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 Mandela al voto nel 1994 Mandela al voto nel 1994 

Sudafrica, la democrazia all'esame della realtà

"A 28 anni dalla fine dell’apartheid in Sudafrica i diritti umani continuano ad essere violati": a spiegarlo è il gesuita padre Russell Pollitt, ricordando alcuni degli avvenimenti che hanno segnato il Paese negli ultimi anni

Francesca Merlo – Città del Vaticano

Freedom Day 2022. Sono passati 28 anni dalle prime elezioni democratiche sudafricane del 27 aprile 1994, le prime post-apartheid tenute in Sudafrica in cui chiunque poteva votare, indipendentemente dalla razza. In quel giorno fu eletto Nelson Mandela. La commemorazione arriva in un momento in cui il Sudafrica – si legge sul sito del governo - sta per intraprendere un programma di vaccinazione anti-Covid, ma padre Russell Pollitt, SJ, direttore dell'Istituto dei Gesuiti in Sudafrica, non è sicuro che al momento ci sia molta gente che festeggerà.

“Ovviamente – spiega a Pope - il Paese è cambiato, adesso tutti hanno il diritto al voto, ma penso che potremmo dire che in qualche modo l’apartheid oggi, 28 anni dopo, è stato sostituito da un sistema che sta anche penalizzando i più poveri dei poveri, un sistema di corruzione su larga scala, di saccheggi e di mancanza di fiducia nel governo”. 

Marikana

Padre Russell ricorda alcuni degli avvenimenti degli scorsi anni che hanno visto la violazione dei diritti di persone molto vulnerabili, calpestati senza che i responsabili fossero mai individuati, perseguiti e puniti.  La prima è il massacro di Marikana: padre Russell racconta che il 16 Agosto del 2012 le forze di polizia (South African Police Service) aprirono il fuoco sui lavoratori dell’azienda Lonmin mentre festeggiavano il venticinquesimo anniversario di uno sciopero nazionale portato avantia dai minatori sudafricani. Furono uccise 34 persone e ferite gravemente almeno 78.

Life Esidimeni

Un paio di anni dopo, continua padre Russell, ci fu la tragedia Life Esidimeni, che ha causato la morte di 144 persone in strutture psichiatriche nella provincia sudafricana di Gauteng per cause legate anche alla fame e all'abbandono. “Le autopsie effettuate sui poveri cadaveri ”, dice Padre Russell, “hanno mostrato che alcuni di loro avevano del cartone nello stomaco”. Sottolinea inoltre che questi anziani e persone con difficoltà di apprendimento non erano in grado di esprimere le proprie necessità per ottenere ciò di cui avevano bisogno per sostenersi ogni giorno. 

La corruzione durante la pandemia

Più recentemente, continua padre Russell, le dimissioni del ministro della salute hanno messo in luce il fatto che “lui e la sua famiglia beneficiavano dei suoi furti durante la pandemia, che consistevano fondamentalmente in furti di materiale e beni destinati alla protezione dei più poveri”. Questo, continua padre Russell è solo un altro esempio dell’atteggiamento arrogante di molti nella ANC (African National Congress) che “fanno come vogliono. E così i poveri stanno diventando più poveri mentre le élite politiche fanno la bella vita”.

Padre Russell nota ancora che il governo sudafricano ha ottenuto più di 1. 4 miliardi durante l’emergenza  Covid in trasporti, alloggi, alberghi e altre cose, mentre tante persone non erano in grado di ottenere nemmeno le cure mediche di base di cui avevano bisogno. Sottolinea poi che sul fronte dei diritti umani il Sudafrica ha avuto un importante riconoscimento ma oggi si cade nella retorica, "come se il governo non ci credesse davvero". 

Il silenzio per l’Ucraina

Padre Russell commenta anche “il silenzio del Paese” per quanto riguarda il conflitto in Ucraina. “Anche se forse il Sudafrica, essendo un piccolo Paese, non sarebbe in grado di fare molta differenza,  è abbastanza significativo che non sia disposto a prendere una posizione forte contro la violazioni dei diritti umani che sta avvenendo in Ucraina”. 

Fatti e non parole

Il Sudafrica ha una costituzione meravigliosa e delle leggi adeguate, continua padre Russell. “Ma il grande problema è che non sono applicate e non sono vissute, c'è un enorme divario tra le norme e l'applicazione sul campo”. Dunque, conclude, “la posizione del Paese sui diritti non è cambiata ma c'è una differenza sempre più grande tra ciò che diciamo e ciò che effettivamente accade”. 

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27 aprile 2022, 14:30