"L'Anima e il Tempo", a Roma la prima edizione del Festival di spiritualità
Adriana Masotti - Città del Vaticano
"Per rispondere alle sfide presenti e future, occorre che uomini e donne di buona volontà che hanno a cuore la bellezza, le sorti dell’umanità e della creazione, e che sono capaci di amore, si mettano in gioco con le loro idee e con il loro esempio dando inizio a un tempo nuovo". Lo si legge nel comunicato stampa di presentazione del Festival di spiritualità alla sua prima edizione a Roma. "Con questa motivazione - si legge ancora - abbiamo deciso di inaugurare 'L'Anima e il Tempo – Festival di spiritualità', al fine di ritagliarci uno spazio di dialogo e confronto su alcuni temi per noi di grande importanza, quali la custodia del creato, la scelta di una politica e di un'economia attente al bene comune, una meditata formazione per le nuove generazioni, la sinodalità della Chiesa, la consapevolezza dei modi dell'azione di Dio nella storia".
Una comune passione per l'umanità e il Creato
Sei , in diversi punti della capitale, nelle serate da oggi a sabato, con la celebrazione eucaristica conclusiva la mattina di domenica 16 ottobre nella Chiesa dei Cappuccini di Via Veneto. Alla base dell'iniziativa ci sono l'amicizia e la collaborazione, nata alcuni anni fa, tra le Edizioni Cantagalli, Edizioni Frate Indovino e Editrice Città Nuova, consolidata dalla condivisione di una passione che accomuna i tre direttori editoriali, rispettivamente David Cantagalli, Paolo Friso e Luca Gentile, per la verità, la giustizia e il bene dell’uomo. Un'avventura che ci si augura in futuro altri editori e altre realtà, mosse dallo stesso intento, vogliano condividere. Al microfono di Vatican New Luca Gentile, editore di Città Nuova, spiega temi e obiettivi di "L'Anima e il Tempo":
Luca Gentile, c'è un esigenza di qualcosa di nuovo mi pare alla base del Festival di spiritualità che non riguarda solo l'anima ma, come dice il titolo, anche il tempo e quindi tutto ciò che ha a che fare con la vita di ciascuno di noi e della società, è così?
Assolutamente, nel senso che il grande problema di oggi è quello di coniugare l'esperienza quotidiana di vita, che è fatta di tanti aspetti molto pratici, molto concreti e, in questo momento particolare, anche molto sofferti che riguardano la politica, l'economia, la società nelle sue relazioni attuali, con una dimensione spirituale che, in qualche modo, la sostanzi e che comunque la illumini, e allora abbiamo cercato di rimanere in questa difficile tensione fra l'oggi del mondo, il tempo, e la dimensione profonda dello spirito che è l'anima.
Il Festival di spiritualità offrirà uno spazio di confronto sulla Chiesa, sull'ecologia, sull'economia, sulla politica. Sono ambiti diversi, c'è un filo comune, una chiave di lettura che li lega tutti?
Certamente, c'è per il semplice fatto che l'ecologia di riferimento è quella integrale di Papa Francesco e dunque tutto quello che noi affrontiamo rientra in una chiave di lettura unica, che pone l'attenzione sull'uomo e sulla sua vita. La vedremo durante questi giorni da tanti punti di vista, ma la sostanza resta quella: far sì che l'uomo non sia spezzettato, non sia visto sempre in maniera parcellizzata, ma venga colto nella sua interezza, e questo già dà la dimensione di qual è il senso e il filo conduttore del Festival. Tra l'altro, e questo mi preme dirlo, è anche vero che nel contesto attuale nulla è più scontato e prendere posizioni diventa sempre più complesso. Non è scopo nostro quello di prendere posizioni in senso assoluto, ma di porre un confronto perché si possa entrare nel merito di posizioni diverse che hanno però dalla loro sempre comunque la scelta del bene e dell'uomo.
E quali sono le domande principali che verranno poste e su cui ci si vuol confrontare?
Sono quelle che stanno emergendo, come l'ecologia, non soltanto nel senso politico ed economico o della transizione ecologica, ma del rispetto del Creato e della custodia della vita dell'essere umano e delle altre creature. Riguardo all'economia, la risposta e la nostra proposta è quella di cercare la logica di un'economia civile che sia un po' alternativa al mainstream. Il mainstream è una delle possibili letture economiche del presente, non l'unica. In quanto alla sinodalità della Chiesa, ci sembra attualissimo l'impegno della Chiesa attuale che ci interessa e ci piace approfondire anche con chi, da qualche anno, sta in qualche modo lavorando su questa strada di di ripensamento più condiviso della vita ecclesiale. Questo per dire alcune questioni, potrei andare avanti con gli altri temi, come il mondo attuale dei ragazzi e come trasmettere loro una dimensione della vita che sia anche spirituale. Così come chiederci - è la grande domanda di questi giorni - dov'è Dio in questi fatti terribili che accadono e cercare di capire più a fondo una fede che spesso è mal compresa e anche molto populisticamente interpretata.
L'incontro conclusivo di sabato, infatti, ha per tema proprio "Il Dio della storia". Oggi sembra che Dio non risponda alla preghiera di tante persone riguardo ad esempio alla pace...
Ma, io credo che, come del resto stiamo un po' anche ragionando - penso sicuramente all'attività che sta svolgendo in questi anni Città Nuova, ma sicuramente percorsi analoghi sono quelli di Cantagalli e di Frate Indovino Edizioni francescane con le quali appunto abbiamo organizzato il festival - io credo che oggi c'è una visione un po' distorta, dicevo prima populista, forse sarebbe corretto dire un po' ingenua, della fede cristiana che diventa miracolistica in maniera un po' eccedente. Insomma, ci si immagina sempre l'intervento di un Dio risolutore che con la bacchetta magica sana tutte le storture umane. In realtà non è questa la fede cristiana che è la fede in un Dio che non scende dalla Croce ma che muore e fino all'ultimo soffre nel rispetto profondissimo della libertà e della dignità della specie umana che lui stesso ha creato e amato. Quindi, è proprio un ripensamento anche del rapporto con Dio quello che oggi mi sembra ci interroghi per capire che più che pensare a dov'è Dio, c'è da chiedersi cosa ne fa l'uomo della sua libertà e forse questa è una strada di ripensamento che non banalizza la presenza dello Spirito che è grazia e capacità di ridare senso, speranza e vita anche al dolore di ogni giorno.
Ecco, possiamo dire che obiettivo di questi incontri è anche suscitare idee e una certa mobilitazione personale e magari anche comunitaria per realizzare qualcosa di buono. Insomma, un risvegliare un po' le coscienze...
Rispondo sottolineando alcune cose: la prima è che per la prima volta a Roma si fa un Festival di spiritualità. La culla della fede cattolica non conosceva finora un evento cittadino simile, quindi già ci piaceva questa novità. Ci piaceva il fatto che l'avessero costruito insieme tre editori poggiando anche sulla bellezza della relazione di amicizia e fratellanza che ci unisce e che credo dà una sostanza a questo Festival e, se vogliamo, anche una visione particolarmente nuova. Poi certamente l'obiettivo è quello di scuotere, di portare a riflettere come avviene in tanti altri luoghi, in manifestazioni analoghe. Se volessimo dire qual è la la scossa più forte che questo evento vuole dare è fondamentalmente riassumibile in questo concetto: che noi abbiamo un po' una tendenza ad andare verso una dimensione spirituale molto molto varia ed è anche molto interessante, però molto difficile da interpretare. Per noi la spiritualità è appoggiata sulla fede cristiana e questo è anche un po' l'anima del Festival. Ci rendiamo però conto che spiritualità non è spiritualismo, cioè non è un ripiegamento sulla propria interiorità, ma forza che riesce in qualche modo a coinvolgere e condizionare la nostra stessa esperienza di vita personale, sicuramente, e senz'altro comunitaria.
Il Festival prevede la presenza alle serate o ci sarà anche un collegamento on-line, come adesso ci siamo abituati a fare?
No, abbiamo deciso di non fare un collegamento on-line, sappiamo di fare un qualcosa di un po' originale di questi tempi perché ci siamo talmente abituati alla dimensione streaming delle varie forme culturali - alle quali peraltro spesso partecipiamo un po' distratti, magari presi da altre cose - che volevamo che ci fosse questa presenza forte, interiore prima di tutto. Secondo poi, perché quella cristiana è anche un'esperienza profondamente di condivione umana, di vicinanza, di relazione e la nostra sensazione è che questa cosa un po' si sia persa, polverizzata. Allora non abbiamo pensato assolutamente a una ripetizione delle manifestazioni in streaming. Quest'anno il Festival è in presenza, è su Roma, in tre luoghi diversi, per cui ci sarà la possibilità di scegliere anche secondo le zone della città più facilmente raggiungibili per le persone. In un futuro vediamo, siamo curiosi di sapere quale sarà la risposta e in base alla risposta di quest'anno, che speriamo interessata e ricca, il prossimo anno valuteremo se estenderlo anche in forma on-line.
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