Il dramma dei civili in Nigeria
Giancarlo La Vella - Città del Vaticano
Ha suscitato le accorate parole del Papa la situazione di estrema violenza che si sta vivendo in Nigeria. Solo negli ultimi giorni decine le vittime degli scontri tra gruppi fondamentalisti rivali. Nel tempo al conflitto tra agricoltori e pastori, per la supremazia territoriale e lo sfruttamento di pascoli, boschi e campi, si è sostituito il confronto armato tra Boko haram , le cui sanguinose scorribande hanno colpito da anni il Nord-Est del Paese, cioè quella zona adiacente al Lago Chad in cui confinano lo stesso Chad, la Nigeria, il Niger e il Camerun. Si tratta di una regione, spiega nell'intervista a Radio Vaticana-Pope Marco Di Liddo, analista del Centro Studi Internazionali (Cesi), in cui i limiti tra Stati esistono sono sulle carte geografiche. Di fatto è una sorta di terra di nessuno, dove i gruppi armati fanno il bello e cattivo tempo.
La rete terroristica rischia di espandersi
Il terrorismo nella regione del lago Chad è un fenomeno economico-sociale più che ideologico, afferma Di Liddo. Sono la crisi economica e la povertà che scatenano la rabbia nei confronti delle istituzioni soprattutto dei giovani che, come unica scelta, hanno quella di aderire a questi gruppi, aumentandone quindi la capacità di azione. Boko Haram e Iswap, lo Stato Islamico dell'Africa occidentale, i movimenti armati che si combattono per la supremazia nella regione nigeriana nord-orientale, hanno quindi facilità a compiere i loro raid e ad autofinanziarsi attraverso violenze nei confronti della popolazione civile, reclutando combattenti proprio tra i civili.
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