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Armi nuclesari (foto d'archivio) Armi nuclesari (foto d'archivio) 

Dal mondo cattolico: l'Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari

Presentato ieri pomeriggio, in conferenza stampa online, il documento firmato da 39 presidenti nazionali di realtà associative cattoliche italiane con cui si chiede con forza a governo e parlamento di dire no alle armi atomiche. Inaccettabile perchè immorale il loro uso, ma anche il loro possesso, aveva denunciato Papa Francesco a Hiroshima nel 2019. Il Trattato è entrato in vigore lo scorso gennaio e l'Italia non è tra i Paesi che l'hanno ratificato

Adriana Masotti - Città del Vaticano

Trentanove presidenti e responsabili nazionali di associazioni, gruppi e movimenti del mondo cattolico italiano, cui hanno fatto seguito diversi direttori di riviste a diffusione nazionale e di importanti realtà locali, hanno firmato il documento contenente un forte appello a governo e parlamento perché l’Italia ratifichi il Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari entrato in vigore lo scorso 22 gennaio 2021 con il raggiungimento della cinquantesima ratifica e diventato così giuridicamente vincolante per tutti i Paesi firmatari.

Una richiesta forte e plurale

Ieri pomeriggio di presentazione del documento, con la partecipazione, tra gli altri, del direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. L’idea di prendere posizione in maniera forte e a più voci sulla questione delle armi era nata da Acli, Azione Cattolica Italiana, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento dei Focolari Italia e Pax Christi che lo scorso 25 aprile avevano poi proposto ad altre realtà associative la sottoscrizione del testo. L’iniziativa si unisce idealmente a quella di Papa Francesco e di diversi vescovi italiani che si sono ufficialmente espressi in questa direzione e all’appello della campagna “Italia ripensaci” che ha visto una forte mobilitazione di sindaci e della società civile nel richiedere al governo e al parlamento italiani la ratifica del Trattato Onu.

Il Trattato e l'Italia

Il “Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari” era stato votato dall’Onu nel luglio 2017 da 122 Paesi, era seguito poi il lungo processo di ratifica. Oggi finalmente rende illegale, negli Stati che l’hanno sottoscritto, l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari. L’Italia non ha ancora né firmato il Trattato in occasione della sua adozione da parte delle Nazioni Unite, né l’ha successivamente ratificato. E' bene ricordare che la Penisola custodisce attualmente ad Aviano (PN) e Ghedi (BS) circa 40 bombe nucleari.

Immorali l'uso e il possesso di queste armi

Tra i primi firmatari del Trattato era stata invece la Santa Sede che ritiene eticamente inaccettabili le armi nucleari in quanto strumenti di distruzione di massa. In occasione della sua visita a Hiroshima, in Giappone, nel novembre 2019, senza mezzi termini: “Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune”. Inoltre aveva dichiarato immorale non solo l’uso delle armi atomiche, ma anche il loro possesso. Per il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio l’appello delle associazioni cattoliche presentato ieri, "ha l’obiettivo di 'stanare' politici e governanti: nel processo che ha portato al Trattato l’Italia si è dileguata - ha affermato-. Nella società italiana c’è un cammino in corso, questa iniziativa mette il Palazzo di fronte ai suoi silenzi". Tarquinio ha affermato che il suo quotidiano continuerà ad accompagnare la campagna per la ratifica del Trattato e quindi a sostenere il documento che, a suo parere, ha la capacità di costruire ancora altre alleanze anche con il mondo laico.

La volontà di metterci la faccia

“La pace non può essere raggiunta attraverso la minaccia dell’annientamento totale - ricordano i firmatari del documento -, bensì attraverso il dialogo e la cooperazione internazionale”. L'appello rivolto alla politica italiana è stato firmato dai presidenti e dai responsabili nazionali delle seguenti sigle:
Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani), Azione Cattolica italiana, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento dei Focolari Italia, Pax Christi, Fraternità di Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’Egidio, Sermig, Gruppo Abele, Libera, Agesci, Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana), Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale), Argomenti 2000, Rondine-Cittadella della Pace, Mcl (Movimento Cristiano Lavoratori), Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, Città dell’Uomo, Amici di Raoul Follerau, Associazione Teologica Italiana, Coordinamento delle Teologhe Italiane, Focsiv (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario),Centro Internazionale Hélder Câmara, Centro Italiano Femminile, Csi (Centro Sportivo Italiano), La Rosa Bianca, Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani), Fondazione Giorgio La Pira, Fondazione Ernesto Balducci, Fondazione Don Primo Mazzolari, Fondazione Don Lorenzo Milani, Comitato per una Civiltà dell’Amore, Movimento Cattolico Mondiale per il Clima, Federazione Stampa Missionaria Italiana, Rete Viandanti, Noi Siamo Chiesa, Beati i Costruttori di Pace, Fraternità francescana frate Jacopa, Comunità Cristiane di Base, Associazione delle Famiglie Italiane.

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27 maggio 2021, 15:28