I “giornali dei poveri”: uno sguardo al futuro
Debora D’Angelo – Città del Vaticano
Un giornalismo di qualità, aperto a diverse collaborazioni, e che offra lavoro a coloro che sono relegati ai margini della società. Nel 1989 inizia con questi obiettivi l’avventura dei “giornali dei poveri”, un progetto per fare informazione su temi delicati e dare lavoro ai più bisognosi. Da oggi al 15 settembre, Milano si vestirà da capitale mondiale dei giornali di strada e ospiterà il Summit a loro dedicato. L’avvio formale dell'incontro si svolgerà alla presenza del sindaco di Milano Giuseppe Sala, insieme al direttore della Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti e alla presidente Insp (International Network of Street Papers), la scozzese Fay Selvan. Oltre 100 le testate presenti. Ricordiamo che il 29 giugno scorso anche il Dicastero per la Comunicazione ha lanciato il mensile “L’Osservatore di strada”, distribuito, al suo debutto, in Piazza San Pietro in occasione dell'Angelus, proprio dai senza fissa dimora. Il giornale viene pubblicato la prima domenica di ogni mese, sia in versione cartacea che online, ed è realizzato "con" i poveri per restituire loro il diritto di parola.
Emarginati e senza fissa dimora
“I giornali di strada affrontano tematiche che spesso non vengono trattate dai media tradizionali. Allo stesso tempo – afferma ai microfoni di Pope Stefano Lampertico, direttore di Scarp de’ tenis - sono un’opportunità di lavoro per le persone senza fissa dimora e gli emarginati”. Trattenendo una parte del prezzo di copertina, le persone coinvolte riescono a mettere da parte un piccolo reddito mensile utile ad acquisire i diritti fondamentali di cittadinanza.
Diritti degli ultimi e collaborazione
L'International Network of Street Papers è una grande opportunità per tutti i giornali di strada perché permette di condividere contenuti e riviste. Lo stesso Papa Francesco ha rilasciato due interviste: a un giornale di strada olandese e a Scarp de’ tenis, ripresi da quasi tutte le testate. “Chi compra un giornale di strada – sottolinea Stefano Lampertico – fa un atto di generosità verso la persona che lo vende e acquista un prodotto di qualità”. C’è una grande attenzione ai temi legati alla difesa degli ultimi, alla condizione delle persone che vivono in difficoltà. A questo si aggiunge il contributo di scrittori qualificati che mettono a disposizione la loro creatività. “Appezziamo questa dimensione collaborativa tra le testate di diversi Paesi, perché permettono di avere un quadro generale su quello che accade nei diversi continenti”, conclude il direttore di Scarp de’ tenis.
Pandemia e problematiche
La pandemia ha creato dei problemi ai giornali di strada, costringendo le persone a non poter uscire di casa. Questo ha avuto un forte impatto sulla vendita di questi prodotti giornalistici. “Molti giornali hanno sospeso le pubblicazioni – sottolinea Lampertico - facendo solo alcune pubblicazioni digitali. Oggi si aggiungono nuove sfide da affrontare come la transizione verso il digitale: sono tutte questioni di cui discuteremo con gli altri colleghi del mondo che sono in arrivo al Global Summit che, dopo tre anni, ci consente di ritrovarci insieme”.
Inserimento sociale e dignità
I giornali di strada non sono solamente una possibile fonte di lavoro, ma permettono alle persone di vivere con dignità. “Nei nostri 25 anni di storia sono passate 700 persone e oggi abbiamo un centinaio di venditori in tutta Italia. Per molti di loro – spiega il direttore di Scarp de’ tenis - la vendita del giornale di strada è soltanto un momento di passaggio che consente di ripartire e trovare un nuovo lavoro. Si tratta di un’opportunità soprattutto per i più giovani”.
Storie di vita: Claudio, rivenditore di Scarp de’ tenis
Molte persone che hanno lavorato o collaborato per i giornali di strada hanno avuto modo di vivere senza rimanere esclusi dalla società. Un esempio è Claudio, immigrato dalla Puglia e rivenditore di Scarp de’ tenis, morto durante la pandemia. “È una storia che porto nel cuore – racconta Lampertico – ha lavorato per noi per 20 anni, facendo i lavori più umili: dalla consegna dei giornali allo scarico delle riviste”. Scarp de’ tenis era la sua famiglia, oltre che la sua casa. “Quando è venuto a mancare ci siamo occupati noi di tutto. Lo abbiamo accompagnato nel suo ultimo viaggio, verso il Paradiso. Ne sono certo”.
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