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 Strage di Capaci, 23 maggio 1992. Muoiono 5 persone tra cui il giudice Giovanni Falcone Strage di Capaci, 23 maggio 1992. Muoiono 5 persone tra cui il giudice Giovanni Falcone 

Gli ulivi di Capaci per l’anno liturgico della Chiesa siciliana

La cerimonia della Questura di Palermo è una delle tappe più significative di un percorso di legalità in vista del trentesimo anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio

Alessandra Zaffiro - Palermo 

 Nel “Giardino della Memoria”, lo spazio adiacente al tratto autostradale devastato dalla strage di Capaci il 23 maggio 1992, crescono ulivi il cui prezioso frutto sarà consacrato nella Santa Messa Crismale del Giovedì Santo per l’anno liturgico della Chiesa siciliana. Questa mattina, nel corso della cerimonia della Polizia di Stato, il questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, e Concetta Martinez, vedova di Antonio Montinaro, caposcorta di Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci, hanno consegnato l’olio ricavato dalla molitura delle olive generate dagli alberi piantati nel “Giardino della Memoria”, nelle mani di monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale e componente della Commissione vaticana per la scomunica alle mafie creata nel Dicastero per lo Sviluppo Umano, monsignor Giuseppe Marciante, vescovo di Cefalù e del Delegato ad omnia dell’Eparchia di Piana degli Albanesi, l’Archimandrita Antonino Paratore. 

La ferita della strage

Il 23 maggio 1992 a Capaci persero la vita Giovanni Falcone, la moglie, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta della Polizia di Stato Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, in servizio sulla Fiat Croma con sigla radio Quarto Savona 15. Cinquantasette giorni dopo, il 19 luglio, Paolo Borsellino e gli agenti di scorta, i poliziotti Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina persero la vita in via D’Amelio.  

“Proprio dagli ulivi, piantumati su quella terra macchiata dal sangue dei martiri della giustizia - si legge in una nota della questura di Palermo - è iniziato un percorso di rinascita, curato dalla questura di Palermo e dall’Associazione Q.S.15, che ha dato luogo a una piccola produzione di olio, grazie al prezioso contributo offerto dai giovani studenti dell’Istituto Superiore “Majorana” e da minori detenuti presso l’Istituto Penale per Minorenni “Malaspina”, nell’ambito di un progetto, denominato “Laboratorio Giardino della Memoria”. L’olio di Capaci, metafora di continuità tra i caduti del tragico attentato mafioso e questi giovani, è stato prodotto grazie alla collaborazione della Coldiretti e dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Palermo”.

Le vie della legalità

La cerimonia della Questura di Palermo di questa mattina, che si è svolta nel “Giardino della Memoria” a Capaci, è uno degli appuntamenti più significativi e di forte impatto emotivo di un percorso di legalità in vista del trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio.  “Questo segno, quello rappresentato dall’olio prodotto dagli olivi piantati nel Giardino della Memoria di Capaci, nel luogo teatro della strage mafiosa del 23 maggio del 1992 – ha detto  l'arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice - mi ha subito colpito da quando il Questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, me ne ha parlato: per noi cristiani è un segno che va alla radice della nostra identità, perché noi portiamo nel dna del termine “cristiano” proprio questa valenza più tipica dell’olio, che oltre ad essere un elemento essenziale della vita e della mensa, è il segno di un invio, di una missione che viene affidata. Voglio quindi sottolineare come questo segno che oggi viene posto nelle mani di noi Vescovi per trasferirlo nelle nostre comunità è un segno che brucia e che pesa, perché è il segno di una missione che viene data e che viene accolta. Come è accaduto a Gesù di Nazareth che ha iniziato la sua missione di uomo in mezzo alla gente, “compartecipe” delle sofferenze dell’umanità, con un mandato che odorava del profumo della sua consacrazione con olio santo. Ecco perché ho avvertito subito tutta la portata e tutta la responsabilità di questo segno che viene oggi affidato a noi Vescovi. Questo olio  - ha aggiunto monsignor Lorefice - che verrà unito all’olio che verrà consacrato il Giovedì Santo, ci chiederà di essere in grado di proseguire nell’esempio offerto da coloro che sono caduti qui a Capaci, l’esempio di “compartecipazione” delle sofferenze degli altri: mi vengono in mente le bellissime parole del filosofo di origine ebrea Emmanuel Lévinas che ci regala un’interpretazione del tutto particolare della figura del Messia nell’Antico Testamento (soprattutto nei Profeti): “Il Messia è colui che prende su di sé le sofferenze degli altri”. L’augurio che desidero rivolgere alle nostre comunità che riceveranno l’olio di questi olivi di Capaci è proprio questo: se il Messia è colui che prende le sofferenze degli altri di su di sé (per partecipare a un cammino di riscatto), allora il Messia è ciascun uomo e ciascuna donna in grado di prendere sulle proprie spalle le sofferenze degli altri, le sofferenze della terra in cui si vive. Questo ci hanno testimoniato coloro che hanno perso la vita qui a Capaci”.

Olio che profuma di giustizia

“Nel Salmo 1 – ha detto il vescovo di Cefalù, monsignor Giuseppe Marciante, che ha partecipato alla cerimonia a Capaci - il salmista ci pone dinanzi due figure, quella del giusto e quella dell’empio. Il giusto sarà come un albero che porta frutto, così è chi ha dato la propria vita per la giustizia e il suo sacrificio non verrà dimenticato. L’empio invece, "come pula che il vento disperde", non reggerà il giudizio di Dio e sarà dimenticato. Ecco il senso della Memoria che celebriamo nel XXX Anniversario delle stragi di Capaci e via d’Amelio. Oggi ci è stato donato l’olio frutto del “Giardino della Memoria”. Un olio che esalta il sacrificio dei giusti che come alberi robusti lasceranno per sempre il ricordo. Questo olio verrà aggiunto a quello che benediremo durante la Messa Crismale del Giovedì Santo. Un olio che ungerà non solo Vescovi, sacerdoti, battezzati e cresimati, ma consacrerà la vita del giusto come quella di Cristo morto sulla croce. Un olio che profuma di rettitudine, di giustizia, che risana le tante ferite che la mafia ha inferto, che dona luce perché frutto di chi ha dato la vita per la legalità”. 

“Esprimo la mia profonda gratitudine anche a nome della arcidiocesi di Monreale  - ha detto monsignor Pennisi - per lo squisito gesto di voler donare, in occasione del trentesimo anniversario delle stragi mafiose di Capaci e di via D’Amelio, l’olio ricavato dagli ulivi che crescono nel giardino realizzato nel luogo della strage di Capaci, da aggiungere ai Sacri Oli, che verranno consacrati durante la Messa Crismale il prossimo Giovedì Santo. Con quest’olio saranno unti i battezzati, i cresimati, gli infermi e consacrati i sacerdoti e i vescovi impegnati a seguire Gesù Cristo inviato  per liberare le persone da ogni forma di schiavitù a partire da quella alla mafia. Desidero esprimere la mia stima e la mia gratitudine - ha concluso l’arcivescovo di Monreale - alla Polizia di Stato e all’Associazione Quarto Savona 15, per questa significativa iniziativa, che vuole essere un segno di speranza e di impegno per la giustizia e la legalità, a partire dall’eroico sacrificio dei martiri per la giustizia che hanno donato generosamente la loro vita per la rinascita della Sicilia”.

A Capaci anche il Delegato ad omnia dell’Eparchia di Piana degli Albanesi, l’Archimandrita Antonino Paratore, parroco di San Nicolò dei Greci alla Martorana di Palermo, che ha espresso una riflessione “sul significato dell’olio, frutto di questa terra dove si è sparso il sangue di uomini e donne, servitori della Patria”. “Olio di letizia, come nei formulari liturgici bizantini indica fortezza – ha aggiunto l’Archimandrita – ma rinascita da un luogo di dolore e sofferenza. Ci troviamo davanti ad una reliquia vivente, ‘macchina’ che è eloquente per noi ma, soprattutto, per le nuove generazioni. La loro memoria di testimoni di amore per la Patria è segno vivente di ogni cristiano di vivere contemporaneamente il Vangelo nell’osservanza della Costituzione italiana. L’olio che sarà consacrato il Giovedì Santo per i vari sacramenti indica l’impegno dell’Eparchia di Piana degli Albanesi di trasmettere nelle varie realtà paesane che vivono in difficoltà, in logiche difficili, la letizia e la speranza di una società migliore, essendo tutti nella stessa barca, come dice Papa Francesco”.

Al termine della cerimonia sedici poliziotti hanno preso in consegna i colli contenenti le bottiglie dell’Olio di Capaci ed in un corteo di otto auto della Polizia di Stato, hanno lasciato il Giardino della Memoria di Capaci, diretti alle questure dell’isola per affidare il prezioso e rappresentativo carico ai questori, che ne cureranno la successiva consegna agli arcivescovi e ai vescovi delle altre Diocesi siciliane.  

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22 febbraio 2022, 16:27