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Polizia in un quartiere di Port-au-Prince Polizia in un quartiere di Port-au-Prince 

Haiti, ipotesi missione Onu per fermare la crisi. Boschetti: situazione fuori controllo

La testimonianza della missionaria. Nella capitale Port-au-Prince imperversano le gang criminali, aumentano le uccisioni e i rapimenti, mentre l’epidemia di colera si diffonde su tutta l’isola, oltre 1700 i casi registrati. Gli Stati Uniti chiedono una risoluzione alle Nazioni Unite per autorizzare una missione di sicurezza internazionale

Marco Guerra – Città del Vaticano

La crisi umanitaria e la violenza criminale che attanagliano Haiti non si attenuano mentre in seno alle Nazioni Unite si discute sulla possibilità di mettere in campo una forza di sicurezza multinazionale per sedare la violenza delle gang che imperversano nell’isola caraibica.

Gli Usa chiedono risoluzione dell’Onu

Mercoledì il governo degli Stati Uniti si è detto fiducioso di ottenere una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite tesa a trovare nazioni che guidino una task force pronta ad entrare in azione già all’inizio di novembre. Il segretario generale Onu, Antonio Guterres, dal canto suo ha dichiarato che "una forza d'azione rapida" dovrebbe aiutare la polizia di Haiti ad affrontare le bande che hanno alimentato la crisi umanitaria, bloccando l'accesso a un importante terminal di carburante.

Sostegno anche dal Canada

Finora però nessun Paese si è offerto di guidare la forza di sicurezza ma le Bahamas hanno detto che potrebbero inviare truppe o polizia se richiesto. Indiscrezioni sulla stampa americana riferiscono infatti che la risoluzione proposta dagli Usa potrebbe fallire, sebbene il vice sottosegretario di Stato Brian Nichols si è detto fiducioso che un Paese si faccia avanti. Anche il Canada si è detto pronto a sostenere una forza d’intervento multinazionale ed alcuni delegati di Ottawa oggi sono ad Haiti per valutare la crisi umanitaria. "Il Canada e la comunità internazionale sono preoccupati per la violenza ad Haiti, in particolare contro donne e ragazze", ha dichiarato il ministro degli Esteri canadese Mélanie Joly.

L’emergenza colera

Non meno grave è l’emergenza sanitaria dovuta all’epidemia di colera, finora si contano almeno 1700 casi la metà dei quali sono bambini. Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per un "marcato aumento" dei sospetti casi, quasi raddoppiati in pochi giorni. La carenza di carburante sta rendendo il lavoro degli operatori umanitari molto più difficile. Si stima che siano necessari circa 70 mila galloni di carburante per alimentare 9 dei 16 centri di trattamento per il colera di Port-au-Prince e alcuni ospedali partner. Finora, l'Unicef è riuscito ad assicurarne solo un terzo.

Suor Boschetti: situazione fuori controllo

Suor Maddalena Boschetti, missionaria fidei donum ad Haiti, ai microfoni di Pope riferisce che “il 2 ottobre è stato verificato il primo caso di colera dall’epidemia del 2010, da allora è difficile ottenere notizie attendibili sull’andamento dell’epidemia, perché solo alcuni centri sanitari forniscono i dati”. La religiosa cita l’ultimo bollettino del 23 ottobre, che conta almeno 10 vittime, ma ritiene che sia un bilancio sottostimato, perché molte zone della capitale non sono accessibili per via della mancanza di carburante che tiene ferme le ambulanze. “La maggiora parte della popolazione non ha accesso agli ospedali e alle cure, quindi la situazione è fuori controllo e non è colta in tutta la sua gravità” sottolinea suor Maddalena.

Sposamenti impediti dalla violenza

La religiosa italiana osserva poi che la gente “mette da parte il dramma del colera” perché e posta davanti ad un’emergenza immediata del reperimento del cibo e dell’insicurezza dovuta agli scontri quotidiani tra le diverse gang e tra polizia e gang. “Il problema dell’insicurezza è sempre più grave, aumentano le vittime delle sparatorie e aumentano i rapimenti – prosegue suor Maddalena – e ci sono attacchi anche contro i giornalisti per fermare le poche voci libere rimaste, sono tutti segnali di deterioramento della situazione”. Boschetti racconta che nei fine settimana c’è una sorta di tregua che permette alle persone di uscire dalla capitale per recarsi in altre località a trovare i parenti o agli studenti di tornare a casa. Gli spostamenti e le comunicazioni sono quindi molti difficili, “sia per la mancanza di gasolio che ferma i generatori sia per colpa dei sabotaggi”.

La preghiera per la nazione

La gente vive nel terrore, spiega poi la religiosa che parla anche dell’inflazione al 30% e della mancanza di merci soprattutto in provincia. La religiosa ricorda inoltre con amarezza che “il 25 ottobre sono passati quattro mesi dall’assassinio di suor Luisa a Port-au-Prince, missionaria martire di cui nessuno parla più, al momento non esiste alcuna speranza di avere giustizia”. Infine suor Maddalena riferisce che i vescovi spesso incoraggiano le diocesi a radunare i fedeli e a pregare per il Paese, “si leva un grido al Signore perché dono la pace in un momento in cui tutto quello che può fare l’uomo sembra troppo limitato”.

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27 ottobre 2022, 18:02