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Made in Carcere e Div.ergo, la sostenibilità abita nelle imprese sociali

A Lecce due progetti sostenuti dalla Fondazione con il Sud. Obiettivo è dare sostegno, un lavoro a detenute e a ragazzi svantaggiati. Da una parte una realtà che produce borse, oggetti con tessuti riciclati; dall'altra un progetto di agricoltura su terreni abbandonati

Alessandro Guarasci - Città del Vaticano

Made in Carcere è un tipico esempio di economia sociale, di sostenibilità. E' un paradigma di come un progetto imprenditoriale possa aiutare chi vuole intraprendere un percorso di recupero dopo aver sbagliato. Il social brand Made in Carcere nasce nel 2007 dal talento creativo di Luciana Delle Donne. Il laboratorio di Lecce produce borse, accessori, originali e tutti colorati. Prodotti che potremmo definire "utili e futili", ma confezionati nella città da una ventina di donne al margine della società, donne detenute che hanno deciso di rimettersi in gioco. Da quando è nata, questa realtà ha coinvolto più di 200 persone. 

Made in Carcere non è una charity ma un modello di impresa

L’obiettivo è coniugare buon senso e creatività, per dimostrare attraverso la raccolta di tessuti di scarto, e la realizzazione di laboratori in carcere da parte di donne detenute, che “il bello esiste e va ricercato ovunque”. Così viene offerta una seconda chance di vita a queste persone. Il modello di sviluppo sostenibile non è quello della classica charity, ossia di un'organizzazione di beneficenza, bensì quello di una impresa sociale, in grado di promuovere benessere a persone svantaggiate. 

Delle Donne: alle detenute una cassetta degli attrezzi per la vita

La fondatrice Luciana Delle Donne tiene a sottolineare come questa attività guardi al futuro: “Ogni detenuto costa 60 mila euro allo Stato, dunque questi soldi vanno spesi bene. Queste persone devono uscire dal carcere in modo diverso, noi diciamo con una ‘cassetta degli attrezzi’ che permetta loro di affrontare la vita. Siamo convinti che solo promuovendo il benessere si potrà creare ricchezza sociale, per favorire a sua volta un’economia circolare. Come ha detto Papa Francesco, non dobbiamo lasciarci rubare la speranza”.

Ascolta l'intervista a Luciana Delle Donne

Un modello da esportare 

Ma Made in Carcere non si è fermata a Lecce, ha sviluppato una rete di sartorie sociali sul territorio nazionale, segno che questo modello di impresa, di sostenibilità piace. Ad oggi le sartorie sociali sono presenti anche a Taranto, Bari, Grosseto, Verona. Il 5 giugno 2020 poi è stato avviato il progetto BIL (Benessere Interno Lordo), Nuovi modelli di Economia Rigenerativa 2nd Chance & Made in Carcere,  con il supporto dalla Fondazione con il Sud nell’ambito della programmazione “Vado a lavorare”. Tre le regioni interessate: Puglia, Basilicata, Campania, coinvolti 65 detenuti in attività formative professionalizzanti nei settori tessile, cibo e agricoltura. E i risultati ci sono: 52 tirocini, 26 contatti di lavoro.

Div.ergo guarda all'agricoltura come mezzo per includere

Ma la Puglia è anche agricoltura. Sempre a Lecce è nato il progetto Utilità marginale, promosso dalla Fondazione Div.ergo-Onlus. E’ un programma di agricoltura sociale per il recupero e la valorizzazione di terreni incolti e abbandonati del territorio della città del Salento, con il coinvolgimento di un gruppo di giovani con disabilità intellettiva. Un modo per rigenerarsi. Infatti, parlando con questi ragazzi abbiamo percepito tutta la loro soddisfazione nel sentirsi parte di un progetto. 

Una filiera biologica

Anche qui l’apporto della Fondazione con il Sud è stato fondamentale per far nascere questa iniziativa impreditoriale. Un progetto ambizioso, che punta alla sostenibilità e mira a creare una filiera produttiva agricola biologica e sociale con la coltivazione e commercializzazione di colture tradizionali marginali del Salento, come il cece nero (Cicer arethinum L.), lo  zafferano (Crocus sativus L.), oppure piante spontanee con potenzialità commerciali come il Topinambur (Helianthus tuberosus L.), o ancora i micro ortaggi. 

I ristoranti di Lecce si riforniscono qui

I risultati ci sono a Div.ergo: sette persone con disabilità intellettiva hanno svolto un percorso di formazione, realizzato nella forma di un tirocinio formativo retribuito. Dal loro percorso nascono i micro-ortaggi che finiscono nei piatti di alcuni dei ristoranti più raffinati di Lecce. Altre tre persone hanno trovato occupazione in una cooperativa sociale, Filodolio, che si è assunta il compito (che è anche un servizio alla comunità) di sottrarre all’incuria e recuperare scampoli di terreno nella fascia che cinge la città.

Casetta Lazzaro un esempio di sostenibilità

Una parte importante dell’attività della onlus ruota attorno a Casetta Lazzaro. Si tratta di una struttura presso la quale si sono svolte le attività di formazione al lavoro del gruppo di giovani con disabilità dal novembre del 2018 fino al giugno 2021. La Casetta ospita la mini-serra per la coltivazione dei micro-ortaggi ed è stata luogo di vari eventi pre e post lockdown (gli “Open day”, uno dei quali realizzato in collaborazione con Slow Food Lecce, gli eventi “Appuntamento con lo chef” - con Solaika Marrocco, Raffaele De Masi e Lina Taurino - e “Calici e Musica”).

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10 luglio 2022, 10:16