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Fedeli nella Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato Fedeli nella Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 

Con i migranti si costruisce il futuro, Ripamonti: "Sono portatori di ricchezza"

Si celebra domenica 25 settembre la 108.ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Il presidente del Centro Astalli, illustra alcune delle priorità legate al tema di quest'anno: "La carica spirituale che molti rifugiati portano con sé possa essere veramente di stimolo al nostro vecchio continente per ritrovare quella giovinezza, quelle radici cristiane che ci caratterizzano"

Stefano Leszczynski - Città del Vaticano

"Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati" è il tema scelto da Papa Francesco per celebrare la prossima Giornata mondiale, che come ogni anno si svolge nell'ultima domenica di settembre. Un’occasione per dimostrare la preoccupazione per le diverse categorie di persone vulnerabili in movimento, per pregare per loro mentre affrontano molte sfide, e per aumentare la consapevolezza sulle opportunità offerte dalla migrazione.

"Per iniziare a costruire un futuro con i migranti e i rifugiati è indispensabile che si inizi a pensare a loro come persone e non come numeri o statistiche. Sono individui che hanno il diritto ad essere valorizzati per contribuire alla costruzione di una società che sia un luogo di vita per tutti". Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, auspica un cambio di prospettiva della società e, in particolare, del mondo politico affinché si smetta di pensare alle migrazioni come ad un problema e si inizi invece a considerarle come un dono che permette di guardare al futuro: "In realtà, queste persone – dice padre Ripamonti – sono portatrici di ricchezza, sia da un punto di vista culturale che spirituale, oltre ovviamente alle loro competenze. Questo è un elemento da tenere sempre più in considerazione".

Ascolta l'intervista a padre Ripamonti

Spesso si fa riferimento all’immigrazione come rimedio al calo demografico di un Paese o all’assenza di manodopera. C’è il rischio che in questo modo prevalga una visione utilitaristica dell’immigrazione? 

È un approccio che va assolutamente evitato perché lascia intendere che nel momento in cui ci si dovesse rendere conto che gli immigrati non sono più necessari allora saremmo legittimati a tenerli fuori. In realtà, il diritto di essere presenti nelle nostre società è legato al diritto degli esseri umani di muoversi nel mondo, nella società globale che abbiamo costruito. I migranti sono una presenza importante per le nostre società, una presenza prospettica, che ci apre ad un futuro multiculturale e multireligioso.

Nel massaggio di Papa Francesco per questa Giornata del migrante e del rifugiato si parla anche di stimolo per le aspirazioni spirituali delle società che accolgono. In un continente secolarizzato come quello europeo questo è ancora possibile?

Credo che proprio la spiritualità che le persone migranti e le persone rifugiate portano possa scuoterci del nostro secolarismo, dalla nostra mondanità e in qualche modo spingerci a riflettere su quelle radici cristiane che noi molte volte evochiamo. Il dialogo si costruisce a partire dalle identità personali di ciascuno nel momento in cui ci si ascolta reciprocamente. E allora, io credo che la carica spirituale che molti rifugiati e molti migranti portano con sé possa essere veramente di stimolo al nostro vecchio continente per ritrovare quella giovinezza, quelle radici cristiane che ci caratterizzano.

Il tempo che viviamo però è caratterizzato da tensioni e conflitti, da popoli in fuga e da centinaia di persone che perdono la vita nel tentativo di arrivare sulle coste dell’Europa… 

Il titolo del messaggio di questa 108.ma Giornata ci ricorda che quel "con i migranti e rifugiati" non è più demandabile e noi dobbiamo investire in politiche non solo di accoglienza, di soccorso e salvataggio in mare, ma anche di investimenti nei Paesi di provenienza. Non dobbiamo mai dimenticare che le persone devono avere anche il diritto e la possibilità di non partire dalla loro terra e, molto spesso, le cause che li fanno partire sono legate allo sfruttamento e all’ingiustizia che causiamo noi.

In un periodo difficile come questo quanto è importante imparare a immedesimarsi in quella che è la vita dei rifugiati?

È fondamentale. Il mettersi nei panni dei rifugiati e dei migranti ti permette di guardare il mondo da una prospettiva totalmente diversa. L'abbiamo sperimentato negli ultimi mesi con la popolazione ucraina, sconvolta da una guerra che è alle porte di casa. Abbiamo pensato che quello che accadeva a loro sarebbe potuto accadere a noi e questo ha fatto scattare una solidarietà diversa. Questa stessa solidarietà deve valere anche per le guerre lontane da noi, per le persone che scappano da ingiustizie che noi sentiamo lontane dalla nostra vita.

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22 settembre 2022, 16:41