Ripartono i pellegrinaggi Unitalsi: speranza, ascolto e futuro
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Si riparte, ancora una volta. Lo si fa in modo diverso rispetto alla scorsa estate, consapevoli dell'enorme importanza dei vaccini nella battaglia da vincere contro il Covid-19. Il cammino riprende senza essersi in realtà mai interrotto, ma avendo solo cambiato forma. Apprestandosi ora a tornare a quella più abituale. I pellegrinaggi dell'Unitalsi, l'Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali, ripartono dunque in massima sicurezza, come sottolinea nell'intervista a Pope il vicepresidente, Roberto Maurizio.
Speranza e sicurezza
"Ogni pellegrinaggio sarà vissuto in massima sicurezza, nel pieno rispetto delle misure previste per fronteggiare la pandemia", spiega. "Ripartiamo per ora senza i treni, perché implicherebbero una lunga permanenza delle persone a bordo del nostro mezzo di trasporto più noto, ma in futuro - aggiunge - contiamo di tornare a viaggiare anche in questo modo".
Dunque si riparte, con lo sguardo rivolto al futuro. "Questo - prosegue Maurizio - fa parte della nostra natura, il pellegrinaggio per definizione è un qualcosa che non ha mai fine nella vita di ognuno. In questo tempo ci siamo scoperti tutti più fragili, ma nelle nostre fragilità e in quelle delle persone che accompagniamo, la nostra prospettiva è sempre di speranza verso il domani".
Le date
Il primo appuntamento è per lunedì 28 giugno, quando la sezione Romana-Laziale si recherà a Loreto per tre giorni. Sarà doppia invece la durata del pellegrinaggio, sempre della stessa sezione, a Fatima e Santiago (dall'11 al 16 luglio). Poi, pur proseguendo i viaggi in questi Santuari, la gran parte dei pellegrinaggi sarà a Lourdes: una trentina da luglio a settembre ed ancora diverse altre date a partire da ottobre. Numerose le sezioni coinvolte, dalla Toscana alla Triveneta, dalla Pugliese alla Calabrese.
La prossimità
Anche nei mesi in cui le chiusure sono state più stringenti, la vicinanza degli unitalsiani ai malati è stata quotidiana e preziosa. Quella prossimità di cui parla tante volte anche il Papa, la "creatività del bene" a cui Francesco invita a contribuire nelle vite di tutti e ciascuno è realtà per l'Unitalsi. "Siamo stati accanto, in tanti modi, anche con una telefonata, o portando i medicinali ed altri beni di prima necessità a queste persone", spiega il vicepresidente nell'intervista.
L'ascolto
Essere accanto ai malati significa anche e soprattutto saper ascoltare. "Questo è il nostro primo impegno, i nostri volontari conoscono bene sia per formazione che per esperienza diretta quanto sia importante ascoltare le persone", sottolinea Maurizio. Un ascolto che vuol dire mettersi accanto e che permette di comprendere davvero i bisogni del prossimo. Riuscendo, talvolta, ad andare oltre gli ostacoli. "Ci è capitato in questi mesi, ricordo bene una volta in cui sembrava impossibile poter sostenere i disabili di una comunità a causa delle restrizioni imposte dall'emergenza sanitaria legata al coronavirus, ma ci siamo riusciti. Queste pagine, scritte nel quotidiano - conclude - sono dense di significato".
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