Fine della guerra fredda e Ucraina, una crisi che viene da lontano
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Il 27 maggio 1997 i Paesi dell’Alleanza Atlantica e la Russia, uscita da 5 anni dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, firmavano a Parigi il patto che poneva fine a 40 anni di ‘guerra fredda’. Era già stato sciolto il Patto di Varsavia, mentre la Nato rimase in piedi e cominciò un progressivo allargamento nell’est europeo. Sui motivi della decisione occidentale e le ripercussioni sulla attuale crisi con Mosca, Aldo Ferrari, docente di Storia della Russia alla Ca’ Foscari di Venezia, parla di come i rapporti tra Russia e occidente, di fatto, non siano migliorati, anzi si sono progressivamente deteriorati fino a sfociare nel conflitto tra Mosca e Kiev.
Professor Ferrari, era il 27 maggio del 1997 quando si poneva fine ufficialmente alla ‘guerra fredda’ con un patto tra Nato e Russia. L'Unione Sovietica si era già sciolta, così come il Patto di Varsavia, perché da parte dell’Alleanza Atlantica non ci fu un passo simile?
Questa decisione di mantenere in vita la Nato può essere interpretata in modi differenti, ovviamente. Si può pensare che un’organizzazione militare, una volta esaurito il suo compito, perché la controparte non esisteva più, avrebbe potuto, o forse dovuto, estinguersi anch’essa. Non è stato così, perché gli Stati Uniti in particolare, ma anche diversi Paesi europei, soprattutto quelli che avevano fatto parte del blocco comunista, hanno pensato che proprio la Nato potesse diventare una garanzia di sicurezza per loro, forse in un'ottica statunitense anche di egemonia attraverso la Nato sullo spazio europeo. Il punto essenziale, a mio giudizio, è che gli Stati Uniti soprattutto e anche diversi Paesi europei non hanno mai cessato di diffidare della Russia anche dopo la fine dell'URSS e dopo il crollo delle ideologie sovietica e comunista. Quindi in qualche maniera la nato è stata percepita come una garanzia di fronte alla possibilità di un ritorno della Russia sulla scena politica internazionale. Negli anni 90 la Russia era debole, ma sappiamo che negli anni successivi, con l'ascesa al potere di Putin e il miglioramento dell'economia, Mosca è tornata ad avere un ruolo importante nel mondo. Diciamo che la Nato ha agito, per così dire, in maniera preventiva contro qualche cosa che poi, almeno in parte, si è verificata.
Su questo punto già in quel trattato si prevedeva l'ingresso di alcuni Paesi dell’area ex sovietica…
La cosa è poi avvenuta con i Paesi baltici, entrati nel 2004 a far parte della Nato. Questa purtroppo è la parte dolorosa della vicenda che stiamo trattando, vale a dire il rapporto tra Nato e Russia. Sappiamo oggi come le cose sono andate e soprattutto come stanno andando e c'è da chiedersi se le scelte che l'occidente ha compiuto, riguardo al mantenimento della Nato e alla sua estensione verso Est, siano state le migliori possibili. A mio giudizio, probabilmente no, però è anche vero che questo è un giudizio dato a posteriori, dopo che sostanzialmente tra la Russia e l'occidente è cresciuta una diffidenza, una conflittualità in larga misura dovuta proprio all'espansione verso Est della Nato.
Parliamo di quella Russia del 1997. Il processo di cambiamento, di democratizzazione del Paese, secondo lei, avvenne forse in maniera un po' troppo frettolosa?
Sì, in maniera frettolosa, non consapevole, dato che sii trattava di un Paese che storicamente con la democrazia aveva avuto ben poco a che fare in epoca zarista e nulla in epoca sovietica: non solo democratizzazione, ma anche privatizzazione selvaggia nel paese. Queste dinamiche provocarono un tracollo del livello di vita della popolazione è una scarsa soddisfazione per la democratizzazione. Insomma per i russi gli anni ‘90 sono stati anni di crisi profondissima: politica, economica, psicologica. Proprio in questi anni l'occidente, approfittando della debolezza russa, ha compiuto delle scelte che, col senno di poi, appaiono oggi probabilmente poco lungimiranti, in particolare riguardo alla Nato.
La crisi che stiamo vivendo oggi, quella della guerra in Ucraina, secondo lei ha qualche legame con quello ed altri episodi di 25 anni fa?
A mio giudizio la guerra russo-ucraina deriva ampiamente da queste scelte politiche e di sicurezza che in sostanza hanno escluso la Russia. La Russia avrebbe potuto e dovuto essere inclusa in un'architettura di sicurezza che la comprendesse e la facesse collaborare strettamente con l'Europa e l'occidente. Questo non è avvenuto e, fermo restante le gravissime responsabilità di Mosca in particolare nello scoppio di questo conflitto, io sono tra coloro che credono che l'occidente, proprio con l'estensione verso est della Nato, abbia contribuito in maniera veramente notevole al peggioramento dei rapporti tra la Russia e l’occidente.
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