era migliorata, nonostante le applicazioni WhatsApp, Instagram e Twitter fossero ancora bloccate. 

L'Iran ha iniziato a produrre Uranio arricchito al 60%

Si tratta di una situazione che si intreccia con la notizia per cui l'Iran ha iniziato a produrre uranio arricchito al 60% di purezza nell'impianto nucleare sotterraneo di Fordo, descrivendolo come una risposta a una risoluzione dell'organo di controllo nucleare delle Nazioni Unite. L'aumento dell'arricchimento, riportato dall'agenzia di stampa ufficiale IRNA, è stato considerato un'aggiunta significativa al programma nucleare del Paese. Si tratta di un breve passo tecnico per raggiungere i livelli di armamento del 90%. Negli ultimi mesi, gli esperti di non proliferazione hanno avvertito che l'Iran dispone di una quantità di uranio arricchito al 60% sufficiente per essere ritrattato e trasformato in combustibile per almeno una bomba nucleare. Fordo si trova a circa 100 chilometri a sud della capitale Teheran. Un rapporto separato ha dichiarato che il direttore generale dell'AIEA, Rafael Grossi, è "seriamente preoccupato" per il fatto che l'Iran non si sia ancora impegnato nell'indagine dell'agenzia sulle particelle di uranio artificiali trovate in tre siti non dichiarati del Paese. La questione è diventata un punto critico nei colloqui per il rinnovo dell'accordo nucleare. 

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22 novembre 2022, 14:15