Meeting Rimini, Bruni: salviamo l'economia dai predoni
Alessandro Guarasci - Rimini
Economia ed ecologia devono andare di pari passo. Ne è convinto Luigino Bruni, direttore scientifico di . Un concetto ribadito al Meeting di Rimini, al via il 20 agosto, durante un dibattito sul ruolo dei giovani nella ripartenza dopo la pandemia di Covid19. Per Bruni “la prima sfida è che l'economia è molto importante, c'è questo primo messaggio. I giovani la prendono molto sul serio, perché sanno se non si cambia l'economia non si salva il pianeta, non si cambia la giustizia sociale, non si riducono le disuguaglianze, non si risollevano i poveri. Quindi i giovani sentono per istinto che l'economia è un ambito di grande importanza, di grande impegno. Negli anni precedenti la mia generazione ha abbandonato l'economia. Le persone più ideali, più motivate si sono impegnate nel non-profit, nelle ong, ma hanno detto: no, l'economia non ci interessa è troppo triste. Quindi l’economia è finita nelle mani di speculatori che l'hanno fatta diventare quella che è oggi. Vediamo invece che i giovani dicono: dobbiamo abitare l'economia, occuparcene, perché se non lo facciamo noi finisce che arrivano i 'predoni del deserto' e fanno danni”.
Ma quale altro messaggio può arrivare affinché la crescita non produca disuguaglianze e danni al pianeta?
In un momento come questo, dobbiamo ricordarci molto chiaramente che non c'è economia che non sia già ecologica. Anche noi in Italia quando continuiamo a fare il ministero dell'Economia e della Finanza, con la Banca d'Italia e poi il Ministero della Transizione Ecologica, siamo sempre nella logica dicotomica, che si fa prima l’economia e poi l'ecologia. Oggi la novità grande è che o l'economia è ecologica o è dis-economia. Non ci può essere l'economia prima e poi l'ecologia. Questo i giovani lo sanno molto bene. Siamo all’ultima spiaggia, lo vediamo con l’ambiente. Tra vent'anni sarà troppo tardi. I giovani sanno che sono l’ultima generazione che può salvare il pianeta, attraverso l'economia.
Professor Bruni, però serve un apporto fondamentale d'Europa? Il presidente Mattarella ha chiesto appunto all’Europa di non chiudersi in se stessa. Lei vede anche attraverso il Pnrr un cambio di passo? Se non altro per come questo meccanismo è stato congegnato?
E’ sicuramente un grande aiuto, non dobbiamo considerarlo in un modo provvidenziale. Cioè in fondo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha un importo pari a 2 anni di gioco d'azzardo in Italia. E’ un aiuto sussidiario, ciò significa che è un aiuto dall'esterno, che se manca la parte nostra non produce buoni frutti e quindi va preso per quello che è: un aiuto. Vale sempre il motto che mi piace molto: solo tu puoi farcela ma non puoi farcela da solo. Cioè, se non ci mettiamo in moto noi italiani, in un modo nuovo, operativo, non rivale, non litigioso, non corrotto e pensiamo che arrivano i soldi dall'Europa e tutto si fa automaticamente, sarà l'ennesima delusione di un popolo che vive molto di illusioni, che arrivi da salvezza da Babbo Natale e non dal nostro lavoro.
Una cosa fondamentale sarà però puntare sulle nuove professioni: digitale e transizione ecologica. Lei vede L'Italia in questo momento pronta?
Meno pronta del Nord Europa, che io frequento per lavoro, cioè il Nord Europa è partito 20 anni fa. Noi stiamo partendo con ritardo. Certo siamo partiti con decisione perché la crisi è arrivata anche da noi. Nessuno può ignorare che è in atto un cambiamento climatico dannoso e quindi la gente si è messa in moto. Se fossimo partiti 20 anni fa, sarebbe stato molto meglio, or stiamo facendo una corsa sfrenata. Meglio tardi che mai, si può dire, però non siamo sicuramente i pionieri o siamo sicuramente a livello del nord Europa.
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